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Editoriale di di Giuliano Santoro
“Guidonia e Torino”
La violenza, cullata dalla stragrande maggioranza dei mass-media, della giustizia sommaria di Guidonia, prolasso di cemento della città di Alemanno, ci ricorda pericolosamente le aggressioni in divisa di cui sono oggetto i rifugiati che, da Lampedusa a Massa Carrara fino a Torino, chiedono che i loro diritti, sanciti dalle convenzioni internazionali, vengano riconosciuti. Ciò non avviene, e per questo motivo nel capoluogo Torinese i migranti hanno occupato due stabili per rivendicare il diritto all’alloggio e alla residenza, appoggiati dalle reti dei centri sociali cittadini.
Come se non bastasse, uomini e donne in fuga da guerre e persecuzioni sono vittime di aggressioni e finiscono sui giornali come portatori di violenza. Nei giorni in cui il remake dello squallido film «Emergenza stranieri» va in onda su tutte le televisioni con discreto successo di pubblico e grandi apprezzamenti della critica [leggasi, gli opinionisti], fa sempre comodo descrivere un’orda di africani in cerca di una prefettura da assaltare. Il Pd dovrebbe fare l’opposizione in parlamento, ma non riesce ad andare oltre la denuncia, per bocca di Sergio Chiamparino, dei manifestanti. Se l’è presa col governo, il sindaco? Macchè! «Fino a quando questi profughi e rifugiati non si sottraggono alle logiche di alcuni centri sociali rischiano di vedere pregiudicate anche le loro legittime rivendicazioni e richieste», ha detto Chiamparino. Insomma, così come gli studenti erano in balìa di alcuni estremisti [Berlusconi dixit], i migranti sarebbero in mano ai «centri sociali». Perché il meccanismo della politica, per come la intendono nei decadenti palazzi del potere, può tollerare solo una società spappolata e atomizzata. Ogni percorso di incontro, alleanza, costruzione comune nasconde qualche secondo fine.