CASO DERIVATI, BANCHE SOTTO SEQUESTRO

Riporto un articolo del corriere, finalmente dopo tanto parlarne in rete se ne parla anche sui media di regime. Mi limito a constatare come il governo per difendere l’operato dei sui sindaci dichiari parte lesa il comune, quando fino a ieri (e anche oggi) non si sia fatto scrupolo di dare soldi dei contribuenti alle banche, cioè quei soggetti che hanno creato o aderito al giochino dei derivati. La mia domanda è visto che il comune è parte lesa non lo è anche il cittadino? Perchè il cittadino deve dare soldi alle banche quando le banche di fatto hanno contribuito a creare questo buco ovviamente per interessi propri? In questo articolo si parla solo di banche straniere, ma le banche italiane? Siamo sicuri che non abbiano colpe in merito?
In tutto questo cosa farà il Comune Procida che con i debiti alle stelle ha avuto la brillante idea – non ci facciamo mancare mai nulla – di investire in derivati con BNL per 6 milioni di euro?

Sigilli a sedi, quote e conti dopo il «buco» al Comune di Milano

MILANO — Fossero dotati di humour, adesso in Procura potrebbero parodiare una delle proverbiali intercettazioni cap­tate anni fa in tutt’altre indagi­ni economiche: «Abbiamo una banca!». Perché da ieri, in sen­so quasi letterale, la Procura di Milano ha davvero una banca (il 25% della spa italiana della tedesca Deutsche Bank), e an­che la sede di una banca (quel­la dell’americana Jp Morgan nel Palazzo Hoepli), e cespiti di una banca (conti per 8 milioni nella tedesca Depfa Bank, altre attività nella svizzera Ubs). Tut­ti beni che il giudice Giuseppe Vanore ha autorizzato il pm Al­fredo Robledo a sequestrare, per la prima volta in Italia, fino a un tetto di 92 milioni di euro per Jp Morgan e Depfa Bank, di 84 per Deutsche Bank, di 75 per Ubs: istituti indagati per truffa aggravata ai danni del Co­mune di Milano nella rinegozia­zione del debito di Palazzo Ma­rino con prodotti finanziari «derivati», cioè contratti per ge­stire il rischio di tasso d’interes­se.

Il sequestro preventivo, che raccoglie il lavoro del Nucleo di polizia tributaria della Gdf, poggia su una novità che, se reggerà al Tribunale del Riesa­me, potrebbe essere replicata in tutta Italia indipendente­mente dall’aleatorio andamen­to del mercato di questi prodot­ti finanziari piazzati a iosa dalle banche (per 35 miliardi di eu­ro) a 18 Regioni, 44 Province e 447 Comuni, con passività per lo Stato in 2 miliardi. L’idea di fondo, infatti, è che il primo raggiro delle banche al Comu­ne sia avvenuto quando, nella veste di consulenti, avrebbero violato la legge 448 del 2001 che subordina queste operazio­ni alla riduzione del valore fi­nanziario delle passività totali a carico dell’ente: al contrario, le banche avrebbero rinegozia­to il debito tacendo l’esistenza di un «derivato» stipulato dal Comune nel 2002 con Unicredi­to, che non poteva essere igno­rato perché onerosamente col­legato a mutui rinegoziati.

A ruota, le banche avrebbero praticato un secondo raggiro, stavolta nella struttura scelta per ammortare il debito del Co­mune sia nel 2005 (giunta Al­bertini) sia nel contratto dell’ot­tobre 2007 (già sotto la giunta Moratti). La regola è che, quan­do due parti stipulano un con­tratto derivato, devono essere nelle medesime condizioni e dunque il valore delle presta­zioni deve essere pari a zero; se così non è, chi è in vantaggio deve ricostituire in partenza l’equilibrio dando a chi è in svantaggio un pagamento pari alla differenza. Invece, nel rap­porto banche-Comune la strut­tura del contratto — secondo quanto calcolato dal consulen­te del pm, Gianluca Fusai — de­terminava già in partenza uno squilibrio tra i due contraenti, e cioè 52 milioni di euro di per­dita finanziaria a carico del Co­mune, dovuta a condizioni con­trattuali che avvantaggiavano già in partenza le banche: esat­tamente il contrario del vantag­gio di 55 milioni di euro che le banche rappresentavano inve­ce al Comune. E qui c’è la base del sequestro: la Procura assu­me infatti che questa perdita del Comune costituisca di per sé e subito un profitto per le banche talmente concreto e at­tuale che gli istituti lo iscrivo­no a bilancio come valore effet­tivo, lo possono vendere e com­prare, lo pongono a base di mu­tui.

Alle banche è addebitato un terzo raggiro: aver violato i doveri di correttezza imposti lo­ro proprio dalla legge inglese «Fsa» che esse avevano voluto regolasse i contratti con il Co­mune, e in particolare aver ma­novrato per spingerlo a rinun­ciare (senza che se ne avvedes­se) a tutta una serie di preziose protezioni contrattuali di cui avrebbe in teoria dovuto e po­tuto godere nella sua veste di ente pubblico territoriale.

Il Comune è parte lesa, ma le 4 banche e i loro 12 manager già da mesi sotto inchiesta so­no indagati in concorso con due ex manager comunali: il di­rettore generale nell’era Alberti­ni, Giorgio Porta, al quale sono sequestrate (fino a teorici 81 milioni) una casa a Milano e una a Courmayeur, e l’allora componente della Commissio­ne tecnica Mauro Mauri, che ve­de sotto sigilli (per teorici 52 milioni) la sua quota di una ca­sa in Lomellina.

Fonte articolo

http://informazionesenzafiltro.blogspot.com/2009/04/caso-derivati-banche-sotto-sequestro.html

Potrebbe interessarti

consiglio comunale convocazione e1429775612656

Pubblicato nella radio del Procidano il Consiglio Comunale del 30 aprile 2014

In questo Consiglio: Esame ed approvazione del rendiconto finanziario 2013; Modifiche ed integrazioni Regolamento Consiglio …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *