di Marco Cedolin
La classe dirigente finanziaria, industriale e politica si trova oggi dinanzi al completo fallimento determinato dal modello di sviluppo della crescita infinita. Un modello disposto a sacrificare tutto e tutti nello spasmodico tentativo d’incrementare il l‘indice del Pil, creando un circolo vizioso basato sul continuo aumento della produzione e del consumo di merci e servizi.
I risultati del dominio incontrastato dei sacerdoti del progresso sono sotto gli occhi di tutti.
Una gravissima crisi economica (camuffata senza grande successo sotto le spoglie di crisi finanziaria) che negli anni a venire ridurrà sempre più drasticamente la possibilità per i cittadini di condurre una vita dignitosa.
Una gravissima crisi sociale che ha approfondito le differenze fra ricchi e poveri, sia all’interno “dell’opulenta” società occidentale, sia fra Nord e Sud del mondo, contribuendo ad accentrare la popolazione all’interno di metropoli ogni giorno più invivibili e inducendo lo spopolamento delle campagne e dei monti.
Una sempre più percepibile crisi dei diritti che sta creando i presupposti per la società del “controllo globale” dove l’essere umano vive costantemente sotto l’occhio delle telecamere, marchiato tramite chip Rfid e spiato durante ogni attimo della propria giornata.
Una forse irreversibile crisi ambientale che si specchia nell’aria irrespirabile delle nostre città, nell’abnorme consumo di suolo dedicato alla cementificazione, nella condizione dei nostri fiumi ridotti a rigagnoli abiotici e maleodoranti, nella progressiva riduzione della terra coltivabile, nell’avvelenamento dei terreni e delle falde acquifere determinato dallo sversamento dei rifiuti tossici, generati da produzioni altrettanto tossiche.
Posti di fronte al disastroso risultato del proprio operato, i sacerdoti del progresso che tramite il disastro hanno ottenuto un incremento esponenziale dei propri profitti, sono alla continua ricerca di capri espiatori attraverso i quali minimizzare tanto le proprie responsabilità quanto la gravità della situazione.
La qualifica di “fanatici ambientalisti” rivolta a tutti coloro che portano argomenti di opposizione alla sistematica opera di annientamento della biosfera, rientra in questa logica volta a dissimulare i contorni della realtà, attaccando in maniera pretestuosa chiunque esprima una posizione critica.
A nessuno verrebbe in mente di definire “fanatica dell’ordine o della pulizia” una persona che si prodiga affinché la casa in cui vive risulti un minimo ordinata e pulita, così come nessuno additerebbe come fanatico chi la mattina apre la finestra della propria camera da letto per fare uscire l’aria viziata, né si potrebbe giudicare “fanatico igienista” chi decide di farsi una doccia al termine di una giornata di lavoro.
L’ambiente non solo è la casa di noi tutti, ma anche la nostra unica fonte di sopravvivenza, dal momento che esso ci offre l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, il cibo che mangiamo. Tentare di preservarne l’integrità, a maggior ragione in un momento come quello attuale in cui sta venendo meno, ben lungi dal manifestarsi come un’azione di fanatismo, dovrebbe rappresentare il naturale atteggiamento di qualunque persona normale posta di fronte ad un problema che pregiudica la sua sopravvivenza e quella dei propri figli.
Non occorre essere fanatici e neppure ambientalisti per manifestare insofferenza di fronte alla costruzione di un megainceneritore che avvelenerà l’aria che siamo costretti a respirare, per opporsi alla costruzione delle centrali nucleari destinate a popolare i reparti oncologici degli ospedali, per preferire la pianura padana “di ieri” disseminata di terreni coltivati, a quella “di oggi” ammorbata di cemento fino all’inverosimile e ricoperta di capannoni industriali vuoti, per detestare il lezzo marcescente che emana dal letto dei fiumi, per opporsi alla costruzione di tratte ferroviarie ad alta velocità che bucheranno le montagne con tunnel lunghi 50 km, destinati a compromettere gli equilibri idrogeologici dei territori e intercettare vene di uranio ed amianto.
Le persone normali, non i “fanatici ambientalisti” vera e propria leggenda metropolitana usata per esorcizzare il problema, rappresentano i veri interlocutori con i quali i sacerdoti del progresso saranno loro malgrado costretti a fare i conti, e proprio di fronte alle persone normali la classe dirigente sta dimostrando oggi di essere drammaticamente a corto di argomenti.
Pubblicato su Terranauta
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