PROCIDA – Il 29 settembre la Chiesa celebra le figure degli Arcangeli (primi messaggeri di Dio) Michele, Gabriele, Raffaele. I cittadini procidani sono coinvolti perché il santo patrono della nostra cara isola è Micael (chi come Dio) con la stupenda coreografia che l’immaginazione storica ci ha trasmessa e donato. L’emblema di ciò viene ad essere la pala d’altare della nostra antica ed amata Abbazia dove si è rapiti, con stupore e meraviglia, dalla visione di “Micael” che salva dai Barbareschi. Fatta questa espressività emotiva, il puto focale diventa quello di comprendere il profondo significato della raffigurazione angelica. In tal senso chi è l’Angelo se non il pneuma, soffio, respiro vitale di Dio che cammina e si espande, che attraversa l’universo e, nel momento che impatta con la creatura umana, la conduce a diventare una “persona cosmica” non più rannicchiata nel proprio cortile. E qui bisogna dire che il “pneuma” non ha ancora invaso, abbastanza, il nostro territorio perché dentro il suo ventre resiste una crosta, dura a scomparire, di religiosità feticistica tanto da giungere a forme paranoiche e paradossali di appartenenza privata dei “Simulacri Sacri”. Sarebbe cosa opportuna che le associazioni di riferimento (a Procida, storicamente, sono le Congreghe) uscissero da un settarismo autoreferenziale e aprissero il cuore e la mente alla solidarietà, all’accoglienza, al rispetto reciproco, alla cultura del dialogo con un afflato pacifico.
L’occasione ghiotta, per iniziare il cammino in tale direzione, viene offerta, nell’immediato, il 29 settembre, alla Congrega di San Michele (alla quale mi pregio appartenere). Come? Inviando un messaggio educativo che si può sintetizzare così. Ripudiamo il feticismo guerriero per approdare al “respiro cosmico” di Micael.