Don Luigi Ciotti – I beni della mafia sono cosa nostra

da Beppegrillo.it – I beni confiscati alla mafia e non utilizzati potranno essere messi all’asta (indovinate chi ha i soldi per comprarli attraverso dei prestanomi?). Lo prevede una legge proposta da questo governo. Il miglior governo antimafia degli ultimi 150 anni, con l’antimafioso Alfano come ministro della Giustizia. Il governo antimafioso dello Scudo Fiscale che permette il rientro dei capitali mafiosi. Se ci pensate ha un senso. Il capitale mafioso rientra in Italia per comprare i beni mafiosi confiscati. Tutto torna. Don Ciotti ci spiega le conseguenze dell’ennesima legge “ad mafiam“.

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Intervista a don Luigi Ciotti:

No ai beni all’asta

“È bene ricordare che, nel 1995, Libera, che ha un coordinamento ormai di oltre 1.500 grandi associazioni, che coinvolge oggi oltre 4.300 scuole, il 70% delle università italiane e quindi è una realtà di grande trasversalità, nord, sud e centro, che oggi è presente in 30 Nazioni diverse, perché c’è una globalizzazione del crimine delle mafie, ne abbiamo il globalizzato il ruolo e la società civile è responsabile. Ebbene, nel 1995, quando eravamo all’inizio del nostro cammino, avevamo raccolto 1 milione di firme, oltre 1 milione di firme per chiedere una legge per confiscare i beni, pensando a quelli che erano stati l’espressione e l’impegno di Pio La Torre nell’82, ma con l’aggiunta di una legge più efficace e più efficiente, confisca di beni mafiosi e l’utilizzo sociale di questi beni. Questa legge ha portato a oltre 9.000 beni immobili confiscati, per una parte consegnati e per una parte utilizzati. Libera ha promosso, sui beni confiscati di tipo agricolo, per esempio, con bando pubblico delle cooperative di lavoro di giovani, di giovani del territorio, in gran parte e oggi è possibile, nei supermercati, nelle botteghe del mercato ecosolidale, comprare prodotti quali pasta, olio, vino, ceci, passata di pomodoro che sono frutto di lavoro vero di queste cooperative, che ci sono dal Lazio alla Campania, alla Puglia, alla Sicilia, alla Calabria, ma anche qui nel nord, in particolare nel Piemonte. E’ una grande scommessa, una grande proposta, un grande segno con un grande valore che, da bene esclusivo dei mafiosi, diventa un bene condiviso e, soprattutto, la restituzione dell’uso sociale alla collettività. Ora, improvvisamente, è stato fatto un emendamento al Senato che dice che i beni confiscati, quelli non utilizzati possono essere venduti e possono andare all’asta: ci siamo alzati a gridare “no, assolutamente no, questa non può diventare una regola!”, possono esserci delle eccezioni particolari, ma sono solo delle eccezioni in casi estremi e deve decidere qualcuno di autorità superiore e condivisa con altri, perché altrimenti questi beni ritornerebbero a essere in mano alle organizzazioni criminali mafiose. Ci hanno garantito che saranno i Prefetti a valutare, che saranno le forze di Polizia, che si stanno cercando 50 meccanismi per creare .. è difficile che i prestanome possano entrare in possesso a nome dei mafiosi, ma sappiamo, perché è un fatto storico, della capacità della criminalità e delle mafie di inventarsi di tutto, soprattutto per impedire che altri possano accedere a quello che è stato e è il loro segno di potere, di forza, di controllo, di presenze sul territorio. Ecco allora il nostro no alla vendita di questi beni, ma c’è un’altra domanda.

Si faccia ordine sulle confische

Quali sono questi beni non utilizzati e allora si scopre che il 36% di questi beni è sotto ipoteca bancaria, per cui le banche rivendicano quei mutui, quel denaro che hanno prestato, il 36% di questi beni è sotto ipoteca bancaria: lo ripeto, 36%. Circa un 30% di questi beni è occupato dagli stessi mafiosi o da faccendieri, amici, prestanome e, una parte, è di quote divise con altri. Per cui chiediamo, se c’è un emendamento da fare, è quello per creare le condizioni per sbloccare questi beni inutilizzati, impediti a essere utilizzati, togliendo questi ostacoli e questo deve essere fatto. L’altra cosa molto importante, che da tempo chiediamo, è che bisogna fare ordine rispetto alla confisca dei beni, perché dopo quella legge, dopo quel milione di firme in Italia sono nate altre leggi nel grande silenzio del Paese, che dicono che si possono già vendere i beni, per cui i beni immobili possono essere già venduti oggi, perché dopo la legge 106 /96 altre leggi hanno detto che, per recuperare i soldi, in ragione anche della lotta all’usura e per dare un sostegno doveroso e necessario alle vittime, ai familiari delle vittime etc., si poteva prelevare dalla vendita di alcuni beni. Siamo perché in ogni caso ci sia una priorità assoluta di investimento di denaro per i familiari delle vittime di mafia, per i progetti per i testimoni di giustizia, che possono essere presi dai beni immobili, dal denaro liquido che viene confiscato alla criminalità e alle mafie con priorità assoluta. Ma attenzione, perché ci sono già altre leggi che permettono tutto questo e allora chiediamo, questo sì, un Testo Unico che rimetta ordine a tutti i tipi di confische; chiediamo all’Agenzia Nazionale di beni confiscati, per governare tutto questo percorso, sequestro, confisca e destinazione, e l’Agenzia. Bisogna che la gente non dimentichi che, nella passata legislatura, la Commissione Antimafia, con voto unanime di tutte le forze politiche, l’aveva chiesta e il Clel aveva fatto la stessa richiesta, per cui è importante che la politica e che il governo tengano conto di queste voci, di queste esperienze, di questi contributi.

Un norma europea per le confische

E sarebbe anche importante che quell’articolo 4 della Costituzione, che invita i cittadini e le associazioni a portare il loro contributo nell’interesse del bene comune del Paese, e lo dice sia rispetto ai beni materiali che spirituali, vuole dire la partecipazione, perché la democrazia è partecipazione e non è che a tavolo qualcuno decida: sarebbe un male non tenere conto di questi percorsi, di questi contributi e di queste esperienze e soprattutto tenere conto del fatto che i mafiosi fanno festa a pensare che, innanzitutto, non permetteranno a altri di prendere i loro beni, faranno di tutto per impedire tutto questo e, se potranno, cercheranno di prenderseli nuovamente loro; tant’è vero che già oggi c’è per esempio Greco, il grande boss detto “ Il Papa” in Provincia di Palermo, lui è in carcere, però i suoi legali è da lungo tempo che insistono per poter chiedere che i suoi beni vengano venduti, è il boss di mafia che dice “vendete i miei beni”, perché così lui sa come tornarne in possesso, perché di liquidità ce ne è tanta, oggi più che mai, perché anche lo scudo fiscale, fatto per garantire qualcuno, ha permesso certamente anche giochi criminali e ai prestanomi dei giochi criminali di riportare a casa tanto denaro arrivato là in modo sporco, ma ritorna con grande liquidità in modo pulito nel nostro Paese. Allora il no è un no chiaro, categorico, è un no di chi ha una dimensione etica, sociale, culturale e politica e è per questo che chiediamo veramente un’attenzione. È importante anche non dimenticarci dell’articolo 322 del Codice Penale, che parla della corruzione e allora, proprio rispetto alla corruzione, nella Legge Finanziaria 2006 c’è stato un provvedimento che parla di confisca di beni corrotti e abbiamo aggiunto l’uso sociale di questi beni, di questo non ne sappiamo nulla. Secondo, ben venga il bene, che è un aspetto positivo, bene il fondo unico giustizia, istituito con decreto legge nel giugno del 2008, dove lì convergono tutti questi denari di confisca di beni mobili, di denari liquidi, sono somme di liquidità, ben venga, è da lì che si deve attingere il denaro per poter sostenere quei progetti per le forze di Polizia e per la magistratura, ripeto, in primo luogo per i testimoni e per i familiari delle vittime di mafia. Ma c’è di più: Libera ha lavorato, in questi ultimi due anni, proprio con il Parlamento europeo affinché ci fosse una confisca a livello europeo. E’ stato fatto un percorso, abbiamo visto i commissari della giustizia, prima Frattini e poi Barò, farsene carico, abbiamo visto l’ex Presidente dell’Assemblea Potterin farsene carico e fa piacere che il 7 maggio del 2009 il Parlamento europeo a Bruxelles abbia approvato a larga maggioranza un testo che parla di destinazione dei beni dei mafiosi a scopo sociale. Sono primi passi, che devono ancora essere elaborati, approfonditi e poi saranno le Commissioni Consiliari a dover fare forza con delle direttive attente e precise sui vari governi, ma mentre siamo riusciti, con il contributo certamente di tanta gente, a stimolare l’Europa alla confisca e all’uso sociale, l’Italia rischia di fare dei passi indietro soprattutto sul piano culturale, sul piano dei segnali, sul piano dei principi, perché non bisogna creare messaggi ambigui rispetto alle mafie. Ecco che allora è importante la raccolta di firme: è un piccolo segno, ma è un segno importante dei cittadini che dicono che non ci stanno a queste scorciatoie, a queste semplificazioni. Grazie a voi raccogliamo tante firme, facciamo ancora una volta sentire, ognuno per come è capace, andate sul sito di Libera, che adesso sta scorrendo nel sottotitolo, proprio per dire: “portiamo anche noi un segnale chiaro e forte al Paese che non ci siamo e che vogliamo che tutti questi beni ritornino a essere della collettività”. Vorrei dire che questi beni non possono essere Cosa Loro, ma devono essere veramente Cosa Nostra, cosa di tutti noi.”

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