«Né sconti né punizioni, far pagare tutti è questione di giustizia e poi di miglioramento del servizio di gestione delle condotte». Giovanni Marati, direttore generale Gori, comincia con una dichiarazione di principio. Vuol dire che i venti milioni che entreranno nelle casse della Gori saranno poi reinvestiti? «È per legge che tutti i costi di gestione e di investimento nell’Ato vanno coperti con le tariffe. Se c’è chi non paga le tariffe aumentano di conseguenza e vuo dire tanti saranno costretti a pagare di più pur essendo in regola. Dunque, un danno. Chi gestisce deve perseguire i morosi.
Questa è la seconda campagna che avviamo». L’anno scorso quanto è stato recuperato dalle morosità? «Sei milioni. Una bella cifra, il 60 per cento delle morosità individuate nel 2008. Ma ora con una campagna molto più capillare puntiamo a raggiungere i 20 milioni, e abbiamo gli strumenti adatti. Ci siamo affidati alla società Areariscossioni spa, autorizzata dal ministero delle Finanze, e che agisce per nome e per conto della nostra azienda. Niente paura, dunque, se nei prossimi giorni la lettera di diffida e di messa in mora arriverà con una firma che non è quella della Gori».
Quante lettere di messa in mora sono state preparate? «Abbiamo monitorato finora 80mila utenze morose (comprese storiche e quelle con due o tre bollette arretrate) su 500mila contratti di erogazione, vale a dire il 16 per cento del totale. Chi non paga crede di poter consumare l’acqua e di sprecarla impunemente: questo è inaccettabile. Il nostro è un incitamento a far sì che anche i più riottosi si convincano che pagare il servizio idrico integrato, e non dunque l’acqua, è un dovere. Ci aspettiamo la massima collaborazione non solo degli utenti ma anche dei rappresentanti delle forze politiche locali, che ben conoscono le difficoltà di gestione della rete». f.v.
fonte ilmattino.it