Abbandono, scempi e abusi nell´area vincolata di Procida
di Patrizia Capua
Felice Pagano si è beccato un mese di galera per gli ombrosi banani che quasi involontariamente ha lasciato crescere nel guscio di due barche di legno, trasformando così un metro quadro di banchina del borgo medievale in una piccola oasi esotica.
Uomo di mare con la mania di fare il contadino, tutto ossa e pelle nera di sole, ha piantato persino pomodori e uva fragola in un pugno di terra. Questione di centimetri: Felice ha sconfinato oltre lo spazio, peraltro mai concesso, per ostinata resistenza demaniale. E dopo anni di multe periodiche e di denunce, a lui che ha 68 anni e tutta una vita passata sul molo, il tribunale di Pozzuoli ha inflitto la spinosa punizione. «Felì, adesso sei un pregiudicato, in casa mia non ti faccio più entrare», lo sfotte Alfredo Gennaro, un ingegnere-giornalista originario di Portici, suo amico da almeno 30 anni, tempo trascorso da quando ha comprato due stanze e un balconcino affacciati sulla marina.
Sotto la scaletta di Alfredo, che ricorda un po´ il Philippe Noiret del “Postino”di Massimo Troisi, l´attore di cui si onora la memoria con la lapide affissa sul muro della locanda omonima, stanno per aprire una friggitoria. Lavori in corso in un terraneo che faceva da rimessa per le barche, poi laboratorio di ceramiche, ora paste cresciute e crocché fino a notte fonda, il motore dei frigoriferi, i fumi dell´olio fritto. È il destino ineluttabile della Corricella, si chiedono i due amici? Un paradiso che da tempio diventa mercato.
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