di Pasquale Lubrano
Leggendo il nuovo stucchevole intervento di Dino Ambrosino avevo deciso di non replicare, non volendo ripetere valutazioni politiche più volte espresse. Ma poi nel solo intento di dare un contributo agli elettori per le loro scelte, ho ritenuto solo dover puntualizzare alcuni aspetti.
Tralascio gli apprezzamenti sulla mia persona che lasciano il tempo che trovano e non mi toccano minimamente.
Per gli aspetti politici confermo che, come “Riformisti”, abbiamo tenuto comportamenti lineari e chiari sempre, improntati a senso di responsabilità e coerenza.
Da maggioranza, o da minoranza abbiamo assicurato il nostro contributo di idee e di esperienza. Abbiamo mosso osservazioni critiche per scelte amministrative quando non le abbiamo condivise e non modifichiamo alcun giudizio; abbiamo unito i nostri sforzi affinché fossero risolti problemi importanti e non abbiamo di che vergognarci, anzi lo riteniamo un merito.
Ci siamo storicamente sempre opposti, nell’arco della nostra decennale attività politica al commissariamento del Comune, perché nel migliore dei casi non affronta nessun problema e se ve ne sono di delicati (ad es. abbattimenti di case) riteniamo che non sia corretto che il cittadino debba pagare per i contrasti politici o, come nel caso ultimo, per il regolamento di conti per liti personali.
Anche in questo la coerenza dei “Riformisti” può essere d’esempio. Per evitare la venuta del commissario si astennero anche nel luglio 1991, sindaco di allora era Aniello Scotto, malgrado si era nel pieno di una violenta campagna accusatoria gratuitamente montata contro di loro da Scotto e dal suo gruppo, gli stessi di oggi. Forse se Dino Ambrosino riuscirà ad acquisire un maggior senso di responsabilità civica e capire il valore della coerenza in politica eviterà molti dei comportamenti tenuti negli ultimi anni, politici e non.
Intanto può trovare questi principi anche nel programma di “Unione per Procida” del 2005 che certamente non ha nemmeno letto, visto quello che ha fatto e che dice. A tal proposito, dato che è lui a farne riferimento, gli ricordo che in quel programma era previsto che la Presidenza del CC andasse alla minoranza.
Solo che quando ciò era possibile attuarsi e che nell’ambito della minoranza c’era la possibilità che fosse eletta Maria Capodanno per unanime riconoscimento, gli occasionali compagni di merenda si opposero sostenendo che quell’incarico dovesse, non si capì a che titolo, essere appannaggio della maggioranza.
E Maria Capodanno dimostrò di essere talmente attaccata alla poltrona che, benché confermata vice presidente ad unanimità di voti, si dimise e mantenne le dimissioni anche malgrado le sollecitazioni da parte di tutti i consiglieri di minoranza e maggioranza, Dino Ambrosino compreso.
Questi ritiene che essere minoranza costruttiva significa comportarsi come i teppistelli che lasciano all’impazzata pietre dal cavalcavia senza preoccuparsi dei danni? Lo ha fatto, continui a farlo. Anzi no, non continuerà, A quanto è dato capire, non farà nemmeno quello, giacché ha scelto l’ammucchiata perché vuole il potere e basta. Il resto non gli interessa.
Ed anche questo la dice lunga sulla qualità del suo impegno politico e sociale.
Egli auspica per i “Riformisti” ancora un ruolo di minoranza. Non ritengo possibile che gli elettori possano affidare il paese nelle mani della loro ammucchiata, bruciando il loro futuro. Dovesse capitare, i “Riformisti” non ne faranno un dramma, continueranno il loro impegno civico come da una vita. Il guaio per lui sarà se gli elettori valuteranno “Insieme per Procida” per quel che sono e svaniranno i suoi disegni di mettere le mani sul “palazzo”, visto che in così breve tempo si è già stancato di un impegno senza ritorni concreti.
Anche in questo le nostre visioni e comportamenti politici distano un abisso. I comportamenti di Dino Ambrosino, comunque, dimostrano ogni giorno di più che ha fatto la scelta a lui più consona, prima nel Partito e poi come lista. Nel Partito si è scelto come referenti i migliori epigoni del miglior Bassolino e li mostra in giro accanto a sé con grande sussiego, per mettere in rilievo i valori in cui crede. Tralascio ogni riferimento al rispetto dimostrato per le regole democratiche interne al suo Partito, seppur esemplificative di un modo di pensare ed agire.
Anche come lista in cui candidarsi la scelta non è stata da meno. Sono convinto che si trovi a suo agio. D’altro canto è giusto: i simili con i simili. Così conciati devono attuare il cambiamento! Salvando la buona fede di qualcuno arruolato a caso come riempitivo, il resto rappresenta il peggio che la politica locale ha espresso o, al più, elementi buoni per un torneo isolano tra scapoli ed ammogliati. Quando Dino, visti i contrassegni delle liste, sostiene che la forma è sostanza, dice bene. Solo che bisogna vedere a quale sostanza politica e morale il contrassegno fa da coperchio. Si guardi intorno.
Se un Aniello Scotto rappresenta il cambiamento (in che mani doveva finire la sinistra!), è facile che Vincenzo Capezzuto, più che il cambiamento possibile, a confronto con gli alternativi vari ed eventuali insieme, rappresenti, ironia della sorte, qualcosa come una “rivoluzione culturale”.
Le tre liste in competizione non sono classificabili di centro, di destra o di sinistra, con una differenza. “Insieme per Procida” e “La Svolta” si dicono trasversali, una sommatoria politica quando non di qualunquismo frammisto a provenienze partitiche. “Procida Prima” nasce invece da una intesa amministrativa tra forze che, diverse per collocazione politica nazionale, in modo chiaro e nel rispetto delle proprie peculiarità, mettono insieme le energie per una nuova e diversa fase amministrativa costruttiva, in cui i tiratori di pietre dal cavalcavia non trovano spazio. Tutto qua.
A proposito di lancio di pietre, il buon Dino ha ritenuto di lanciarmene una, non a caso ma nell’intento di colpirmi. Credeva di mirare al bersaglio grosso, ricordando che tanti anni fa feci parte del CdA della SEPA, fatto notorio, “occupando una comoda e ben retribuita poltrona” dice lui.
Sa bene che si è trattato di un semplice incarico di lavoro, dopo regolare selezione pubblica, che, visti gli altri partecipanti, non ho tolto lavoro a chicchessia, che non è stata né una poltrona, né comoda né ben retribuita, anzi a sei anni di distanza non sono ancora stato nemmeno saldato per quei pochi spiccioli previsti. Sa bene tutto questo e sa bene come e perché quel lavoro si concluse.
Ha voluto colpirmi con una gratuita sassata, ma non poteva e non è riuscito a scalfire una corazza di correttezza politica e professionale che dura da una vita intera. Resta il gesto. Mi dispiace per lui, se questa è la sua dimensione umana, ancor prima che politica.
Pasquale Lubrano
Per i “Riformisti per Procida”