Il progetto eco-compatibile di bonifica del Forum Rifiuti Campania (1a parte)

da Politica Domani

Inizia da questo numero la pubblicazione di uno studio condotto da un gruppo di docenti e ricercatori dell’università federico ii di napoli.

Nell’affrontare in modo propositivo l’annoso problema dell’inquinamento ambientale in campania, gli studiosi formulano alcune interessanti e innovative ipotesi di bonifica. A partire dal piano regionale di bonifica della campania, essi mettono in luce alcuni aspetti dei metodi e delle strategie previste nel piano che potrebbero portare nel medio-lungo periodo ad un impoverimento complessivo del suolo.
La conseguenza sarebbe l’impoverimento del patrimonio agricolo e la perdita definitiva di quei prodotto tipici campani che sono il fiore all’occhiello della nostra industria alimentare.
Una perdita dalle conseguenze economiche devastanti poiché tali prodotti rappresentano la fonte di reddito primaria di una parte considerevole della popolazione campana e una grossa fetta della nostra economia agricola nazionale.
Basti pensare, a titolo di esempio, alle famose mozzarelle di bufala sulla cui bontà ha messo una pesante ipoteca una sciagurata propaganda che si basa, appunto, sulla crisi da inquinamento ambientale di cui da troppo tempo è vittima la campania.

In un territorio densamente abitato come la regione Campania (5.7 M abitanti con una densità di 419 ab./km2, con punte di 2600 ab./km2 nella provincia di Napoli), persistono fortissimi interessi conflittuali sull’uso del suolo. È tuttavia qui che sono ancora ben visibili alcuni paesaggi storici tutelati anche dalle nuove normative urbanistiche (terrazzamenti, vite maritata, centurazione, agrumeti sorrentini, etc…) e quindi è di assoluta importanza non disperdere (spesso per sempre) un patrimonio di ricchezza agronomica, naturalistica e paesaggistica che rappresenta la preziosissima eredità ricevuta dalle popolazioni che nei secoli hanno contribuito a costruire i paesaggi che caratterizzano questo territorio.
In questo quadro, risulta evidente la assoluta importanza di non perdere ulteriore suolo agricolo a beneficio di altri usi civili (industriali, commerciali o abitativi).
Negli ultimi anni la Campania ha assistito a un uso criminoso del suo territorio per lo smaltimento illegale di rifiuti provenienti dalle industrie di tutta Italia (vedi processi Spartacus, Cassiopea,…), tanto da meritare l’etichetta di “avere l’inquinamento delle aree industriali, senza avere le industrie”.
Per capire la dimensione del fenomeno, basti pensare che dai dati dell’ARPAC, rielaborati della Commissione Bonifiche del Forum Rifiuti Campania, i siti inquinati o potenzialmente inquinati sono più di 1800 e potrebbero interessare altre 170.000 ha, pari ad oltre il 10% della superficie regionale.
La necessità di bonifica di tali suoli diventa quindi un argomento di stringente attualità e l’urgenza degli interventi è giustificata soprattutto dalla necessità di proteggere la salute degli abitanti, ma anche dall’importanza di tutelare l’attività agricola campana che punta soprattutto sulla qualità e tipicità dei prodotti.
Fra i numerosi metodi per la bonifica dei suoli previsti nel Piano Regionale di bonifica dei siti inquinati della regione Campania, alcuni determinano la riduzione della qualità biologica e della fertilità dei suoli e quindi la perdita per l’agricoltura di estese superfici di substrato produttivo.
Tra di essi il lavaggio dei suoli con surfattanti sintetici, seppure efficace, introduce nel terreno dei composti di sintesi che sono tossici per la flora microbica naturale pregiudicando così sia la biodiversità dei suoli sia i loro processi biogeochimici del ciclo organico/inorganico dei nutrienti.
È stato dimostrato che questo aspetto negativo della tecnica di lavaggio dei suoli può essere superato utilizzando dei surfattanti naturali come le sostanze umiche che possono essere ottenute in grandi quantità estraendole con metodi semplici dalla sostanza organica umificata come il compost. Il lavaggio di suoli contaminati con soluzioni acquose di sostanze umiche permette un’efficiente rimozione dei contaminanti tossici dal suolo e la loro concentrazione nelle acque di lavaggio, le quali possono essere poi smaltite secondo procedure semplici e non inquinanti.
Essendo sostanze naturali, le sostanze umiche non rivestono alcun carattere di tossicità nei confronti dei microrganismi del suolo il quale perciò conserva la sua biodiversità naturale.
Inoltre, il suolo rimesso “in situ” dopo il lavaggio con sostanze umiche contiene una più elevata quantità di carbonio organico utile al metabolismo microbico che concorre alla naturale attenuazione della quota di contaminanti non estratti durante il lavaggio del suolo con soluzioni umiche.
Questa procedura alternativa di decontaminazione del suolo, rappresenta poi un utile impiego di compost ed un valore aggiunto ambientale alla sua produzione. Basta pensare alla possibilità di riciclo in compost dei rifiuti organici urbani che possono diventare un’economica fonte di materiale per la bonifica dei suoli.
Un tale meccanismo rappresenterebbe in Campania un efficiente ed economico strumento per contemporaneamente ridurre il problema dei rifiuti urbani e condurre una semplice bonifica dei suoli contaminati a basso costo.

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