Il 25 settembre è stato l'Earth Overshoot day

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Il 25 settembre è stato il giorno dell’Earth Overshoot day: il giorno in cui il nostro consumo di risorse naturali sorpassa la produzione naturale annua della Terra.

Sappiamo tutti che la natura non fa crediti a nessuno, nonostante ciò il 25 settembre l’umanità avrà utilizzato tutti i servizi ecologici – dalla depurazione del CO2 alla produzione delle risorse alimentari – che la natura può procurarci in un anno, secondo i dati del Global Footprint Network, una associazione di ricerca che misura quante risorse naturali abbiamo, quante ne usiamo e chi le usa.

Come ogni altro Paese, azienda o famiglia, la natura ha un bilancio annuale: ogni anno produce un certo quantitativo di beni ed è in grado di smaltire un certo quantitativo di rifiuti. Il problema è che la richiesta di risorse e servizi da parte dell’umanità eccede le capacità della Terra, una condizione definita di sovraconsumo (Overshoot),

Ad oggi – secondo il Global Footprint Network – noi impieghiamo meno di 10 mesi per consumare il quantitativo di risorse che la natura genera in 12 mesi.

“Il cambiamento climatico è il risultato più drastico di questa continuo dilapidare le risorse della natura”, dice il prof. Mathis Wackernagel, presidente del Global Footprint Network. “Ma non è l’unico: la perdita della biodiversità, la deforestazione, la diminuzione del pescato, l’erosione del suolo, la carenza di acqua potabile sono tutti sintomi del fatto che la natura sta esaurendo il credito a nostra disposizione”.

In un paese densamente popolato come l’Italia – dice Roberto Brambilla del Gruppo impronta di Rete Lilliput – l’impronta ecologica fa capire quanto sia importante rilanciare una agricoltura a basso impatto grazie alle filiere corte e ai metodi biologici e quanto sia urgente incentivare il risparmio energetico, il riciclaggio dei rifiuti e l’uso delle energie rinnovabili per far diminuire la dipendenza dall’energia fossile inquinante e in via di esaurimento. Tutte iniziative che si tradurrebbero in enormi risparmi per le famiglie italiane.

La Recessione Globale rallenta poco la “richiesta ecologica”

L’Earth Overshoot day cade esattamente 80 giorni prima che i leader si incontrino a Copenhagen per affrontare la conseguenza principale del nostro sovraconsumo ambientale. La nostra impronta rispetto al carbonio (la quantità di terreno e di mare che ci vuole per assorbire tutta la CO2 che produciamo come calcolata dal Global Footprint Network) è aumentata del 1000% dal 1961. Le emissioni di CO2 ammontano a più della metà del nostro sovraconsumo di natura. Stiamo immettendo oggi molto più CO2 di quanto l’ecosistema Terra possa neutralizzare e quindi esso si sta accumulando nell’atmosfera generando il cambiamento climatico.

A causa della recessione economica globale, secondo i calcoli del Global Footprint Network, raggiungeremo questa infausta “pietra miliare” con due giorni di ritardo rispetto allo scorso anno; nel passato l’Earth Overshoot dayha anticipato ogni anno di 4-6 giorni.

“Il punto è che anche in questa dolorosa situazione economica mondiale, siamo ancora fuori budget nel nostra utilizzazione dei beni e servizi della natura” ha detto Mathis Wackernagel.

“La sfida è di ridurre questo sovraconsumo sia in tempi di crisi che in quelli di prosperità: dobbiamo trovare un modo di mantenere economie prospere nonché il benessere dell’uomo ma in un modo che non dipenda dalla distruzione delle risorse e dall’accumulo di CO2”.

Come viene calcolato l’Earth Overshoot day

Ogni anno, il Global Footprint Network calcola l’Impronta Ecologica dell’umanità (ovvero la sua necessità di campi, pascoli, foreste, aree di pesca e spazio per infrastrutture e per assorbire CO2), e la confronta con la biocapacità globale (ovvero la capacità degli ecosistemi appena citati di produrre risorse e assorbire rifiuti).

L’Earth Overshoot day è un concetto ideato dalla fondazione inglese “nef” new economic foundation, e viene calcolato sui dati del 2005 (l’anno più recente in cui sono disponibili i dati) e su proiezioni basate su tassi storici di crescita della popolazione e dei consumi.

Passare all’azione
L’intervento per tenere a freno la produzione di CO2 da attuare a Copenhagen, come quello da parte di singole città, nazioni e organizzazioni, è di sviluppare una maggiore efficienza nell’uso delle risorse, perché ciò sarà decisivo nel bilanciare il nostro budget naturale. Minimizzare la dipendenza dalle fonti energetiche fossili in favore di forme di energia più pulite e meno dissipatrici di risorse è uno dei passi più importanti verso questo obiettivo. Un altro è incoraggiare la costruzione di infrastrutture più efficienti. Le strade, gli impianti per la produzione di energia, le abitazioni, gli acquedotti e le scelte urbanistiche che oggi compiamo possono durare anche 50 o 100 anni: cattive scelte possono legarci per decenni ad un consumo di risorse rischioso sia da un punto di vista ecologico che economico.

Il Global Footprint Network e i suoi partners internazionali sono concentrati sulla soluzione di questo problema, lavorando con i leader dei governi e delle aziende affinché nei processi decisionali tengano nella massima considerazione i limiti ecologici.

Per un elenco delle iniziative per il L’Earth Overshoot day vedi www.footprintnetwork.org.

Grazie ad un forte impegno internazionale per scongiurare queste dinamiche, l’Earth Overshoot Day potrebbe diventare storia e non più una notizia.

Gruppo impronta ecologica della Rete di Lilliput

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Il WWF, nel giorno dell’Overshoot, propone 12 mosse sulla scacchiera del traffico automobilistico privato per ridurre, nell’immediato futuro, del 25/30% le emissioni di CO2 in atmosfera, contribuendo in modo sostanziale e concreto alla lotta ai cambiamenti climatici in atto.

Il WWF Italia, nell’ambito della campagna Generazione Clima e con la collaborazione del Gruppo Allianz, ha realizzato il dossier Potenziale delle misure di riduzione del gas-serra nel sistema de trasporti italiano, calcolando per la prima volta la quantità di CO2 che verrebbe abbattuta per ciascuno degli interventi proposti per ridurre l’impatto del traffico privato su gomma. Elaborato per il WWF dalla società di ricerca Polinomia, il Dossier è stato inviato ai Ministri dei Trasporti e delle Infrastrutture e dell’Ambiente.

Il nuovo studio dimostra che è praticabile e realistica l’inversione di tendenza al continuo aumento delle emissioni di CO2 del settore dei trasporti nel nostro paese, che oggi rappresentano una quota pari al 28% del totale delle emissioni di gas serra (133 milioni di tonnellate/anno), a cui contribuisce in maniera determinante il trasporto su gomma (con 123 mln di t/a, pari al 92% delle emissioni del comparto dei trasporti).

Ma le azioni praticabili e immediatamente attuabili ci sono e il WWF Italia suggerisce alle Istituzioni la linea di intervento in 12 punti, da perseguire subito:

Misure tecnologiche
Consistono in modifiche dei motori e/o delle dimensioni dei veicoli (downsizing delle autovetture circolanti), anche con l’obiettivo di una maggiore coerenza fra le loro prestazioni e le condizioni d’uso reali.

  1. Auto più piccole = – 1,5 mln di t/a di CO2
    Riorientare gradualmente il mercato verso veicoli di medio-piccola cilindrata (implicito nel target europeo di auto che emettano 140 g di CO2/vkm), che presentano consumi energetici unitari e quindi minori coefficienti di emissione di Co2
  2. Auto ibride = – 2,4 mln di t/a di CO2
    Adottare misure di sostegno mirate per i veicoli ibridi, che tengano conto più che le prestazioni teoriche dei veicoli, le performance effettivamente conseguite in contesti d’uso reale.

Misure di riorganizzazione dell’offerta di trasporto
Misure che includono il sostegno attivo alla mobilità non motorizzata (pedoni e ciclisti), una complessiva ristrutturazione del sistema di trasporto pubblico (da potenziare e rendere più aderente alle esigenze di mobilità dei cittadini), l’introduzione di incentivi per il trasferimento modale delle merci (da strada a ferrovia e navigazione marittima) e lo sviluppo di servizi di city logistik, l’introduzione di limiti di velocità più stringenti in autostrada, ma anche potenziamenti mirati della rete stradale, rivolti soprattutto a ridurre la congestione dei grandi nodi metropolitani;

  1. Più spostamenti in bicicletta = – 2,7 mln di t/a di CO2
    Oltre metà degli spostamenti della popolazione residente nel Nord Italia (la parte più dinamica del nostro Paese) si sviluppa entro i 10 km. Se solo il 30% di tale componente fosse messa nella condizione di scegliere la bicicletta si otterrebbe un – 2,7 mln di t/a di CO2 su scala nazionale.
  2. Più viaggi in treno, bus e tram = – 2,4/3,5 mln di t/a di CO2
    Migliorare l’offerta di trasporto pubblico attraverso l’integrazione delle reti, degli orari, delle tariffe che consentano un trasferimento dall’auto alla ferrovia del 10% della mobilità al 2020, con un risparmio delle emissioni dell’ordine di 2,4 – 3,5 mln di t/a;
  3. Più trasporti in nave = – 300 mila/900 mila t/a di CO2
    Favorire il trasferimento modale del trasporti delle merci, che ha subito un forte incremento legato alla globalizzazione dei mercati, puntando con maggiore decisione sulla navigazione marittima, con un potenziale risparmio di 300 mila/900 mila t/a di CO2;
  4. Rete stradale intelligente = – 90 mln di t/a di CO2
    Potenziare la rete stradale tenendo contro del rapporto tra la localizzazione funzionale delle singole attività economiche e civili (centri commerciali, zone artigianali, industriali ecc.) e le esigenze di mobilità, ottenendo così un risparmio di 90 mln di t/a e comunque un incremento non superiore ai 30 mln di t/a;
  5. Chi va piano… va lontano = – 1 mln di t/a di CO2
    Adottare una riduzione dei limiti di velocità in autostrada in modo da contenere i consumi energetici, l’inquinamento atmosferico e l’incidentalità, nell’ambito di politiche che puntino alla gestione e alla riorganizzazione della rete autostradale e stradale esistente piuttosto che alla costruzione di nuove autostrade, passando dal limite di velocità 130 km/h a 110 km/h. misura che produrrebbe un risparmio di CO2 di 1 mln di t/a;
  6. City logistik = – 1,5 mln di t/a di CO2
    Sostenere politiche innovative per la riorganizzazione della distribuzione delle merci su scala urbana migliorando l’efficienza, anche energetica, del sistema dei trasporti, e perseguendo l’innalzamento del coefficiente medio di carico dei veicoli industriali del 3% in modo da ottenere su scala nazionale un risparmio di CO2 di 1,5 mln di t/a

Misure di governo della domanda di mobilità
Sono le misure sviluppate nel campo della tariffazione del trasporto stradale (ad esempio mediante premi assicurativi pagati a chilometro percorso anziché a forfait), dell’ottimizzazione dei flussi di merci (limitando gli spostamenti “inutili”) e coordinando gli investimenti infrastrutturali alle trasformazioni urbane, anche mediante “patti territoriali” collegati alla realizzazione e/o alla gestione di opere ferroviarie od autostradali.

  1. La tariffa assicurativa equa: pay-as-you-drive (PAYD) = – 3,7 mln di t/a di CO2
    Si basa sull’effettivo uso dell’auto e comporta una tariffa marginale decrescente parametrata, ad esempio, ai km percorsi;
  2. Green jobs: gli esperti in mobilità efficiente = – 3,2 mln di t/a di CO2
    Favorire gli operatori che agiscono nel settore della logistica multimodale integrata (MTO = Multimodal Transport Operator) che sappiano realizzare sistemi più efficienti nell’ottimizzazione dei flussi di trasporto e di individuazione dei siti più idonei di stoccaggio delle merci, con un occhio al risparmio energetico, portando su scala nazionale ad una riduzione del 5% delle distanze medie percorse.
  3. Coordinamento tra trasporti e usi del suolo = – 4 mln di t/a di CO2
    Introdurre criteri selettivi e/o incentivi che consentano di realizzare espansioni urbane solo nelle aree dove si sviluppi anche la rete di trasporto pubblico.
  4. Patti territoriali di accompagnamento a grandi infrastrutture = – 1 mln di t/a di CO2
    Definire Patti territoriali con cittadini ed enti locali che consentano di realizzare infrastrutture funzionali a soddisfare una mobilità locale extraurbana e abbiano effetti benefici sulla riqualificazione, sul riordino e sul riuso urbano, con l’obiettivo di intercettare il 5% del volume di traffico suburbano.

Si ricorda che in 16 anni (dal 1990 al 2006) le emissioni nel settore dei trasporti sono aumentate del 28,1% e se non ci saranno inversioni di tendenza, all’orizzonte del 2020 si potrebbe arrivare ad un apporto di CO2 per questo settore di 180-190 milioni di t/a, con uno scarto del 75-80% rispetto al target di Kyoto. La qual cosa confermerebbe i primato negativo dell’Italia rispetto ai Paesi europei più avanzati: il nostro paese con il suo aumento del 28 viene prima della Francia (+17% ) del regno Unito (+ 15%), della Svezia (+ 9%, e della Germania (-2%).

Fonte: www.terranauta.it

www.marcoboschini.it


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