di Dino Ambrosino
In queste ultime settimane la discussione politica è stata monopolizzata dalle riflessioni sugli abbattimenti subiti da due famiglie dell’isola. Per quanto riguarda il Partito Democratico, abbiamo cercato di contribuire al confronto con sincera collaborazione e con spirito di responsabilità, convinti di dover sottrarre questo problema alle strumentalizzazioni e alle facili valutazioni di parte. C’erano di mezzo i destini di persone in carne ed ossa, ci sono ancora in ballo le esigenze di centinaia di famiglie. Il problema è complesso, così come la soluzione: per questi motivi nel paese ed in Consiglio Comunale non è mancato il nostro sostegno alla proposta venuta (anche se tardivamente) dall’Amministrazione Comunale.
Dando un’occhiata alla stampa e ascoltando i commenti in televisione ci accorgiamo però che diversi esponenti politici della Giunta insistono, come da mesi a questa parte, a voler tirare in ballo la Regione Campania come causa dell’impossibilità di applicazione del terzo condono nella nostra isola.
Riteniamo che quest’argomento sia del tutto infondato e cercheremo di chiarire perché. Prima però consentiteci di dichiarare tutta la nostra indignazione contro chi continua a dire sciocchezze, a millantare scorciatoie, a illudere i cittadini preparandosi alla campagna per le elezioni regionali. Clamorosamente sono i responsabili degli ultimi 15 anni di amministrazione a voler strumentalizzare la situazione e a cercare un capro espiatorio su cui far scaricare la rabbia dei cittadini. Non sono bastate le promesse fatte, poi clamorosamente disattese?
La Corte Costituzionale con sentenza numero 290 del 2009 ha ribadito ancora una volta che in materia di condono edilizio >. In particolare questo verdetto riguarda il ricorso di costituzionalità sollevato dal Governo Italiano contro una legge delle Regione Marche.
La Regione Marche con la legge 27 maggio 2008 n. 11 decideva di vietare il condono delle opere abusive solo qualora i vincoli di cui all’art. 33 della legge n. 47 del 1985 ed all’art. 32, comma 27, lettera d), del decreto-legge n. 269 del 2003 comportassero inedificabilità assoluta.
Ciò sta a significare che la Regione Marche ha cercato di estendere l’applicazione del terzo condono anche a comuni con vincolo paesistico non assoluto come il caso di Procida.
A questo punto per fare chiarezza è utile riportare ampi stralci del testo del ricorso che il Governo Berlusconi ha proposto contro questa legge regionale davanti alla Corte Costituzionale.
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Tutto ciò chiarisce che, al di là della pronuncia della Corte Costituzionale, è lo stesso Governo Berlusconi a rivendicare le proprie scelte di limitare il terzo condono per non compromettere >. Ciò sta a significare che i primi due condoni edilizi sono stati misure di tipo eccezionale non ripetibili all’infinito, e che già il terzo aveva un carattere molto attenuato. Una posizione comunque ipocrita alla luce del fatto che il Governo non ha respinto le oblazioni pagate tra il 2003 ed il 2004 dai cittadini residenti nei comuni con vincolo paesistico! Il Governo ed i Comuni hanno incassato le somme dovute per la richiesta di sanatoria ed ora respingono le istanze di condono perché la legge non può essere applicata.
E l’Amministrazione di Procida cosa fa? Invece di ottenere chiarezza e coerenza dalla propria parte politica, cerca di strumentalizzare la situazione e di addossare le responsabilità sul Governatore Bassolino, in merito ad un problema che a detta di tutti gli organismi istituzionali è di competenza del Parlamento. Per un pugno di voti si camuffa la realtà e si fa credere che con una amministrazione regionale di segno diverso la situazione si potrebbe risolvere. Salvo poi alzare le mani di fronte all’ennesima demolizione, proprio come farebbe un qualsiasi Commissario Prefettizio.