Dalla bioedilizia alla finanza etica, al «car sharing»: come unire vantaggi economici e sviluppo sostenibile
Il premio Giovedì in Campidoglio a Roma sarà presentato il bando di concorso per la terza edizione. Gli esempi Raccolta differenziata all’85% a Capannori (Lucca), risparmio energetico a Padova, «matrimoni a mezzanotte» a Cassinetta (Milano).
di Gabriela Jacomella, Corriere della Sera – Si possono chiamare in molti modi: Comuni «a 5 stelle», amministrazioni «virtuose». Oppure, più ottimisticamente, l’Italia del futuro. Nel 2005 erano in quattro: sindaci-amici che volevano, come in una canzone di Gino Paoli, cambiare se non il mondo, perlomeno quei pezzetti del nostro Paese che cadevano sotto la loro amministrazione. Oggi sono decine, forse centinaia. Per capirlo, bisognerà aspettare i risultati del bando per la terza edizione del Premio nazionale dei Comuni a 5 Stelle — nelle prime due, sul podio erano saliti Ponte nelle Alpi (Belluno) ed, ex aequo , Mezzago (Milano) e Avigliana (Torino)—: da pochi giorni online , sarà presentato ufficialmente dopodomani, in Campidoglio. E non è un caso, forse, che a fare gli onori di casa sia il Comune di Roma. Ha quasi il sapore di un riconoscimento istituzionale, per un’esperienza nata dal basso, a costo praticamente zero e con un solo obiettivo: mettere in rete le «buone pratiche» degli enti locali che lavorano per ridurre gli sprechi e l’impatto ambientale, migliorando al contempo la qualità della vita dei cittadini. Ecco, l’idea dell’Associazione dei Comuni virtuosi ( www.comunivirtuosi.org ) sta tutta qui. I suoi 22 soci — ma anche le altre amministrazioni che, pur senza farne formalmente parte, hanno deciso e decideranno di concorrere — sono impegnati nella riduzione della loro «impronta ecologica », vale a dire la quantità di superficie terrestre necessaria per rigenerare le risorse consumate da chi vi abita e smaltire i rifiuti da loro prodotti.
È in questa direzione che si muovono le iniziative dei Comuni virtuosi. Si parte, come è ovvio, dalla gestione del territorio: dalla scelta più estrema (la «cementificazione zero» scelta nel 2007 da Cassinetta di Lugagnano, in provincia di Milano), alla bioedilizia e al recupero di aree dismesse. Poi c’è l’«impronta» della macchina amministrativa: strategie mirate per migliorare l’efficienza energetica degli uffici, progetti di «acquisti verdi», mense biologiche. Altro capitolo fondamentale, i rifiuti: l’obiettivo massimo è la «strategia rifiuti zero» di Capannori (Lucca), già all’85% di raccolta differenziata, senza sottovalutare i progetti più semplici, di riduzione e riuso del materiale di scarto. Per i Comuni più grandi — ma è una linea seguita anche da Morbegno, in Valtellina, neanche 12mila abitanti — c’è la sfida della mobilità sostenibile, dai biocombustibili al car-sharing . Infine, i «nuovi stili di vita», dall’autoproduzione alla finanza etica.
Tutto rigorosamente sostenuto, guidato, sovvenzionato dai Comuni. «Ed è questa la dimensione più innovativa. Veniamo sempre posti di fronte a un bivio: sostenere l’ambiente o l’economia, l’efficienza o l’occupazione? L’esperienza dei ‘virtuosi’ dimostra che possono benissimo coesistere vantaggi economici per il territorio e coesione sociale, tutela dell’ambiente e dei posti di lavoro». Michele Dotti è coautore de L’anticasta , libro- dvd sull’«Italia che funziona» ( www.anticasta.it ). «Un viaggio di oltre 3 mila chilometri, ispirato dalle realtà conosciute a Capannori, per la seconda edizione del Premio — spiega —. Ho scoperto così che queste esperienze sono diffuse ovunque, dal Trentino alla Sicilia, in centri piccolissimi come in città da 200 mila abitanti». Un censimento per forza di cose incompiuto, che dell’Italia tratteggia un ritratto inaspettato.
C’è Padova con il suo piano di risparmio energetico, che prevede un «taglio» annuale alla bolletta comunale di oltre 600 mila euro (senza contare la riduzione di emissioni di Co2, -4.318 tonnellate all’anno). C’è il progetto «Cambieresti?» del Comune di Venezia, che nel 2005 era riuscito a coinvolgere migliaia di famiglie nel tentativo di modificare lo stile di vita quotidiano: ridurre il fabbisogno energetico delle case, passare dall’acqua in bottiglia a quella di rubinetto… Perché giocare in grande si può, eccome: lo ha dimostrato, per dire, una metropoli come San Francisco, capace di sfondare il tetto del 70% di raccolta differenziata. «Ma in Italia — interviene Marco Boschini, l’altro autore de L’anticasta — esistono anche mini progetti originali e innovativi, come la differenziata porta a porta, a dorso d’asino, del Comune palermitano di Castelbuono; oppure, nella stessa Cassinetta, il sindaco che per aumentare gli introiti (senza impatto ambientale) si è inventato i ‘matrimoni a mezzanotte’, a tariffario speciale, nelle ville restaurate dal Comune…». Sul micro è più semplice, forse. Sul grande, però, i vantaggi sono ancora più impressionanti.
Si inventa, si sperimenta, alla fine si fa il punto. Insieme. Marco Boschini sa di cosa parla: assessore a Colorno (Parma), è coordinatore dell’Associazione dei Comuni virtuosi e, di fatto, tra i suoi membri più attivi. Il lavoro non manca, «entro la prossima settimana spediremo il dvd ai sindaci di tutti gli 8.101 Comuni italiani, invitandoli a partecipare al premio e a mettere in atto alcune delle buone pratiche che stiamo raccogliendo. È la prima grossa iniziativa che facciamo: il primo anno i partecipanti erano una ventina con circa 40 progetti, l’anno scorso 50 con 150 progetti, ora chissà». Il passaparola è andato ben oltre gli effetti auspicati; quei quattro sindaci-amici al bar — per essere precisi, i primi cittadini di Colorno, Melpignano (Lecce), Monsano (Ancona) e Vezzano Ligure (La Spezia) — sono riusciti a creare un movimento che ha attirato l’attenzione di centinaia di migliaia di addetti ai lavori. «Nel sito — spiega Gianluca Fioretti, attuale sindaco di Monsano e presidente dell’Associazione — ci sono ormai decine e decine di progettazioni, con tanto di delibera di giunta o di consiglio, cui ogni Comune può liberamente attingere. E copiare». Per esempio, il porta-a-porta «spinto» di Monsano, che è al 65-70% di differenziata e fa parte del centinaio di Comuni certificati Enas, uno strumento della Comunità europea che aiuta gli enti a migliorare le prestazioni ambientali.
Progetti concreti, seguiti dallo stadio embrionale alla messa a punto burocratica; un serbatoio di buone pratiche in campo ambientale, «economicamente vantaggiose per il territorio». Quasi 400 mila contatti in un anno e mezzo. «L’aspetto di ‘messa in rete’ — commenta Dotti — è fondamentale, la partecipazione è la chiave di volta di questa esperienza e di altre simili, dai Comuni solidali alle Città del Bio… L’ambizione è che si passi dallo stato di ‘oasi’ isolate a quello di ‘valanga’. Anche in verticale: se la differenziata porta a porta mostra i suoi frutti, anche in termini di risparmio e posti di lavoro, a un certo momento dovrà diventare legge…». Per Boschini, nel futuro del movimento c’è anche l’estero, le esperienze europee. In Italia, intanto, il prossimo passo è già pronto: «Una scuola itinerante, in cui gli amministratori verranno a spiegare nel concreto i progetti realizzati. Ci sposteremo su tutta la Penisola, facendoci ospitare dai nostri soci ». Per ammortizzare i costi dei partecipanti. E ridurre al massimo la loro «impronta » sul pianeta.
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