L’installazione del “Totem della Pace”, opera realizzata dal maestro Molinari, nell’area antistante la Chiesta di Santa Margherita Nuova, sta animando questi giorni d’estate ed in modo particolare attraverso i social media (dove è diventato il “Totem della discordia”) in molti stanno esprimendo perplessità sia per quanto riguarda il luogo prescelto sia per le modalità poco partecipative adottate dalla giunta Capezzuto.
“Non posso affermare che siamo contrari a prescindere all’installazione del Totem della Pace – dice Dino Ambrosino, capogruppo di “Insieme per Procida” – ma siamo senz’altro profondamente seccati dal modo in cui l’Amministrazione Comunale ha gestito sinora la vicenda. Questa iniziativa doveva essere un’occasione di festa, e non un problema capace di dividere la comunità. Il primo grave errore è stato quello di tenere in sordina l’evento. Consapevoli del loro peccato originale, ovvero di far subire i progetti al territorio piuttosto che di promuoverli, gli Amministratori non hanno condiviso la decisione di installare il Totem né in Consiglio Comunale né con la cittadinanza.
Che senso ha investire su un segno della pace se poi non si lavora alla sensibilizzazione, alla promozione, alla diffusione del simbolo? Da questo peccato originale – continua Ambrosino – è scaturito il secondo grave errore, quello di decidere di posizionare il Totem in un luogo che recentemente i procidani hanno riscoperto, e sentono collettivo come comunità.
Non che siano mancati in questi anni gli interventi invasivi, pubblici e privati, nel resto del territorio. Tuttavia costruire un manufatto in una inaccessibile proprietà privata, correndo il concreto rischio di gravi sanzioni che oggi sappiamo essere applicate, non ha la stessa valenza della costruzione in un ambiente pubblico, panoramico, condiviso dai procidani e da tutti gli amanti dell’isola. L’abusivismo aveva un forte valore politico negativo nella discussione pubblica degli anni ’80 e ’90 perché era simbolo di impunità. Oggi non è più cosi. Gli abusivi pagano, tutti, chi di meno e chi di più, addirittura con le misure estreme.
Oggi il vero simbolo dell’impunità è l’iniziativa pubblica decisa nelle stanze dei bottoni che, anche se non condivisa dalla comunità, è realizzata perché munita delle “autorizzazioni” di chi detiene il potere. Dobbiamo avere la capacità di leggere i nostri tempi! Un’ultima considerazione sul ruolo della minoranza. La vicenda del Totem dimostra come, per più del 90% delle iniziative del nostro Comune, l’opposizione non sia neppure interpellata per decidere il concreto amministrare del paese.
Noi abbiamo appreso dell’iniziativa così come qualsiasi cittadino. Senza essere interpellati, e senza che questa mancanza pregiudicasse il procedimento. E l’efficacia della compagna di sensibilizzazione sull’argomento è dovuta esclusivamente alla collaborazione che si è innescata con la cittadinanza. Noi da soli nelle istituzioni siamo predicatori nel deserto, sconfitti sistematicamente dalla conta dei numeri. Viceversa – conclude Dino Ambrosino – speriamo che il movimento che si è innescato spinga i responsabili a mettere in discussione i propri convincimenti, condividendo con la comunità un luogo alternativo dove posizionare il Totem. Se così sarà, potremmo realmente festeggiare insieme il simbolo della pace.”.