Cosa nostra e cose loro, una lettera da Palermo

da  il Fatto quotidiano – La verità sugli arresti dei boss Gianni Nicchi e Gaetano Fidanzati è semplice. Le nostre forze di polizia e la nostra magistratura continuano a lavorare e a produrre risultati nonostante i tagli ai finanziamenti per la sicurezza per centinaia di milioni di euro. Ogni giorno in strada ci sono ragazzi e ragazze che lavorano per 10, 12 ore sapendo che nessuno pagherà loro gli straordinari o rimborserà la benzina.

Il foglio di servizio della scorta di Falcone: con il giudice morirono la moglie e i tre agenti Schifani, Di Cillo e Montinaro.

Ogni giorno nelle Questure e nelle caserme c’è gente che si porta da casa computer, toner o carta per fotocopiatrici , perché i soldi per nuovi materiali non ci sono più. E tutto questo avviene mentre la classe politica ha il coraggio di rivendicare come propri i successi nella cattura dei latitanti. Non è un bello spettacolo. Soprattutto perché in strada polizia, carabinieri e finanzieri rischiano la vita. Per questo l’Antefatto, assieme ai nostri articoli sui retroscena del doppio colpo a Cosa Nostra, pubblica integralmente questa lettera aperta scritta dall’assistente capo della polizia Antonello Marini. Leggetela con attenzione.

Lettera di Antonello Marini (pdf 225kb)

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