“Salvare il Belpaese” di Franca Canigliani (Nicomp Laboratorio Editoriale, Firenze)
Ricordate quando, negli anni Settanta, Antonio Cederna si scagliava contro il malgoverno del territorio (considerato terra di conquista per le truppe d’assalto della speculazione edilizia, anziché patrimonio collettivo e risorsa non riproducibile), la rapina delle coste, le città senza verde, l’abusivismo, il dissennato consumo di suolo, la cementificazione alla cieca (per costruire l’inutile e il superfluo) e infine, last but not least, contro una classe politica miope e ottusa senza riscontro nella storia moderna di nessun altro paese?
Oltre trent’anni sono passati da quelle puntuali denunce e tutto è come allora, anzi lo sfacelo del Belpaese è oggi in atto ancor più rapido e violento, e, quel che è peggio, nella colpevole indifferenza della nostra classe politica e di una parte della società civile. In quegli stessi anni Giuseppe Barbieri denunciava lo spreco delle risorse naturali e ammoniva che è interesse della comunità conservare i valori ambientali e paesaggistici, “come salvaguardia di un capitale che, una volta degradato, non potrà più costituire fonte stabile di reddito, di lavoro, di sviluppo”, giungendo a formulare per la Toscana originali proposte di tutela oggi più che mai attuali.
Saprà questa Regione, storicamente impegnata in un’attenta politica territoriale, raccogliere la sfida che l’attende? Riusciremo a salvare ciò resta del Belpaese, dei suoi paesaggi mirabilmente intessuti dall’uomo nel corso dei secoli e non ancora irrimediabilmente sfigurati, violentati, stravolti nei loro caratteri peculiari?
E che dire dell’attuale appiattimento della politica italiana su ragioni economiche di breve periodo, della china rovinosa imboccata, della visione distorta dello “sviluppo territoriale”, della febbre veteromodernista che dilaga, dello scardinamento in atto delle regole?
Un coro (quasi) unanime chiede mani più libere sul territorio per non impedire all’Italia di “crescere” e invoca la realizzazione di grandi (inutili) opere dai costi finanziari insostenibili ed estremamente impattanti dal punto di vista ecologico-ambientale e paesaggistico. Non sarebbe meglio riqualificare le periferie degradate, risanare i siti inquinati, intervenire contro il dissesto idrogeologico, puntare sulla qualità del paesaggio e dell’ambiente, in un corretto rapporto tra esigenze di trasformazione e rispetto della natura dei luoghi?
Qualche segnale positivo non manca. Non mancano i Comuni virtuosi, i buoni piani che si propongono di arrestare la devastazione del territorio e di assicurare al paesaggio un tutela rafforzata. Non mancano gli amministratori capaci di guardare lontano. Piccoli passi verso una presenza effettiva della cultura della tutela nell’agire politico, verso il riconoscimento del primato del bene pubblico e dell’interesse generale.
Il primo capitolo del libro si interroga sul concetto di paesaggio e sulle sue molteplici valenze, con particolare riguardo alla difficile valutazione economica di un bene cui si riconosce una precisa funzione legata al benessere della società.
Il secondo capitolo introduce il lettore all’interno di un quadro legislativo (quello italiano) a dir poco incerto e confuso per il delicato intreccio tra materie di competenza statale e regionale, cui si aggiunge di fatto la mancata volontà politica di tutelare il paesaggio in forza di legge, in quanto valore primario.
Il terzo capitolo affronta il tema di come orientare e armonizzare la trasformazione dei paesaggi rurali tradizionali, nel difficile tentativo di consentirne l’evoluzione in continuità con il passato, coerentemente con la propria struttura profonda.
Di fronte alle trasformazioni dirompenti in atto nei nostri territori rurali e alla perdita irreparabile dei loro caratteri peculiari, il quarto capitolo sottolinea lo stretto legame esistente tra paesaggio da tutelare e agricoltura da mantenere in vita, promuovendo un nuovo modello di ruralità in grado di combinare innovazione e conservazione.
Il quinto capitolo si concentra sul caso toscano, volgendo uno sguardo a ciò che accade nel territorio aperto, tra persistenze storiche rilevanti e obiettivi di tutela che la Regione dichiara?di voler perseguire.
Alla Regione Toscana sono appunto rivolte le proposte contenute nel sesto capitolo (trent’anni dopo quelle avanzate da Giuseppe Barbieri), con il focus sulle opportune strategie per salvare i valori d’insieme di un paesaggio unico, che resiste all’usura del tempo e a dispetto di pratiche di governo non sempre adeguate.
Il libro si chiude infine con un utile glossario e un’antologia di brani scelti nel coro delle voci di quanti osservano, analizzano e con passione intellettuale e civile protestano per lo sfacelo del Belpaese. Soprattutto ad essi e alle nuove generazioni ci si rivolge, perché con il loro impegno riescano a fare dell’Italia un paese migliore.
Franca Canigiani, l’autrice, insegna geografia, nonché Geografia del paesaggio e dell’ambiente nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Firenze. Con l’Editore NICOMP ha pubblicato Ambiente e paesaggio. Idee per i corsi di geografia e discipline ambientali (2007, ristampa 2008).