Dopo Guido Cennamo, sindaco dell’isola per 24 anni, Procida perde con il cav. Mario Sapere un altro pezzo della sua storia. Il maresciallo Sapere è morto l’altro giorno ad Ischia, ma a Procida ci ha passato una vita. Ha retto la locale Stazione Carabinieri dal 1964 al 1984, quando – appunto – si trasferì nell’Isolaverde andando a dirigere la Stazione CC di Ischia porto. Scrivo queste note sull’onda dei ricordi di gioventù. Allora Procida era un’altra isola: prevaleva l’economia e la cultura marinara e contadina, una vita semplice, più sobria. I giovani andavano quasi tutti al Nautico o all’Istituto Professionale Enem, le ragazze avevano trovato nel “Magistrale” la possibilità di uno sbocco nel mondo del lavoro. Il divertimento principale era il pallone. Un anno prima era nata la Juve Procida su iniziativa del Prof. Franco Lubrano, detto “U Bisc” e dopo un campionato vinto giocando sempre fuori casa sul “Rispoli” di Ischia, era stato costruito lo “Spinetti” che raccoglieva, ogni domenica, non meno di 1000 spettatori. Ebbene, i Carabinieri – diretti dall’allora Brigadiere Sapere – erano anch’essi “un’altra cosa”: si calavano perfettamente in questa realtà “paesana”, forse un po’ più “povera” di quella attuale, ma sicuramente più “bella”. I Carabinieri, dicevo, non si limitavano soltanto a fornire il servizio d’ordine sul Campo Sportivo per frenare (bastava la loro presenza) i tifosi dal sangue caldo, ma “estendevano” il loro servizio anche fuori dal campo. Gli Appuntati Peppino Fusco e Mario Santagata “controllavano” gli orari dei giocatori. Il venerdì e il sabato facevano il giro dei pochi bar e dei molti portoni dei palazzi per spedire, prima del 22, a casa quelli che s’intrattenevano qualche ora in più con le fidanzate.
Quando, poi, col 1968 scoppiò la passione per la politica e, anche a Procida, seppure in maniera diversa dalle grandi città, i giovani iniziarono a manifestare ed esprimere la loro vivacità, il maresciallo Sapere seppe gestire la nuova situazione in maniera appropriata. Concesse “spazi” di espressione a tutti, nel corso delle campagne elettorali regolò equamente orari e comizi, non risparmiò qualche tirata d’orecchi preventiva in caserma, consigliò, mai minacciò, i comportamenti da tenere, con i confini da non oltrepassare per non precipitare nella “denuncia” o in un possibile reato. La sua azione era improntata sulla prevenzione. Il che significava che i Carabinieri davano ascolto, erano in colloquio con tutti, marcavano con assiduità la loro presenza fisica e morale sul territorio.
Ricordo un fatto del 1978. Venne introdotta la cosiddetta “bolla di accompagnamento” per le merci. Il maresciallo Sapere convocò nella caserma di S. Maria delle Grazie tutti i corrieri dell’isola che trattavano il trasferimento delle merci dal continente. Insegnò a mio padre Ciro, Giovanni Ventrice, Antonio Brecciano, Antonio Massimino, a Carmela “a currera”, come compilare i modelli richiesti dalla nuova legge. Qualche volta, poi, che si trattava di reprimere, a fronte di situazioni di disagio, la sua forte umanità prevaleva, con soluzioni di buonsenso. Ieri mattina, Peppino Fusco – gli occhi carichi di commozione – ricordava un episodio, accaduto nel lontano 1965. C’era un venditore ambulante che faceva un casino da pazzi con una carrettella per vendere la sua mercanzia. Fermato per accertamenti, scoprirono che aveva 10 figli da mantenere e una fame nera. Nel lasciarlo andare, dopo avergli consigliato di urlare un po’ di meno, il maresciallo Sapere commentò: . Si dirà “Cose d’altri tempi!” E’ vero, ma anche Uomini d’altri tempi. Ricchi di umanità e buon senso.
Sul manifesto che ha annunciato la morte di Mario Sapere si legge: “Un uomo giusto ed onesto”. Avrei aggiunto: “BUONO”. Si, Egli era un uomo profondamente buono e di buone maniere. Riservato, cortese, dialogante con tutti, mai una parola fuori posto, ispirava serenità e rispetto. Insomma era un buon padre di famiglia che amava la sua comunità, la proteggeva, la difendeva, con severa umanità.
Alla vedova signora Cristina, ai figli, ingegnere Lorenzo (che ho avuto il piacere di incontrare come collega docente, qualche anno fa, all’Istituto Nautico) e prof. Maurizio, ai familiari tutti, all’Arma dei Carabinieri, giungano commosse e sentite condoglianze. Ciao, Maresciallo Sapere . Tu continui a vivere con la tua eredità di affetti, i tuoi comportamenti, i tuoi insegnamenti.
DOMENICO AMBROSINO (da IL GOLFO del 11gennaio 2009)
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