ROMA – «L’Italia di oggi non è più l’Italia di ieri. Con l’Italia di oggi c’è pace, collaborazione e amicizia». Le dichiarazioni di fratellanza si sprecano nella prima visita ufficiale in Italia di Muammar Gheddafi. Il leader libico è stato accolto a Ciampino da Silvio Berlusconi (che in un primo tempo aveva dato forfait causa torcicollo) e dal picchetto d’onore. Sulla pista dello scalo militare, blindato per l’occasione, i due si sono scambiati un caloroso abbraccio. Gheddafi è accompagnato da una folta delegazione, comprese le “amazzoni”, la celebre guardia del corpo tutta al femminile con baschi rossi e divise militari. Occhiali neri, cappello e alta uniforme, il colonnello non passa inosservato. In particolare le attenzioni (e le polemiche) si sono concentrate su una foto appuntata sulla divisa: ritrae un eroe della resistenza libica contro gli italiani, Omar Al Muktar, noto come il “leone del deserto”. Non solo: l’ultimo discendente di Al Muktar, ormai ottantenne, è sbucato dall’aereo subito dopo il leader libico.
GHEDDAFI AL COLLE – «Si è chiusa una lunga pagina dolorosa. Siamo contenti di averla qui» ha esordito il Cavaliere, illustrando poi al colonnello la fitta agenda degli appuntamenti per i tre giorni nella Capitale. Quindi Gheddafi ha raggiunto il Quirinale per la colazione con Napolitano. «Non guardiamo al valore materiale degli indennizzi – ha detto al termine dei colloquio con il presidente della Repubblica, durato 35 minuti – perché per quello che l’Italia coloniale ha commesso contro il popolo libico non ci sarebbe alcun controvalore. Ma il Trattato di Amicizia (siglato a Bengasi il 30 agosto, ndr) è comunque un segnale che l’Italia condanna il colonialismo, si scusa per quello che è avvenuto, ed è questo che mi ha permesso di poter venire oggi qui».
«PAROLE RESPONSABILI» – Anche Napolitano ha sottolineato che la visita di Gheddafi può «contribuire a dare il via a una nuova fase di relazioni fra i due Paesi»: «Sulle questioni africane ho ascoltato da Gheddafi parole di grande moderazione e responsabilità – ha detto -. Occorre uno sforzo congiunto Italia-Libia in particolare per la Somalia. L’obiettivo di rendere il Mediterraneo un’area di pace, stabilità e benessere è altrettanto condiviso» ha concluso, facendo esplicito riferimento alla necessità di «riconoscere le ragioni palestinesi e israeliane secondo la formula di due popoli, due Stati».
SAGGEZZA – Dopo il colloquio con Berlusconi a Palazzo Chigi e la firma degli accordi tra i due governi, Gheddafi ha tenuto con il presidente del Consiglio una conferenza stampa: «Riconosco nel leader libico una profonda saggezza», ha detto il premier, sottolineando di essere legato al colonnello da «vera e profonda amicizia» coltivata in questi ultimi quindici anni. «Questa visita – ha proseguito – sancisce il definitivo cambiamento dei rapporti tra Italia e Libia. In passato, infatti, questi rapporti sono stati molto difficili a causa dell’eredità coloniale che ha creato un sentimento di dolore nel popolo libico». Dal canto suo, Gheddafi ha ribadito che «l’Italia ha chiesto scusa». «Berlusconi – ha affermato – è un uomo di ferro, che con determinazione e coraggio» ha preso la «decisione storica di chiedere scusa» al popolo libico per i danni del colonialismo e quindi di «risarcirlo». «Un’era è chiusa – ha detto Gheddafi – non nego che i Governi precedenti non abbiano tentato, ma hanno fallito. Il trattato è stato firmato da Berlusconi». Gheddafi ha affrontato anche il tema del terrorismo: «Dobbiamo pensare alle ragioni che hanno portato a questo fenomeno – ha detto – e non solo agli effetti. Dobbiamo tornare indietro e capire le ragioni, capire perché c’è questo fenomeno».
Un manifesto contro Gheddafi (Ansa) |
NESSUN DISCORSO IN SENATO – Ma nonostante le parole di moderazione del leader libico la contestazione da parte dell’opposizione ha impedito che Gheddafi giovedì pronunci il suo discorso al Senato. Il suo intervento si terrà invece a Palazzo Giustiniani. Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo del Senato. «È uscito dalla riunione il nostro presidente Belisario – spiega – e ha detto ’vittoria!’. Hanno deciso di spostare Gheddafi» ha dichiarato il senatore dell’Idv Stefano Pedica. Dura la replica di Berlusconi: «Giudico grave la posizione dell’opposizione sul discorso di Gheddafi al Senato. È una opposizione che si contraddice, se pensiamo a quanto fece D’Alema nei rapporti con la Libia».
LA POLEMICA – I senatori Idv, radicali e Pd avevano infatti sollecitato una nuova Conferenza dei capigruppo proprio per rivedere la decisione di aprire l’Aula al leader libico. Il segretario del Partito democratico, Dario Franceschini aveva precisato che «il gruppo non ha deciso di disertare l’aula, ma ha chiesto al presidente del Senato di ospitare Gheddafi al Senato in un luogo diverso. Siamo in attesa della risposta». L’Udc invece aveva deciso di disertare l’aula: il presidente dei senatori Gianpiero D’Alia spiegava di non condividere «la decisione di prestare un ramo del Parlamento a fare da prestigioso megafono a un leader autoritario che non rispetta i diritti umani e civili. La nostra assenza, senza iniziative plateali che non ci competono, vuole essere un atto di rispetto verso il Parlamento italiano e i valori che rappresenta».
Dalla maggioranza replicava il capogruppo del Pdl al Senato Gasparri che spiegava le ragioni della volontà della maggioranza di far tenere in Senato il discorso del leader libico: «È stata una decisione condivisa. Martedì la conferenza dei capigruppo, con la condivisione di tutti i gruppi tranne l’Idv, ha appoggiato questa tesi. Gheddafi parla in quanto leader dell’organizzazione dell’unità africana e non in una seduta del Senato, bensì dell’aula, dove sono state ospitate numerose manifestazioni di vario genere».