Pensando un pò… di Antonio Sobrio: Esule o emigrante?

Da ProcidaMia.it – Tornare a Procida, per chi vi è nato e cresciuto, è sempre una sensazione particolare, specialmente quando si è rimasti lontani per un bel po’ di tempo. L’ora trascorsa sul traghetto da Napoli, o la mezz’ora se si prende l’aliscafo, è puntualmente accompagnata dalla trepida e dolce attesa di vedere il profilo della Terra Murata, o i costoni del Monte di Procida, se si guarda dall’altra parte, segnale che si è quasi arrivati. Ma poi basta mettere piede giù dal portellone o dalla passerella per ricordare il motivo per cui si è andati via. Allontanati dalla propria terra natia per cercare in altri luoghi quello che non si è riusciti a fare in loco, e non certo solo perché si tratta di una piccola isola di quattro chilometri quadrati. Nessuna speranza per chi vorrebbe realizzare le proprie prospettive di vita e disporre di quegli spazi e di quelle possibilità che naturalmente dovrebbero esserci. Nessuno spiraglio per costruirle insieme, chiuso da una logica individualistica che fa del bene comune una questione di interesse personale, spingendo chi crede ancora di dover e voler raggiungere i propri traguardi attraverso le personali capacità e meriti a concludere che si tratterebbe di un inutile sacrificio. Così dopo i puntuali e ripetuti tentativi andati a vuoto si è costretti a ricominciare da qualche altra parte, dove le cose funzionano un poco meglio, prima che sia troppo tardi, ma portando per sempre dentro di sé il cruccio di un individuo costretto a vagare alla ricerca di quel senso di appartenenza che difficilmente riuscirà un giorno a trovare altrove.

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