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Editoriale di Pierluigi Sullo
“Cantierabili”
«Cantierabili» è l’orrendo neologismo che salverà i lavoratori dalla recessione globale. Sono le grandi opere, per le quali sono disponibili subito 15 miliardi, «cantierabili» appunto, i cui lavori cioè possono partire «entro sei mesi», dice il ministro ai manganelli di Genova Scajola, e il cui elenco sta per essere reso pubblico. Possiamo scommettere che si tratta di Tav in Val di Susa, autostrada pedemontana lombarda, altre autostrade assortite, e magari perfino il Ponte sullo Stretto. Il New Deal berlusconiano è stato annunciato ieri nell’incontro tra governo e parti sociali, ossia Confindustria e confederazioni sindacali. Nessuno ha citato cifre sui posti di lavoro che queste grandi opere produrrebbero, né per quanto tempo. Nessuno si è preoccupato di sapere se queste grandi opere sono davvero utili [si dà per scontato che un’autostrada aiuta la «crescita», è un dogma come la verginità di Maria], né che conseguenze potrebbero avere sull’ambiente e sul territorio, se vi siano valutazioni d’impatto ambientale, se le popolazioni minacciare sono d’accordo, insomma quel che renderebbe la faccenda non meno idiota, ma per lo meno legale. Anzi, i sindacati in coro hanno chiesto al governo di «cantierare» il prima possibile. Scambiando pessimo lavoro a termine con grandi affari per le imprese. A nessuno è venuto il dubbio che magari – lo dice Obama non Lenin – grandi investimenti sull’energia pulita, o sugli acquedotti, o sul risanamento del territorio, o su un’agricoltura che si prenda cura della terra, sulla ricerca, e molti eccetera, produrrebbero più lavoro e migliore, oltre a far stare meglio tutti quanti. Domanda: quando la smetteranno, i sindacati, di fare i camerieri del peggior capitalismo d’Europa?www.carta.org