Nichi Vendola: poco da festeggiare

di Nichi Vendola

C’è poco da festeggiare. Oggi in Italia ci sono segnali molto negativi di una regressione culturale. Il linguaggio delle classi dirigenti è impudicamente un linguaggio segnato da un maschilismo greve, talvolta violento. Abbiamo, soprattutto nell’ultimo anno, dovuto accorgerci di quale sia lo stile da caserma che contraddistingue chi pensa che le donne siano un tot di centimetri di caviglia, un tot di centimetri di vita, e una misura di reggiseno. Ancora una volta alle donne tocca reclamare l’idea di non essere come una riserva indiana da proteggere, di non essere semplicemente una quota da valorizzare, ma di essere metà del mondo, la metà su cui gravano talvolta i lavori più pesanti, i lavori più svalorizzati socialmente. L’idea che le donne in politica debbano essere cooptate dagli uomini, l’idea che le donne comunque debbano avere, come è stato detto dal nostro Premier, delle virtù estetiche, per poter competere, l’idea che le donne siano comunque, alla fine della giostra, sempre un ornamento e un richiamo sessuale, è veramente sconfortante.
Questo 8 marzo deve essere individuato come un punto per ricominciare a rimettere in circolazione parole forti che reclamino diritti e dignità per le donne perché un mondo senza diritti e dignità per le donne, un Paese senza diritti e dignità per le donne è un Paese mutilato nella propria democrazia.

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