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Editoriale di Monica Di Sisto
“G8 ad effetto”
Partiamo dai fatti. Se la Protezione civile, come sembra, sarà impegnata ancora per molte settimane ad assistere le popolazioni colpite dal terremoto d’Abruzzo, non potrà essere in forze e mezzi disponibile alla Maddalena, per assicurare infrastrutture, trasporti, divise e amenità agli 8 Grandi e alle loro foltissime corti. I servizi segreti di mezzo mondo, poi, hanno cassato tutte le soluzioni di accoglienza dei lider maximi presentate dal nostro primo anfitrione: dalle Love boat Anni Ottanta alla rada dell’isola, alle ville padronali all’uopo fortificate. D’altronde gli alberghi e le strutture d’accoglienza in costruzione per l’evento, con i soldi del contribuente, sono tutte [o quasi] d’imprenditori amici, che potranno rempirle agilmente di vacanzieri briatori. Il premier, infine, ha una certa età, ed ha dimenticato quando solo nel gennaio scorso, tirando la volata al candidato presidente della regione, diceva che il G8 avrebbe rappresentato per i sardi quel cambiamento che la sinistra non era riuscita a dare loro.
Con lo spostamento ad effetto del G8 dalla Maddalena in Abruzzo, però, lui ha fatto qualcosa cui i sardi sono abituati dai tempi delle miniere: una promessa di sviluppo mai mantenuta [100 mila nuovi posti di lavoro, aveva millantato] e la fuga precipitosa in continente e più in là dei presunti benefattori. Anche i G8 lo fanno da sempre con le crisi internazionali: finché i media se ne occupano, loro promettono miracoli, obiettivi da millennio. Quando, poi, le telecamere si spostano, spariscono i fondi e agli interventi umanitari. Le associazioni, invece, restano, come i legami politici, di fiducia e di solidarietà che hanno saputo costruire. Noi, che insieme alla coalizione Help local trade e all’Arci lavoriamo da mesi al nostro «G sotto» con chi, in Sardegna e nel mondo, sta già provando ad uscire da questa crisi antica come certe promesse, rimarremo con loro nel Sulcis. In basso, a sinistra, alla faccia dei G8.www.carta.org