In Italia, il consumo annuo di cemento è passato dai 50 kg pro-capite del 1950 ai 400 kg pro-capite del 2007. Una tendenza alla crescita sotto gli occhi di tutti e che non pare arrestarsi, neanche in tempo di crisi.
Anzi, è passaggio cruciale di quasi tutti i comizi e di tutti i dibattiti televisivi, l’affermazione del politico di turno che la crisi si batte con l’edilizia e con le grandi opere. La cazzuola e la betoniera sono diventati il simbolo dello sviluppo, del progresso e della riscossa tutta italiana e il consumo di territorio ha assunto dimensioni davvero molto inquietanti.
Seguendo un modello di sviluppo funzionale solo alla sommatoria di interessi singoli e per nulla orientato da un disegno complessivo che miri all’innalzamento del livello di benessere collettivo e alla salvaguardia del bene comune, il nostro Paese ha cavalcato negli ultimi decenni un’urbanizzazione estesa, veloce e talvolta violenta.
Un vero e proprio cancro che avanza alla velocità di oltre 100 Kmq all’anno, 30 ettari al giorno, 200 mq al minuto. Dal 1950 ad oggi, un’area grande quanto il Trentino Alto Adige e la Campania è stata seppellita sotto il cemento.
Ecco l’esperienza di Cassinetta di Lugagnano (MI), primo comune in Italia ad aver interrotto la cementificazione del territorio, presentata alla prima edizione della “Scuola di Alt(r)a Amministrazione“.
ALLEGATI
La relazione di Domenico Finiguerra – Dati sul consumo di suolo 1 – Dati sul consumo di suolo 2 – Dati sul consumo di suolo 3
Dati sull’impronta ecologica – Il cimitero a LED di Cassinetta – Piano di recupero 1 – Piano di recupero 2 – Regolamento matrimoni
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