"Volo Libero". La LIPU è parte civile nel processo per le "vasche" del bracconaggio nel casertano

DOMANI L’UDIENZA PRELIMINARE A S.MARIA CAPUA VETERE.

Al via il processo alle organizzazioni criminali per le vasche di Villa Literno e Castelvolturno. Tra gli imputati Bernardino Terracciano e Carmine Schiavone. LIPU: “La zona delle vasche è oggi invasa da rifiuti speciali”.

 

Associazione a delinquere ai danni dell’ambiente e della collettività, bracconaggio, utilizzo illegale delle acque, truffa a enti pubblici, lottizzazione abusiva, danni alla rete idrica, occupazione di aree demaniali.

Sono i reati contestati a 14 persone, tra le quali le più note sono Bernardino Terracciano e Carmine Schiavone, nell’ambito dell’indagine denominata “Volo libero”, coordinata dal Pubblico Ministero Donato Ceglie della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (CE) e condotta da Ultimo, l’ufficiale dei Carabinieri che nel 1993 arrestò Totò Riina.

 Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha fissato per domani 16 ottobre l’udienza preliminare che vedrà la LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) costituirsi parte civile. La Procura accusa gli imputati di essersi impadroniti in modo illecito di un ampio territorio in buona parte demaniale a Castel Volturno e Villa Literno (CE), in località Soglitelle, dove avevano realizzato 40 manufatti abusivi nei pressi di altrettanti laghetti al fine di adibire la zona a riserva di caccia.

In tale area gli imputati gestivano un’attività venatoria illegale in periodi non consentiti dalla legge e nei confronti di specie protette. L’accusa è anche quella di aver deviato illegalmente le acque ai danni del Consorzio Generale di Bonifica e di aver truffato alcuni enti pubblici. Secondo la Procura, uno dei promotori di tali attività è Bernardino Terracciano, noto alla giustizia per altri fatti.

<<Le indagini effettuate dalla Magistratura – dichiara Matteo Palmisani, della LIPU BirdLife Italiahanno accertato che gli imputati avevano favorito la cattura di specie protette migratorie che giungono in Europa dall’Africa, come Cavaliere d’Italia, Avocetta, Marzaiola e Fenicottero rosa, e inoltre modificato e stravolto l’assetto territoriale e ambientale, con indicibili conseguenze negative sulla flora e sulla fauna. Per questo – conclude Palmisani – ci siamo costituiti parte civile e  incaricato l’avvocato Maria Elena Porcù. Oltre 7mila persone, indignate per quanto accadeva in queste zone, hanno aderito negli scorsi anni a una nostra petizione ed è a quelle persone che vogliamo dare voce >>.

Dopo l’operazione, e i dubbi che sorsero sul destino di quelle aree, la LIPU lanciò un appello proponendo di creare una zona protetta con tutte le strutture adatte a ospitare i visitatori, itinerari guidati e pannelli esplicativi. Tale appello venne raccolto dalla Giunta Regionale della Campania che con la delibera n.2033 del 13 dicembre 2006 inserì le vasche nella  Riserva Naturale Foce Volturno e Costa di Licola.

<<Ma da allora tutto è fermodichiara Rino Esposito, Consigliere Nazionale della LIPU-BirdLife Italia – Nessun intervento di gestione e manutenzione, né tanto meno progetti di educazione ambientale e di fruizione del territorio. A quattro anni dal sequestro, nonostante la presenza di tre soggetti istituzionali, il Ministero dell’Ambiente, custode giudiziario delle vasche, la Regione Campania e l’Ente di Gestione della Riserva, ci risulta che l’area vige in uno stato di abbandono invasa da rifiuti speciali e che ancora oggi qualche bracconiere incallito continua a sparare.

<<Ci auguriamo – conclude Esposito – che questo processo possa essere l’occasione per svegliare le coscienze e dimostrare, con i fatti, che lo Stato e la Regione sono in grado di gestire il territorio efficacemente e meglio dei bracconieri. Quindi bonifica dei siti, attrezzature per la fruizione naturalistica, sorveglianza, manutenzione, produzione agricola di qualità, ricerca scientifica, occupazione sostenibile. E’ la cosa migliore per spazzare via la cultura della violenza e dare una speranza di futuro ai giovani>>.

LE VASCHE DELLE SOGLITELLE – La storia delle vasche delle Soglitelle ha inizio nel 2001 con l’operazione “Volo Libero” condotta dal Comando Carabinieri Tutela Ambiente e dalle Guardie Volontarie della LIPU, che portò alla denuncia di numerosi bracconieri e al sequestro di armi e fauna selvatica protetta. Doveva essere un’operazione di polizia di routine, invece divenne una grande campagna per la legalità. Il 23 gennaio 2005 scattò il maxiblitz che diede la svolta: il Pubblico ministero Donato Ceglie incaricò il Comando Carabinieri Tutela Ambiente di sequestrare le vasche.

Le vasche sono costituite da uno specchio d’acqua appositamente preparato con piante palustri che riproducono l’ambiente naturale degli uccelli acquatici. Al centro dello specchio d’acqua i bracconieri vi collocano sagome di uccelli o addirittura anatre legate oppure rinchiuse in gabbie. Gli uccelli migratori vengono attratti con richiami acustici elettromagnetici vietati che riproducono i versi delle specie da abbattere; le vasche sono tutte munite di appostamenti fissi, in muratura chiamati in dialetto “puosti”. Sulle vasche si spara tutto l’anno, ad aironi, falchi, cavalieri d’Italia; uccelli protetti e bellissimi che attraversano due continenti durante il periodo migratorio per poi finire impagliati nel salotto di qualche collezionista. Questa forma di bracconaggio è un fenomeno sociale diffuso, ma rappresenta anche un modo per le organizzazioni criminali di controllare il territorio e sottrarlo alla società civile.

15 ottobre 2009

UFFICIO STAMPA LIPU-BirdLife Italia

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