Procida: Il vino ed i suoi simboli.

Nel corso della X edizione della “Sagra del Vino”, venerdì 6 novembre alle ore 20,00 nell’ex chiesa di San Giacomo, l’Associazione Millenium ha organizzato un convegno dedicato alla presentazione del libro “Il vino ed i suoi simboli” miti e riti dall’origine all’isola di Procida, edizione Intra Moenia, scritto da Riccardo Scotto di Marrazzo, laureato in Conservazione dei beni culturali presso il Suor Orsola Benincasa di Napoli, con la tesi di laurea che ha vinto la XXII ed. del Premio letterario “Procida, Isola di Arturo – Elsa Morante”.
“Il vino e i suoi simboli”, come ci spiega il giovane autore, è un viaggio nella storia del vino, dalle origini ai giorni nostri il tutto attraverso un filo che unisce il culto del vino dai rituali magico-religiosi dei primordi al ruolo sociale che svolge oggi con un occhio particolare a Procida, isola che si racconta attraverso la voce dei suoi abitanti e dei loro usi conviviali.
Il libro parte da una premessa che è tutta una filosofia: “Un uomo che beve soltanto acqua ha un segreto da nascondere ai propri simili”. È difficile, nonché raro, trovare qualche uomo che non sia assuefatto dalle bellezze del vino e dal suo valore simbolico. Con questo lavoro, dice Riccardo Scotto, ci siamo proposti di imbatterci e perderci totalmente nelle vie del vino. Un lavoro non semplice da affrontare, ma bello da vivere. Nella prima parte del lavoro abbiamo cercato di capire il tragitto che ha percorso il vino, dalle sue origini ai giorni nostri e il valore simbolico che gli uomini gli hanno attribuito nel corso della storia, fino ad arrivare al banchetto mitico-rituale in cui l’elemento simbolico più importante è proprio il vino.
Nella seconda parte del lavoro, la forte curiosità ci ha spinti ad ascoltare undici persone dell’isola di Procida, delle cui vite, usi, costumi e tradizioni, in un modo o nell’altro, il vino fa parte. Ancora più difficile, ma sorprendente, capire con quale spirito queste persone si avvicinano al vino e con quanto ardore cercano di farlo conoscere ai propri amici. Ma più che ardore si tratta di zelo: è stato interessante notare in che modo queste persone si adoperano per far sì che il vino diventi un’ottima bevanda, quasi un cocktail di-vino. Tanto lavoro e cura nella speranza che non vengano mai a mancare le tradizioni locali tramandate dagli avi.
In un certo senso, conclude Riccardo Scotto di Marrazzo, il vino per i Procidani rappresenta il biglietto da visita. Quando ci si siede a tavola e nella coppa circolare, come ripetendo l’antico rito greco, viene mesciato il vino, tutti possono partecipare, conoscenti e non; ed è il momento per i vari commensali di socializzare, e di lasciare, o meglio dimenticare, vecchi rancori. Il vino, come sottolinea Barthes, è una bevanda “socializzata”.

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