Salva l'acqua: la campagna sale di tono

 

di Enzo Mangini – www.carta.org – Mailbombing sui deputati per bloccare l’approvazione dell’articolo 15 del decreto 135 del 2009 e un presidio davanti al parlamento. La campagna per fermare la privatizzazione della rete idrica italiana cambia passo e cresce. Intanto, la Puglia decide di ripubblicizzare il suo acquedotto.

Saranno decisivi i prossimi giorni per il futuro dell’acqua in Italia. Da qui al 16 novembre, quando la Camera dei deputati inizierà a discutere la conversione in legge del decreto 135 del 2009 la rete dei Movimenti italiani per l’acqua ha lanciato una serie di iniziative per evitare che il furto si compia. Si comincia domani, con un’azione di mail bombing sui deputati che fanno parte della Commissione affari costituzionali, la prima a esaminare il decreto a partire proprio da domani, martedì 10 novembre. Due giorni dopo, giovedì 12, il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha convocato un presidio davanti Montecitorio, a partire dalle ore 10,30. Il presidio si ripeterà anche nelle principali città italiane e in tutti quei territori che in questi anni sono stati in prima fila nella difesa dell’acqua pubblica.
Dalla riunone del Forum, lo scorso fine settimana a Firenze, è emersa l’urgenza di imprimere alla campagna in difesa dell’acqua pubblica una brusca accelerazione, a causa dell’approvazione da parte del Senato, lo scorso 3 novembre, dell’articolo 15 del decreto 135. L’articolo impone che siano fatte gare d’appalto per la gestione dei servizi pubblici e nello stesso tempo stabilisce che nelle società miste pubblico-privato la quota «pubblica» non possa superare il 30 per cento. In questo modo tutti i servizi idrici italiani, anche quelli che avevano resistito all’ondata di privatizzazioni degli anni novanta e del primo governo Berlusconi, rischiano di passare tra gli assets delle multinazionali del settore e di quelle grandi ex-municipalizzate che nel frattempo sono diventate aziende e come tali si comportano. Sullo sfondo, c’è la questione centrale, cioè se l’acqua debba essere considerata una merce come tutte le altre o invece non sia un diritto umano, dunque fuori dalla disponibilità del mercato.
«Bene comune e diritto umano universale» viene definita l’acqua, per esempio, nella delibera con cui il 20 ottobre la Regione Puglia ha deciso di avviare la procedura per riportare sotto il pieno controllo pubblico l’Acquedotto pugliese, uno dei più grandi d’Europa. In una conferenza stampa lunedì a Roma, nella sede locale della Regione Puglia, il presidente della Giunta regionale Nichi Vendola ha spiegato che – tra le altre cose – il decreto del governo, un governo che si dice federalista, entra in conflitto con le competenze delle Regioni. Carlo Podda, segretario della Cgil-Funzione pubblica ha poi aggiunto che è l’intera gestione del «pubblico» e tutta la politica delle privatizzazioni a dover essere rivista, poiché molte delle privatizzazioni condotte in Italia sono state decise sull’onda di una scelta ideologica. Marco Bersani, in rappresentanza del Forum italiano dei movimenti per l’acqua, ha aggiunto che la caratteristica principale del movimento è di unire un’ampia capacità di protesta a una articolata esperienza di proposte. Bersani ha ricordato che in parlamento giace una legge di iniziativa popolare, che porta in calce più di 400 mila firme di cittadini italiani che chiedono di chiudere il rubinetto delle privatizzazioni idriche.
L’operazione lanciata dalla Regione Puglia è innovativa anche nel metodo. Il percorso di ri-pubblicizzazione dell’Acquedotto pugliese, infatti, sarà studiato da un tavolo di lavoro congiunto, composto dalla Regione, dal Comitato pugliese Acqua bene comune e dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua. Non solo per «aprire» le istituzioni alla partecipazione dei cittadini, ma anche per segnalare l’attenzione a una delle grandi lezioni politiche dei movimenti di difesa dell’acqua in tutto il mondo. Cioè che tra la gestione «pubblica» burocratica e magari lottizzata e quella privata vorace e mercantile, ci può essere una terza possibilità: il controllo sociale del bene pubblico per eccellenza.

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