di Pasquale Lubrano
Da improvvido e maldestro Pierino che mostra di essere, Dino Ambrosino, attuale capolista di “Insieme per Procida”, qualche giorno fa si è avventurato a trattare argomenti di cui non conosce assolutamente nulla, mostrando oltretutto l’ingratitudine politica tipica degli arrampicatori che passano su persone e cose pur di afferrare qualcosa per sé. Come lui stesso ha dichiarato, ora è alla ricerca di “gestire”, e per questo non ha battuto ciglia nello svendere finanche il suo stesso partito. Questo il soggetto.
Ha ricordato con espressioni che egli vorrebbe dispregiative l’unica esperienza di alternativa amministrativa a presenza della sinistra con il PSI, a metà degli anni ’80. Scrive di “fasti e feste”. A sua differenza con piacere, coloro che sono in buona fede ricordano quei fasti e quelle feste che nel breve arco di tempo realizzarono fondamentali opere strutturali e di promozione economica e turistica a livello europeo. Si, furono “fasti” le opere strutturali ed i servizi realizzati, di alcune di esse il suo candidato sindaco racconta favole attribuendo a se i meriti. Sì, furono feste di grande valenza culturale e promozionale il Premio Elsa Morante, il rilancio della Sagra del Mare, le mostre di pittura e d’arte di livello internazionale, il Centro Europeo Traduttori, unico in Italia, e così via. Fu una parentesi di “rinascimento”, tra due epoche di buio. Il Dino, un tempo alternativo, ora per i suoi scopi si è messo al servizio di chi inferse colpi gravissimi all’economia e la credibilità del paese. Nel loro programma elettorale hanno tirato in ballo i “meriti” per aver dissestato il Comune, ma non hanno avuto il coraggio di tenere un pubblico confronto. Ribadisco, documenti alla mano, che il periodo di gestione socialista fu il più equilibrato dal punto di vista finanziario, pur avendo realizzato importanti opere ed iniziative. Scotto e soci, di nuovo oggi insieme, dissestarono finanziariamente il Comune per incapacità di gestire le difficoltà esistenti, prima di allora, allora come oggi, in tutti i Comuni italiani e moltiplicarono i debiti con una disamministrazione senza pari. Ma non fu solo dissesto finanziario e tasse sui cittadini, di condanna all’immobilismo del Comune per i sette anni successivi, quanto durò il periodo in cui le amministrazioni successive non poterono disporre del Bilancio e quindi senza poter intraprendere iniziative, In quel triste periodo amministrativo, tanto per citare qualche altra perla, dissesto a parte, impedirono a Procida di ottenere i finanziamenti deliberati dalla Comunita Europea per i PIM per un progetto di completo sviluppo economico e sociale. Procida su nostra iniziativa fu l’unico Comune d’Italia ad averlo predisposto e comprendeva un intervento integrato per le strutture (porti, ospedale, eliporto, rete idrica e fognaria, costoni, ecc), servizi, rilancio delle attività economiche, dalle tradizionali a quelle turistiche, tutto a totale carico della Comunità Europea e della Regione, come era avvenuto per Ibiza. Il progetto presentato dal Comune di Procida fu portato ad esempio in un apposito convegno in Islanda e totalmente finanziato. La DC di allora che cercava di ottenere finanziamenti pari a mille miliardi per Napoli lo bloccò insieme ai suoi amici ed alleati di Procida. Quel Progetto cambiava le condizioni di vita e di lavoro dei procidani. Lo impedirono. Li ritroviamo oggi, ancora insieme, senza idee e senza capacità e non si comprende come qualche operatore turistico possa emozionarsi a sentir parlare del nulla il “comandante”, o mentre fare pubblicità all’isola con filmati sugli stracci pendenti dei privati o chi sulla stampa invitava i turisti a non venire. L’aspetto triste è che si ripropongono vecchi schemi con capacità e scelte peggiorate. E si potrebbe parlare di urbanistica. Quell’amministrazione Scotto fu, non solo l’unica che non si curò del problema, ma annoverava sostenitori come il vecchio PCI, il PRI e la stessa DC che, tra l’altro, impedirono in Consiglio Regionale che fosse approvato un nuovo PTP e superare i contrasti con il PRG. Oggi sono gli stessi che nascondono le reali intenzioni dietro generiche affermazioni di principio e fantomatici PUC popolari, basati su norme che non esistono. Si potrebbe parlare della gestione dei porti che le Amministrazioni a guida e presenza socialista costruirono e ne chiesero la gestione comunale; l’Amministrazione Scotto al contrario si battè per darli in concessione ad una società privata per cinquant’anni e gravi conseguenze a carico del Comune e per i cittadini. Se. vogliamo stare all’attualità, su nostra proposta il Consiglio Comunale ha avanzato la proposta di acquisire al Comune un ulteriore 2% del pacchetto azionario per avere la maggioranza nella società di gestione del porto di Marina Grande. La risposta negativa è venuta dai suoi compagni regionali di partito. E si può continuare con i cassonetti interrati, altro attuale cavallo di battaglia, da noi non condivisi. Ma Dino è certo che sia tutta colpa dell’Amm/ne uscente o non anche del Commissario Regionale del suo stesso partito che li ha sostenuti? A proposito di raccolta rifiuti, i Socialisti in Amministrazione, tra i fasti, nel 1984 organizzarono la prima raccolta con mezzi moderni, con minima spesa, più che raddoppiata un paio d’anni dopo dalla Giunta Scotto. Inoltre i Socialisti bonificarono Punta Solchiaro, per anni utilizzata come discarica. E si può ricordare l’organizzazione del primo posto di Pronto Soccorso a San Giacomo allora e l’impegno per impedire che suoi compagni di partito svuotassero le conquiste faticosamente ottenute.
Dino pone infine un quesito politico agli altri invece di chiarire il perché egli abbia scelto la strada di allearsi con la parte più retriva della politica procidana. Premesso che il PCI-DS fu il totale e convinto sostenitore della prima giunta Muro, dandone sempre un giudizio positivo, premesso che le due liste alternative nelle tornate elettorali successive si sono formate per la determinazione dei Socialisti e che negli ultimi cinque anni i Riformisti hanno con impegno costante portato avanti sempre una politica costruttiva, senza compromissioni, con senso di responsabilità, e che ben altri consiglieri di minoranza, come egli ben sa, hanno brillato per assenza ed inefficienza ed altro, provi a spiegare perché non ha aderito alla proposta unitaria dei “Riformisti” di un impegno comune sul progetto “Vivere Procida per vivere meglio” e dare una reale prospettiva di cambiamento e sviluppo. Ad una prima disponibilità, si affrettò pochi giorni dopo, senza giustificazione, a sottoscrivere un’intesa con una associazione per “vincere” ovvero nell’illusione di assicurarsi l’incarico di vice-sindaco. Oggi “Procida Prima” rappresenta la coalizione tra quanti intendono avviare quel processo. Altri, come lui, hanno preferito cercare incarichi di potere, altri cercare di regolare conti personali, certo che nessuna delle due altre liste può rappresentare un’ipotetica alternativa.
Ognuno si assume le proprie responsabilità. Il cambiamento è urgente e necessario, ma non si è mai visto che per cambiare si sceglie il peggio. Sarebbe da masochisti.