Una questione complessa da illustrare.
Negli ultimi mesi anche in Provincia di Parma si sta molto parlando dell’opzione RIFIUTI ZERO. La spinta propulsiva al dibattito, oltre che per effetto dalla delibera adottata il 29/11/2009 dal Comune di Colorno, arriva dal Comitato Gestione Corretta Rifiuti di Parma, che da diverso tempo è impegnato nel tentativo di convincere i politici del nostro territorio a rinunciare alla costruzione dell’inceneritore, sostituendolo con una seria politica di riduzione dei rifiuti e di smaltimento attraverso la realizzazione di impianti privi di impatto di ambientale.
Sensibilizzare l’opinione pubblica tuttavia non è semplice, in quanto l’enorme produzione di rifiuti è percepita come un effetto irreversibile e collaterale della società moderna, con l’incenerimento che viene spesso presentato come l’unica soluzione possibile per lo smaltimento. Chi sostiene la necessità degli inceneritori, afferma anche che l’opzione RIFIUTI ZERO è una mera utopia.
La scelta più naturale.
In realtà non si tratta di utopia, ma di immobilismo e quasi totale indisponibilità alla modifica del nostro modo di vivere, delle nostre abitudini quotidiane.
Per risolvere davvero il problema dei rifiuti, occorre anzitutto uscire dall’approccio classico ambientalista perché ormai questo non scuote più le coscienze. E’ come se tra la gente si fosse sviluppata una certa assuefazione. Questo atteggiamento ci porta a ragionare solo in termini di contenimento del problema.
Invece, occorre ribaltare il discorso e partire dal fatto che I RIFIUTI IN NATURANON EISTONO! Se in qualche modo saltano fuori, deve trattasi certamente di una curiosa anomalia, di un errore di progettazione.
Se approcciamo il problema in questi termini, diventa più semplice capire che l’opzione RIFIUTI ZERO E’ QUELLA NATURALE. Di conseguenza, è assurdo non riuscire a perseguirla: è come se mettessimo in discussione le leggi della fisica.
Un nuovo approccio industriale.
Per tradurre l’approccio in termini concreti occorre convertire gli impianti di produzione per assemblare manufatti recuperabili. Si tratta di un grosso investimento che tuttavia può essere finanziato dalle risorse che saranno risparmiate in futuro proprio attraverso all’eliminazione di rifiuti e il recupero dei materiali. Oggi non ci riusciamo perché non ne siamo capaci, ma non abbiamo nemmeno il coraggio di provarci; ma soprattutto, non è conveniente per l’elite dei potentati economici che si arricchiscono a dismisura con il sistema attuale.
Costi per tutti, profitti per pochi.
Oggi sempre più la normativa sui servizi pubblici privilegia i grandi gestori. Con la scusa di “economie di scala”, si incentivano le grandi fusioni; con la scusa dell’efficienza, si ricerca l’ingresso di privati. Questa modalità tende però a deprimere spesso l’iniziativa degli enti locali e ad impedire la nascita di sperimentazioni virtuose e la ricerca di approcci che tendano a diminuire i costi (e quindi i profitti).
Per contrastare questo processo, i comuni possono incontrarsi, confrontarsi, associarsi e “contaminare” i luoghi istituzionali nei quali possono rappresentare le loro istanze.
In provincia di Parma, abbiamo un gestore importante e qualificato, in grado di esprimere notevoli professionalità tecniche, amministrative e commerciali. Tuttavia, se le scelte e le soluzioni di questo gestore sono determinate dal profitto che deve assicurare agli azionisti, non avremo mai la garanzia che si lavori nell’interesse del territorio e dei cittadini.
Il gestore di Parma opera oggi in regime di salvaguardia (senza concorrenza) e determina autonomamente il proprio conto economico, ovvero decide quanto costano i servizi sulla base del profitto che desidera garantire ai propri soci. Non è mai in perdita! Il potere economico impone le scelte a quello politico, e questo non va bene!
Dacci oggi il nostro risparmio quotidiano.
Al cambio di approccio politico-economico, va però abbinato un cambio di atteggiamento quotidiano che tutti noi dobbiamo impegnarci a realizzare. Il problema non è quello di smaltire i rifiuti; il problema è quello di trovare il modo di smettere di consumare e sprecare materia ed energia; il problema è quello di trovare la forza di metterci in gioco cambiando le nostre abitudini, a partire proprio dalle più piccole.
Chiudete sempre l’acqua mentre passate il rasoio sul viso o vi spazzolate i denti? Vi portate la borsa di tela da casa quando fate la spesa? Spegnete sempre la luce in casa o in ufficio quando non serve? Verificate gli imballi dei prodotti che acquistate?
Il rifiuto scompare, ma solo in una società veramente consapevole.
Il cambio di approccio culturale al quale siamo chiamati ha però di fronte il muro dell’appiattimento culturale e sociale che permea la nostra società (e che in Italia è ancora più pregnante). Nel XXI secolo pensiamo tutti di essere liberi, ma siamo solo liberi di esserlo! Oggi non siamo solo schiavi del piacere: siamo soprattutto schiavi di ciò che ci viene imposto come bello e piacevole o addirittura come necessario.
Non siamo più liberi nemmeno di decidere cosa ci piace e cosa no; cosa è necessario e cosa no; cosa è giusto e cosa no.
Se non diventiamo prima consapevoli di questo fatto, se non facciamo un’autocritica anche personale, non possiamo sperare di cambiare il nostro atteggiamento.
Mirko Reggiani – Vicesindaco del Comune di Colorno (PR)
www.comunivirtuosi.org