L’abusivismo edilizio è un crimine odioso.

Prof. Maurizio Fraissinet

Nel nostro paese da alcuni anni si muore per pioggia. Se piove in maniera più intensa e violenta, nelle zone fortemente soggette a fenomeni di dissesto idrogeologico, si rischia seriamente di morire.
Se si va a rileggere le cronache dei giorni successivi alle tragedie ci si accorge, e non è una coincidenza (!), che i sindaci dicono sempre la stessa frase: “c’è stata una pioggia eccezionale e imprevedibile”. Nessuno, ripeto nessuno, ha mai detto: “si è costruito troppo”.
Ma prima di dire stupidaggini enormi (è piovuto troppo) hanno avuto almeno la bontà di informarsi? Ebbene se si va a leggere il volume dell’ARPAC (Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania) al capitolo precipitazioni, ci si accorge che nel corso degli ultimi quaranta anni le precipitazioni nella Regione sono diminuite in maniera drastica, in alcuni casi circa del 50%. Sulla carta delle precipitazioni non compaiono quasi più le zone di colore viola, con cui viene indicato il valore massimo annuo di precipitazioni. Colore che invece compare più diffuso nella carta relativa agli anni ’60 e ’70.
E allora perché dicono che è piovuto troppo? Forse vogliono dire che in seguito ai cambiamenti climatici le poche precipitazioni residue nelle nostre zone sono concentrate e più intense?
Premesso che questo aspetto non trova conferma nei testi che analizzano il fenomeno delle precipitazioni lungo un arco di tempo ampio, ma è possibile che non gli viene in mente che tutta quell’acqua che cade trova oggi ampie, enormi superfici impermeabilizzate fatte di cemento e asfalto, e che quindi, non assorbita dal suolo, scorra impetuosa negli spazi liberi trascinando ogni cosa con se?
Ma è possibile che nessuno pensi che se c’era un vincolo idrogeologico un motivo doveva pur esserci? Io personalmente ho assistito a dichiarazioni trionfali di sindaci, o presidenti di Comunità Montane, che si vantavano con la propria popolazione di essere riusciti, ed “era stata una grande battaglia”, a togliere l’odioso vincolo idrogeologico o addirittura, lo ha fatto un sindaco del vesuviano, ad escludere un’area dalla zona rossa del rischio vulcanico per poter fare un supermercato. E giù applausi. Bravi! Complimenti! Andiamo avanti così, tanto prima o poi smette sempre di piovere.
Ma, mi chiedo, perché un amministratore, un sindaco, un presidente di Comunità Montana, un presidente di Regione hanno il potere di togliere il vincolo idrogeologico. Sono esperti geologi? Che cosa ne capiscono? Eppure hanno questo potere.
L’idea che mi sono fatto in tanti anni di impegno ambientalista è che quello dell’abusivismo edilizio è un problema che ha profonde radici in un certo tessuto sociale e in una certa cultura (anche se è evidente l’analfabetismo geologico ed ecologico) e che bisogna affrontarlo, oltre che con strumenti legislativi adeguati (a proposito se è avuta notizia di qualche parlamentare che, in seguito ai recenti eventi di Messina e Ischia, abbia pensato di rendere più agevole la legge per reprimere il fenomeno?), anche con una forte, intensa battaglia di tipo culturale. Occorre che si diffonda presso l’opinione pubblica il concetto che l’abusivismo edilizio è uno dei crimini più odiosi nei confronti della collettività.
Coloro che piangono e si disperano davanti alle ruspe che gli devono demolire l’immobile abusivo e che sostengono di aver costruito solo una “casarella” con i loro risparmi, su di un loro terreno e che quindi non hanno fatto nulla di male, in realtà, invece, di male (a volte anche inconsapevolmente) ne hanno fatto tanto e come.
Impediscono ad altri di avere una casa. Spesso sono saltati progetti di realizzazione di edilizia popolare per aventi diritto ad un alloggio perché la costruzione di case abusive sui suoli destinati all’edilizia popolare avevano di fatto tolo spazio e alterato gli indici urbanistici.
Rubano a tutti l’acqua. L’impermeabilizzazione dei suoli comporta che l’acqua piovana non cada più su superfici impermeabili e che non alimenti più le falde, che nel tempo vanno ad impoverirsi. Tutta quest’acqua non più filtrata e recuperata dal suolo precipita in maniera violenta a valle, provocando spesso ormai anche morti e feriti.
Rovinano in maniera irreparabile il paesaggio, che rappresenta per il paese una importante risorsa economica ed occupazionale nel settore del turismo, facendo venir meno la risorsa e quindi i flussi turistici ad essa collegati. Il degrado ambientale e paesaggistico inoltre incidono anche sulle possibilità di sviluppo economico di un territorio: a chi verrebbe voglia di investire in un’area devastata da un’edilizia abusiva e disordinata? A chi verrebbe voglia di venire ad abitarci?
Cancella ettari ed ettari di suolo agricolo fertile e produttivo.
Riempiono il territorio di case spesso prive di qualsiasi forma di sicurezza antisismica, mettendo seriamente a rischio l’incolumità di chi andrà ad abitarvi, o di chi ci abita vicino.
Buona parte business collegato alle costruzioni abusive è controllato dalla malavita organizzate e chi costruisce abusivamente contribuisce anche all’arricchimento illecito di queste organizzazioni criminali.
Ce ne è abbastanza per far capire alle popolazioni dei territori interessati dalla piaga dell’abusivismo che è un crimine odioso da combattere. Ce ne è abbastanza ai magistrati che sono chiamati a giudicare coloro che violano i sigilli ai cantieri ad applicare con rigore le misure di detenzione previste dal codice penale, agli amministratori di cambiare idea sul fenomeno e alla stessa chiesa (vescovi e parroci che hanno organizzato a Ischia e Procida veglie di preghiera contro le demolizioni!) che farebbero meglio a informarsi bene su certe cose e ad insegnare a far rispettare le leggi dello Stato.
E’ giunto il momento di una svolta culturale radicale su questi temi e l’avvio finalmente di un processo politico e amministrativo che porti alla liberazione del territorio nazionale dalla immonda crosta di cemento e asfalto che lo sta distruggendo.

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