PROCIDA – Penso che Procida stia diventando,specialmente negli ultimi due decenni,sempre più, un territorio ostile e avverso ai cittadini che ci abitano e ci vivono.
I fenomeni che si sono verificati sono innumerevoli: da una società ,in gran parte, agricola e marinara, dove la terra e il mare erano fonte di sostentamento familiare, siamo passati, attraverso varie fasi, a un sistema consumistico e selvaggio di queste risorse, che ha portato a un capovolgimento radicale, a mio parere, negativo, delle abitudini, delle consuetudini, del modo di vivere stesso l’isola, del modo di pensare e di agire. Una vera catastrofe generale. Siamo, o,stiamo diventando, come stranieri in casa nostra.
L’abusivismo edilizio,voluto da tutti, nessuno escluso, ha portato alla devastazione del territorio.
Una politica di sfruttamento mercantile dei nostri porti e delle nostre baie, miope e deleteria, ha allontanato generazioni di persone a godere di questo bene immenso,c h’è il nostro mare, diventato solo un elemento naturale ostile, da ammirare e basta.
Non ci sono più specchi d’acqua liberi, pubblici e gratuiti, anche le nostre spiagge ci sono vietate, tranne qualche rimasuglio. Che orrore!
Tutto,o quasi tutto, ci hanno monetizzato, per cieco clientelismo o…affari….
Non ne parliamo poi delle nostre piazze, un tempo spazio di trastullo per i giovani e gli anziani, ora, diventate territori di conquista di attività ristorative. Che squallore! Il cittadino ridotto a presenza superflua e incomoda.
Qui c’è bisogno, veramente, di una rivoluzione culturale, a 360 gradi, specialmente, da parte dei governanti, che anteponga i bisogni e i diritti dei procidani, a solo una visione speculativa del nostro territorio e del nostro mare.
Politiche solo coercitive e repressive peggiorano la qualità della nostra vita, bisognerebbe creare uno spirito di comunità, di coesione sociale, fare i “Mussolini”, alla lunga non paga.