Procida Urban Blog e "passaparola" di Marco Travaglio – Il partito unico dell'amore

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dal Blog www.beppegrillo.it
Buongiorno a tutti. Intanto: buon anno! Parlavamo lunedì scorso di inciuci e dell’uomo che da quindici anni si occupa di intrecciare inciuci con Silvio Berlusconi, ossia Massimo D’Alema con la sua ampia corte.

Non solo inciuci ad aziendam

Tra l’altro vi dicevo la settimana scorsa della figura di Gianni Letta, il quale è un po’ il trait d’union, in ottimi rapporti non solo con Berlusconi, essendo un ex dirigente della Fininvest, ma anche con Massimo D’Alema, che l’ha sempre considerato un punto di riferimento irrinunciabile. A questo proposito vi segnalo che, proprio in questi giorni, è uscito un libro scritto da due giornalisti di Annozero e pubblicato da Editori Riuniti, si chiamano Filippo Barone e Giusy Arena su Gianni Letta, dove si raccontano tutti gli scandali che hanno costellato la lunga vita giornalistica, aziendale e poi politica di Gianni Letta, così avrete un altro spaccato di quali sono i protagonisti dei vecchi inciuci e del nuovo inciucio che sta per arrivare e che speriamo si riesca a scongiurare.
Ma dicevo di D’Alema: D’Alema l’abbiamo lasciato alle prese con le questioni televisive, la settimana scorsa abbiamo raccontato di tutti gli inciuci che hanno consentito a Berlusconi di tenersi contro i principi della Costituzione, contro la legge sull’incompatibilità e ineleggibilità dei concessionari televisivi, le sue tre reti televisive, facendo politica e facendo anche per tre volte il Presidente del Consiglio. Ma non ci sono soltanto quegli inciuci ad aziendam, ci sono anche gli inciuci ad personam per Berlusconi e i suoi amici, che hanno avuto la possibilità di evitare più pesanti guai giudiziari non soltanto grazie alle leggi che Berlusconi e i suoi amici si sono fatti durante i loro tre governi, ma tutti dimenticano le leggi che il centrosinistra ha fatto a favore della casta, ma soprattutto a favore di Berlusconi, quando il centrosinistra governava e aveva la maggioranza, ossia tra il 96… anzi tra il 95 il governo Dini e il 2001 e poi tra il 2006 e il 2008. Tutto comincia proprio nel 95, quando per la prima volta il centrosinistra, inteso come i popolari e il PDS, va al governo tecnico, a sostenere il governo tecnico di Lamberto Dini insieme alla Lega Nord e, in quell’estate, viene approvata la prima legge contro la giustizia, che è una riforma della custodia cautelare che rende molto più difficile mettere le manette soprattutto ai colletti bianchi, per una serie di dettagli tecnici che, naturalmente, non è questa la sede per spiegare: lo dico, perché sto studiando questa materia, in quanto sto preparando un libretto che si intitolerà o dovrebbe intitolarsi “ Ad Personam” o qualcosa del genere, che sarà pubblicato da Chiare Lettere a fine mese e quindi lì troverete tutte le leggi vergogna, tutte le leggi ad personam, ad castam, ad aziendam che sono state varate da destra e da sinistra nella seconda Repubblica, le troverete sintetizzate tutte insieme una per una, con le ragioni per cui sono state approvate, con le conseguenze che hanno prodotto e poi, naturalmente, con una sintesi del loro testo, di modo che nulla rimanga impunito, perché è molto facile ricordare le leggi che si è fatto Berlusconi, ma molti preferiscono dimenticare le leggi che a Berlusconi, oppure agli amici propri e anche a lui, sono state fatte dal centrosinistra, quando invece avrebbe dovuto fare quello che aveva promesso ai propri elettori, ossia risolvere il conflitto d’interesse, approvare leggi antitrust, rompere il monopolio televisivo, sottrarre la RAI al controllo dei partiti etc..
La prima è proprio quella della custodia cautelare nel 95, quando i colletti bianchi vengono di fatto salvati, salvo casi eccezionali, dal rischio di finire in galera in custodia cautelare e poi arriva, nel 96, il governo di centrosinistra, sulla tv abbiamo visto che cosa è riuscito a fare e a non fare l’Ulivo, grazie soprattutto a D’Alema e ai suoi uomini che, già all’epoca, erano gli azionisti forti di riferimento del centrosinistra, previa visita di D’Alema, naturalmente, a Mediaset, dove D’Alema disse che Mediaset era un grande patrimonio del Paese, confondendo forse il patrimonio di Berlusconi con il patrimonio del Paese, Mediaset è patrimonio di Berlusconi, il patrimonio del Paese sarebbero le concessioni che, infatti, lui non potrebbe avere per tre televisioni, ma ha sempre ottenuto anche per la terza abusiva. E poi ci sono le leggi contro la giustizia: all’epoca erano leggi ad personas, nel senso che di persone da salvare ce ne erano parecchie anche del centrosinistra, visto che i processi di tangentopoli erano tutti aperti. E allora fu approvata una serie di leggi intanto per rendere sempre più lenti i processi e sempre più probabile la prescrizione: fu approvata una legge che modificava l’articolo 513 del Codice di Procedura Penale, che cosa vuole dire? E’ una legge che cestina le prove: con il vecchio articolo 513 succedeva questo, l’imprenditore confessava di aver pagato una tangente a un politico, dopodichè, dopo averlo confessato, patteggiava la pena, evitava il carcere, di solito, ottenendo una pena inferiore ai tre anni e quindi o andava in affidamento ai servizi sociali, se la pena era sopra i due e sotto i tre anni, oppure andava direttamente con la sospensione condizionale della pena e se ne restava a casa sua, se la pena era addirittura sotto i due anni. Patteggiava, usciva dal processo, nel processo rimaneva soltanto il politico corrotto, il quale invece sceglieva il dibattimento, proprio perché il politico ben conosce che conviene tirare alle lunghe, perché intanto può sempre succedere qualcosa e poi comunque la possibilità che il reato vada in prescrizione è molto alta, conseguentemente il politico si fa tutta la trafila: indagini preliminari, udienza preliminare, primo grado, appello e Cassazione, con il vecchio 513 , quello che l’imprenditore corruttore aveva confessato nel suo processo, dove aveva patteggiato la pena per aver corrotto il politico, il verbale valeva, ovviamente, anche nel processo a carico del politico e il giudice che giudicava il politico aveva il diritto di sapere che cosa aveva confessato l’imprenditore, visto che la tangente era la stessa. Se un imprenditore confessa una tangente a un politico il giudice che processa il politico avrà pure il diritto di sapere che cosa aveva detto quell’imprenditore, che quella tangente ha pagato al politico. Invece con il nuovo 513 quello che ha detto l’imprenditore non vale più, se non nel suo processo e quindi nel processo al politico il giudice non può neanche sapere quello che ha detto l’imprenditore, a meno che l’imprenditore anni dopo non decida di andare a ripetere le cose che aveva detto nel suo processo anche nel processo al politico, ma dato che la legge non obbliga l’imprenditore a farlo, quello che si chiama tecnicamente l’imputato di reato connesso o collegato, che è già uscito dal processo e, in ogni caso, essendo un imputato di reato connesso, anche se va in aula e si presenta può sempre rifiutarsi di rispondere, ecco, se il coimputato di reato connesso, che ha già patteggiato la pena (l’imprenditore corruttore) si avvale della facoltà di non rispondere, oppure non si presenta neanche in aula, non gli succede niente e conseguentemente di solito fa così. Perché? Perché non ha voglia di tornare in un’aula di Tribunale, perché non ha voglia di dare fastidio a un politico che tanto, visto che non è uscito di scena, potrà continuare a essergli utile in futuro. Ergo, il silenzio, la scena muta o l’assenza dell’imprenditore che ha corrotto il politico, nel processo al politico fa sì che il politico viene di solito assolto per insufficienza di prove, perché le prove erano sufficienti finché valeva la confessione del politico, ma se la confessione del politico viene cestinata per legge la prova diventa insufficiente e quindi il corruttore è stato condannato, ha patteggiato la pena per aver pagato il politico e quest’ultimo viene assolto dall’accusa di essere stato corrotto dal politico. Vi rendete conto che quindi abbiamo una sentenza che dice che l’imprenditore ha corrotto il politico e un’altra sentenza che dice che il politico non è stato corrotto dall’imprenditore. Questa legge che cestina le prove viene dichiarata incostituzionale dalla Corte Costituzionale, perché è una follia, è un’ingiustizia clamorosa, le prove bisogna vedere se sono buone o meno, non bisogna cestinarle: se proprio si vuole che il coimputato di reato connesso, che è già uscito dal processo e ha patteggiato, vada a ripetere le accuse in aula, bisogna fare una legge che le obblighi a farlo o che lo punisca se non lo fa, di modo che chi ha lanciato la pietra poi non nasconda la mano e vada a ripetere tutto anche nell’altro processo. Invece non fanno niente per disciplinare il diritto al silenzio o al non presentarsi dei coimputati e quindi dichiarano chiaramente quale è la ratio di questa norma, che non è quella di assicurare il contraddittorio tra le parti nel processo, ma è quella di cestinare le prove a carico dei politici colpevoli.

La porcata
La porcata, come vi ripeto, viene dichiarata incostituzionale dalla consulta dopo che l’avevano approvata Camera e Senato quasi all’unanimità: politici di destra e politici di sinistra, nel 1997. La Corte Costituzionale la boccia nel 1998 e che cosa fanno destra e sinistra insieme nel 1999? Trasformano la legge che la Corte Costituzionale aveva appena dichiarato incostituzionale in legge costituzionale, con la maggioranza dei due terzi, con la doppia lettura Camera /Senato, Camera /Senato e così prendono una legge incostituzionale e la infilano nella Costituzione all’articolo 111, che viene ribattezzato “ giusto processo”. E’ quel giusto processo che vi ho detto prima, il corruttore ha corrotto il politico, ma il politico non è stato corrotto dal corruttore, cioè c’è una tangente sicura, viene condannato chi l’ha pagata, ma chi l’ha presa no e questo lo chiamano il giusto processo. Questa porcheria viene fatta da destra e sinistra messe insieme, oggi c’è qualcuno che si indigna, giustamente, per il fatto che Berlusconi vuole infilare nella Costituzione il Lodo Alfano, che la Corte Costituzionale ha appena dichiarato incostituzionale. Ebbene, l’hanno già fatto destra e sinistra insieme nel 1999 e, dato che l’hanno fatto tutti insieme, nessuno ha detto mai niente.Fanno un’altra cosa, sempre nel 1997: depenalizzano l’abuso d’ufficio non patrimoniale; che cosa è l’abuso d’ufficio? E’ quando un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio commette un abuso durante la sua attività nella Pubblica amministrazione: dà un appalto alla persona sbagliata, fa un favoritismo in un concorso, lottizza un’A.S.L., questi sono gli abusi d’ufficio di solito. C’è quello non patrimoniale, nel senso che non si riesce a dimostrare quale vantaggio patrimoniale, con il tuo atto abusivo, hai procurato alla persona che hai favorito o quale svantaggio patrimoniale hai procurato alla persona che hai sfavorito, favorendo l’altra. Questo è l’abuso non patrimoniale. Se si riesce pure a dimostrare che l’abuso d’ufficio ha finalità patrimoniali, ossia volevi favorire patrimonialmente la persona che hai agevolato o volevi proprio sfavorire patrimonialmente la persona che hai svantaggiato e allora l’abuso d’ufficio è più grave e si chiama abuso patrimoniale. Che cosa fanno destra e sinistra insieme nel 1997? Depenalizzano l’abuso non patrimoniale, che è quello più facile da dimostrare: l’atto è abusivo, punto, poi chi ci ha guadagnato e chi no non c’entra, l’importante è che l’atto sia abusivo, illegittimo. Perché lo depenalizzano? Intanto perché ci sono intere Giunte Regionali sotto processo per abuso d’ufficio, per avere lottizzato le A.S.L. in Lombardia, le A.S.L. in Piemonte, c’è l’intera Giunta regionale dell’Abruzzo, che è stata addirittura portata in galera in blocco perché si spartiva abusivamente fondi europei. Con questa riforma vengono cancellati i loro reati: perché? Perché non era stato dimostrato il vantaggio patrimoniale, se nomino un tizio del mio partito a direttore generale dell’A.S.L. di Gallarate o di Moncalieri o di Viterbo – che ne so? – vai a dimostrare che l’ho fatto apposta per fare un vantaggio patrimoniale a lui e uno svantaggio patrimoniale a un altro: ho nominato uno del partito, che poi naturalmente mi sarà grato quando dovrà nominare i primari e cose del genere e terrà d’occhio il mio orticello elettorale, no? Vai a dimostrare il vantaggio patrimoniale. Bene, tutto questo tipo di abusi, lottizzazioni, nepotismi, favoritismi, concorsi truccati, familismi etc. etc., quelli che sistemano l’amante, la fidanzata, il figlio etc., è tutto depenalizzato: pensate soltanto ai concorsi universitari, ai figli dei baroni, ai padri etc., tutto depenalizzato. Rimane reato l’abuso patrimoniale, cioè quando riesci a dimostrare il vantaggio patrimoniale, ma le pene vengono dimezzate e così non c’è più l’intercettazione telefonica o ambientale e, soprattutto, c’è una prescrizione talmente breve che è quasi impossibile fare il processo nei tre gradi di giudizio in tempo, prima che cali la mannaia della prescrizione e così, di fatto, l’abuso d’ufficio non c’è più. C’è anche una finalità aggiuntiva in questo inciucio tra destra e sinistra che cancellano il reato di abuso d’ufficio: l’abuso d’ufficio era un reato grimaldello che serviva per entrare in altri reati; se uno fa un abuso non lo fa perché gli piace fare gli abusi, ma lo fa perché si aspetta qualcosa in cambio; poi a volte scopri che cosa ha avuto in cambio e allora lì c’è anche la corruzione, se non scopri che cosa che c’è stato in cambio punisci comunque l’atto abusivo, ma se scopri l’atto abusivo e puoi fare delle indagini su quell’atto abusivo, spesso scopri che poi dietro c’è la mazzetta. L’abuso d’ufficio era diventato un ottimo sistema, per i magistrati, per entrare nel sistema della corruzione e andare a cercare le mazzette: se non puoi più processare le persone per l’atto abusivo non puoi più neanche continuare le indagini e trovare le mazzette, quindi è molto più facile che le mazzette restino nascoste, questo è un altro bell’inciucio e lo dico perché l’altra settimana abbiamo fatto il tormentone di D’Alema che diceva “ quali sarebbero, in tutti questi anni, gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco”: ecco, per esempio la depenalizzazione dell’abuso d’ufficio, votato da destra e da sinistra con la maggioranza di centrosinistra, che avrebbe potuto impedire queste cose e invece le ha fatte insieme al centrodestra, riforma del 513 incostituzionale, trasformazione della legge incostituzionale in legge costituzionale e poi una serie incredibile di altre leggi, per esempio quella che ha salvato Dell’Utri. Nessuno se lo ricorda, lo troverete in questo libro che sto facendo, ma nel 1999 Dell’Utri rischiava di finire in galera, perché era stato condannato in appello per false fatture e frode fiscale a Torino, a tre anni e due mesi: tre anni e due mesi sono sopra la soglia dei tre anni, sotto la quale in Italia non si va in carcere, ma si va in affidamento al servizio sociale. Quindi, se la Cassazione avesse confermato quei tre anni e due mesi a Dell’Utri, quest’ultimo sarebbe finito dentro anche se era parlamentare, perché i parlamentari hanno l’immunità dall’arresto preventivo, ma non l’immunità dall’arresto per scontare la pena quando è diventata definitiva, per cui sarebbero andati a prenderlo e l’avrebbero portato in galera. E allora che cosa fa il centrosinistra insieme al centrodestra? Ma la responsabilità maggiore ce l’ha il centrosinistra, perché ha la maggioranza in Parlamento in quel momento: una leggina che consente a Dell’Utri di patteggiare in Cassazione. Ora il patteggiamento in Cassazione è una follia, è un controsenso: perché? Perché il patteggiamento ha un senso in quanto se tu, prima che inizi il tuo processo, decidi di patteggiare la pena risparmi alla giustizia in sacco di tempo e di risorse, perché non vai a fare il dibattimento e conseguentemente non impegnerai giudici, cancellieri etc. per i dieci anni che ci vogliono a fare primo grado, appello e cassazione, patteggi subito e buona notte. E lo Stato in cambio ti dà uno sconto di un terzo della pena, questo è il patteggiamento. Se invece tu ti fai tutte le indagini, tutta l’udienza preliminare, tutto il primo grado, tutto l’appello e poi, alla vigilia della Cassazione, dici “ patteggio”, allo Stato non gliene viene in tasca più niente e quindi, se ti dà lo sconto di pena, te lo dà gratis, nel senso che ci guadagni soltanto tu imputato, lo Stato non ci guadagna niente, ecco perché il patteggiamento non ha alcun senso. Il patteggiamento va fatto subito in udienza preliminare, quando inizia il processo non puoi più patteggiare e invece no: fanno una legge che consente a Dell’Utri di patteggiare addirittura in Cassazione, quando ormai per lo Stato non c’è più alcuna convenienza a accordargli il patteggiamento e così Dell’Utri ottiene di patteggiare la pena in Cassazione, il processo è durato esattamente quello che è durato, perché ormai siamo arrivati all’ultima casella del gioco dell’oc
a, ma intanto Dell’Utri ottiene lo sconto di un terzo della pena, che gli consente di scendere sotto i fatidici tre anni e quindi di non andare in galera e di restare in Parlamento. Nessuno si ricorda queste cose, ma non le ha mica fatte Berlusconi, le ha fatte il centrosinistra insieme a Berlusconi che, nello stesso periodo, naturalmente gli ha fatto passare una legge pro /Sofri, anche di questo nessuno si ricorda, ma lo stesso promotore della legge pro /Dell’Utri, l’Avvocato Giuseppe Valentino di Alleanza Nazionale, è il primo firmatario di un disegno di legge pro /Sofri e cosa era successo a Adriano Sofri? Che l’avevano condannato in via definitiva per l’assassinio del commissario Calabresi e era finito in galera, perché doveva scontare 22 anni insieme ai suoi complici, Bompressi e Pietro Stefani. A un certo punto aveva chiesto la revisione del processo, sostenendo che c’erano delle nuove prove che lo scagionavano. A giudicare l’ammissibilità della richiesta di una revisione di processo, cioè se si può iniziare il processo di revisione o meno, c’è un filtro che è costituito dalla Corte d’Appello del distretto dove sei stato giudicato e conseguentemente, quando vengono presentate queste presunte nuove prove, la Corte d’Appello di Milano si pronuncia e dice “ non è vero, non sono nuove prove, erano già note, non sono prove e non sono nuove”, per cui niente revisione. Sofri ricorre in Corte di Cassazione e, mentre ricorre in Corte di Cassazione, in Parlamento questo Valentino di Alleanza Nazionale, insieme al centrosinistra ovviamente, presenta una legge che dice che, quando viene chiesta la revisione del processo, una volta dichiarata ammissibile non se ne deve più occupare la Corte d’Appello, che ha già giudicato nel processo principale l’imputato, ma se ne deve occupare la Corte d’Appello del distretto più vicino. Se sei stato giudicato a Milano, nel processo di revisione si va a Brescia: tutto questo lo fanno per premere sulla Corte di Cassazione, infatti quest’ultima, guarda un po’, annulla la decisione della Corte d’Appello di Milano, che aveva dichiarato inammissibile la revisione e rimanda le carte alla Corte d’Appello di Milano, che però non può più occuparsene perché, nel frattempo, hanno cambiato la legge e hanno detto che se ne deve occupare Brescia. E allora se ne occupa la Corte d’Appello di Brescia, la quale decide però come quella di Milano e dice “ le prove non sono né nuove, né prove, per cui non è ammissibile la richiesta di revisione”, nuovo ricorso degli Avvocati di Sofri alla Corte di Cassazione, la quale per la seconda volta annulla la dichiarazione di inammissibilità della revisione del processo principale. E a chi manda le carte per valutare per la terza volta l’ammissibilità della revisione del processo? Non più a Brescia, ma ancora una volta alla Corte d’Appello più vicina, cioè è iniziato una specie di gioco dell’oca della giustizia: quelli di Venezia, che sono i più vicini a Brescia, si occupano del caso e, dato che hanno capito l’antifona, cioè che o si accetta la revisione, oppure quelli cambiano nuovamente la legge, accettano di fare la revisione del processo che si celebra a Venezia, davanti alla Corte d’Appello, la quale alla fine decide che non c’è nessuna prova nuova e che quindi vanno ricondannati Sofri, Bompressi, Pietro Stefani e il solito Marino, che però non aveva fatto istanza di revisione e aveva confessato. A quel punto gli Avvocati di Sofri si rivolgono alla Corte di Cassazione contro la sentenza che li ricondanna e la Corte di Cassazione stavolta stabilisce che ha ragione la Corte d’Appello di Venezia, ossia che, anche se era ammissibile la richiesta di revisione, nel processo di revisione giustamente i giudici hanno ritenuto che non bisognasse cambiare la sentenza di condanna definitiva. Quindi mette una pietra tombale sulla faccenda, o forse crede di avervi messo una pietra tombale, perché poco dopo Sofri si rivolge addirittura alla Corte di Giustizia Europea, la quale un’altra volta stabilisce che i giudici italiani hanno rispettato tutte le regole e che conseguentemente la condanna di Sofri è legittima. Ma tutto questo, che ha impegnato i giudici per anni e anni ancora, non sarebbe stato possibile se destra e sinistra insieme, mentre salvavano Dell’Utri dall’arresto, non avessero anche fatto una legge per cercare di salvare Sofri, sottraendolo al suo giudice naturale, quello di Milano, che a lui, come a tanti altri imputati eccellenti (vedi Berlusconi e Previti) non piaceva per niente. Ecco perché poi è difficile, per il centrosinistra, opporsi alle leggi ad personam che si fa Berlusconi: perché quelli del centrosinistra hanno fatto, a loro volta, delle leggi ad personam per Sofri, per Dell’Utri etc. etc..

Silenziare i pentiti

In quella legislatura 96 /2001, mentre D’Alema presiedeva la Bicamerale, Berlusconi pretende dal centrosinistra che passi qualsiasi cosa e il centrosinistra gliele dà tutte vinte: per esempio la legge sui pentiti, una legge che era stata chiesta espressamente da Riina nel papello, una legge che toglie quasi tutti i benefici ai mafiosi che collaborano con la giustizia e in più impone loro anche di parlare di tutta la loro carriera mafiosa nei primi sei mesi della collaborazione. Dopodichè, qualunque cosa dicano, non vale più. Immaginate uno che è stato mafioso per 50 anni, che ha commesso decine di delitti, come fa a ricordarsi in sei mesi tutto quello che ha fatto nella sua vita? A volte magari non dà neanche importanza a certe cose che assumeranno importanza successivamente, quando magari salta su qualcun altro a raccontare qualcosa, o quando magramente al giudice viene da chiedergli qualcosa: ecco, se loro non ne hanno già parlato nelle dichiarazioni introduttive nei primi sei mesi, quello che diranno dopo non sarà più valido. E a che cosa serve, a che cosa mira questa legge, se non a silenziare i pentiti? E’ evidente che è così, vogliono tappare la bocca ai pentiti non perché raccontino balle, perché se raccontassero balle li lascerebbero parlare per tutta la vita, ma perché raccontano la verità: molti di loro nel 96, 97 e 98 stavano cominciando a parlare dei rapporti tra mafia e politica, delle trattative tra lo Stato e la mafia ai tempi delle stragi e, addirittura, dei mandanti esterni delle stragi, quindi tutta la classe politica di destra e di sinistra, con la Legge Fassino sui pentiti, decide di cucire la bocca ai mafiosi, di modo che chi si è già pentito torni indietro e si penta di essersi pentito e ritratti tutto, cosa che purtroppo accade dopo quella legge e chi, invece, stava per pentirsi e per collaborare e aggiungere altri particolari è stato silenziato, perché era meglio che non parlasse e che certi altarini non venissero fuori. Ecco perché poi qualcuno oggi fa lo spiritoso e dice “ ah, chissà come mai Spatuzza parla dopo tanti anni!”: perché all’epoca, quando i pentiti parlavano, i politici hanno pensato bene di farli stare zitti, creando un clima tale per cui, per diversi anni, si è capito benissimo che non conveniva parlare di certi argomenti, perché la politica, invece di fare di tutto per far dire la verità ai mafiosi, aveva tutto l’interesse a che i mafiosi stessero zitti sui rapporti con la politica.
Sempre a proposito di quali sono gli accordi sottobanco fatti da centrosinistra e centrodestra che D’Alema ci chiede di ricordargli e di rammentargli, che dire della chiusura delle carceri di Pianosa e Asinara, che è un altro punto del papello di Totò Riina, che è stato realizzato negli anni del centrosinistra? Altro che 41 bis! Era un’altra cosa il 41 bis nelle isole, lì sì i boss non riuscivano veramente a comunicare verso l’esterno e, guarda caso, sono stati riportati tutti nelle carceri continentali, dove è molto più facile intrattenere rapporti anche stando al 41 bis. E che dire della legge che ha addirittura abolito l’ergastolo per i mafiosi coinvolti nelle stragi? Nessuno se le ricorda, queste cose, ma per alcuni mesi nel 99 il centrosinistra e il centrodestra insieme hanno abrogato l’ergastolo per il reato di strage, consentendo l’accesso al rito abbreviato anche agli imputati di strage: il rito abbreviato è quello che si fa subito davanti al G.I.P. in udienza preliminare, senza iniziare il dibattimento, con le prove trovate dai Pubblici Ministeri. Su quella base si fa il rito abbreviato, che dura pochissimo: non si fa il dibattimento e quindi, in cambio, hai fino a un terzo di sconto della pena. Se uno ha fatto una strage prenderebbe l’ergastolo, quanto è in terzo dell’ergastolo? Trenta anni. Invece dell’ergastolo, i boss mafiosi delle stragi del 92 e 93 improvvisamente potevano arrivare a prendere soltanto trenta anni, che poi in Italia diventano venti con l’istituto della liberazione anticipata e, dato che erano tutti in galera da una decina d’anni, avrebbero avuto dinanzi a sé solo più dieci anni da trascorrere in carcere e avrebbero anche potuto ottenere i primi permessi premio, perché avevano già scontato quasi la metà della pena. Questa è un’altra clamorosa defaillance del sistema antimafia e è, guarda caso, un’altra delle richieste che Riina aveva scritto nel papello, che è stata soddisfatta, almeno per alcuni mesi, della legislatura del centrosinistra, dopodichè le proteste dei parenti delle vittime di Via dei Georgofili furono così forti che alla fine, per fortuna, almeno sull’ergastolo il centrosinistra tornò indietro e ripristinò un’aggravante speciale che riportava quei trenta anni all’ergastolo e quindi neutralizzava l’effetto di sconto che portava gli stragisti a avere trenta anni e non più la pena a vita. Inoltre ci sono le leggi sui reati fiscali, le leggi che aboliscono alcune fattispecie di utilizzo di false fatture, che consentono a Dell’Utri un ulteriore sconto di pena, senza neanche il rischio di dover chiedere l’affidamento ai servizi sociali, ossia lo fanno scendere sotto i due anni, entro i quali è compresa la sospensione condizionale della pena. C’è una serie di leggi impressionanti – e poi le troverete nel libro – che rispondono perfettamente alla domanda che D’Alema ha posto: “quali sarebbero gli accordi sottobanco?”.
Dopodichè arriva Berlusconi nel 2001, perché ha fatto saltare la Bicamerale: Bicamerale dove il centrosinistra si era venduto l’anima, aveva concesso le cose più incredibili, vi basti sapere che la bozza sulla giustizia votata dalla destra e dalla sinistra in Bicamerale, eccetto Rifondazione Comunista, era praticamente la ricopiatura del piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, che infatti ne reclamò il copyright in un’intervista al sottoscritto e, alla fine, Berlusconi gliela ha pure fatta saltare, perché voleva pure l’amnistia e, dato che le elezioni ormai erano vicine, l’amnistia non la volevano né il centrosinistra né i leghisti, né Alleanza Nazionale, ne aveva bisogno lui insieme ai suoi compari. Non gliela hanno data e lui gli ha fatto saltare la Bicamerale, ma tanto in quei cinque anni aveva ottenuto tutto quello che voleva, che bisogno aveva di regalare a D’Alema la patente di padre costituente? E infatti la riforma costituzionale Berlusconi se la è organizzata in casa, in quella baita del Cadore insieme a Calderoli e altri grandi costituzionalisti: quella è la legislatura 2001 /2006, governo Berlusconi, maggioranza di centrodestra, in cui nascono leggi ad personam, nel senso che Berlusconi se le fa per sé, non ha più bisogno del centrosinistra, perché il centrosinistra si è dissanguato e adesso è in minoranza. Avrà bisogno del centrosinistra nuovamente dal 2006 al 2008 e infatti dal 2006 al 2008 il centrosinistra ricomincia a dargliele tutte vinte: l’ordinamento giudiziario Castelli, che era una serie di decreti delegati su cui poi il governo avrebbe dovuto esercitare le deleghe, se il governo di centrosinistra non li avesse voluti esercitare, quei decreti delegati, la riforma Castelli sarebbe stata cestinata e questo avevano promesso in campagna elettorale quelli del centrosinistra e invece hanno fatto passare quasi tutta la riforma Castelli, trasformandola in Mastella, con un cambio di vocale e un cambio di consonante, per creare i presupposti di quegli incredibili procedimenti disciplinari contro magistrati scomodi, che hanno portato alla cacciata di De Magistris e poi dei magistrati di Salerno, proprio grazie alla riforma Castelli /Mastella e, quando si è scoperto che la security della Telecom raccoglieva dossiers su giornalisti, magistrati, imprenditori e politici, che cosa ha fatto il governo di centrosinistra? Una legge per imporre l’immediata distruzione di quei dossiers e, in uno di quei dossiers, si parlava di un certo “ Fondo Quercia”, sul quale si stavano scatenando i migliori spioni del mondo per andare a vedere se, per caso, quella quercia aveva qualche parentela con la Quercia dei DS e è strano: prima ancora di sapere che cosa c’è nei dossiers di Tavaroli fai già un decreto per dire che vanno distrutti? Destra e sinistra tutti insieme? Voi capite perché poi uno parla di ricatti dietro alla politica degli inciuci, di ricatti incrociati e trasversali: io distruggo i dossiers tuoi e tu distruggi i miei e poi l’indulto; l’indulto con il centrosinistra in maggioranza, che salva Previti facendo un indulto di tre volte più ampio di quello che serviva per sfoltire le carceri in quel momento: invece di fare un indulto con uno sconto di pena di un anno ai detenuti, ne fanno uno con uno sconto di pena di tre anni, perché a Previti serviva uno sconto di tre anni, altrimenti sarebbe rimasto agli arresti domiciliari, indulto che naturalmente viene allargato ai reati di corruzione e anche di corruzione giudiziaria e perfino di voto di scambio politico mafioso, evidentemente perché c’erano interessi per salvare imputati di corruzione giudiziaria e sappiamo chi sono (Previti) e di voto di scambio politico /mafioso, quelli non sappiamo chi sono perché.. magari lo scopriremo tra qualche anno, visto che l’indulto vale per tutti i reati commessi fino al 2006, che magari verranno scoperti nel 2009, nel 2010 o nel 2011.
Non so se ho risposto alla domanda di Massimo D’Alema: “ quali sarebbero, in tutti questi anni, gli accordi sottobanco che avremmo fatto con Berlusconi? Sarei curioso di sentire l’elenco!”. Credo che se il centrosinistra fosse stato per un solo giorno antiberlusconiano, come viene accusato di essere stato per quindici anni, Berlusconi non sarebbe più in politica, sarebbe stato dichiarato ineleggibile, gli sarebbero state tolte le televisioni e non in base a leggi comuniste o estremiste, ma in base a leggi liberali che già esistono: legge del 57 e sentenza della Corte Costituzionale 94 /2002. Il fatto che non si sia voluto fare neanche il minimo dimostra non solo che l’antiberlusconismo nel palazzo, a parte Di Pietro e pochi intimi, non è mai esistito, ma che il problema in Italia è proprio il centrosinistra berlusconiano o berlusconizzato e questo spiega per quale motivo ancora una volta, non essendoci noi liberati e non riuscendo mai a liberarci della classe politica che ci ammorba da trenta anni a questa parte, siamo costretti a rivivere continuamente ogni giorno la stessa scena e oggi abbiamo nuovamente Violante, abbiamo di nuovo D’Alema, abbiamo di nuovo Berlusconi, che rifanno le stesse cose che hanno fatto per quindici anni e che tentano anche di negarle, quando ormai li si vede a occhio nudo dalle facce, dagli ammiccamenti che cosa stanno facendo e che cosa vorrebbero fare. Ecco perché penso che, per liberarci del berlusconismo e di Berlusconi, non ci si possa concentrare solo sulla figura di Berlusconi, ma anche di quegli altri che, in questi anni, gliele hanno date tutte vinte e ecco perché, dopo il “ no Berlusconi day”, penso che abbia ragione Pietro Rica quando, per il 6 febbraio a Milano, propone di tenere un “ no D’Alema day”, magari più piccolo, magari più circoscritto, ma sarebbe un segnale, perché i due si tengono su reciprocamente come le due carte che stanno in piedi sul tavolo fino a quando non ne cade una e, dopodichè, cade anche l’altra. Ricordatevi quel detto di Petrolini che, quando un contestatore, dal loggione lo fischiava durante i suoi spettacoli, lo fischiava una volta, lo interrompeva la seconda e lo interrompeva la terza, a un certo punto Petrolini alzò gli occhi e disse “ io non ce l’ho con te, ce l’ho con il tuo vicino, che non ti ha ancora buttato di sotto!”.
Passate parola e buon anno!

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