Il volo di Icaro (Intelligenza artificiale)

Di Giorgio Di Dio

Il Minotauro  è morto. Teseo lo ha ucciso. Teseo e Arianna sono scappati da  Creta aiutati da Dedalo. Per questo Minosse ha rinchiuso Dedalo e il figlio Icaro nel labirinto. Dedalo sa che non riusciranno mai ad uscire dal labirinto, ma lui è un grande inventore e capisce che l’unica via di uscita è il cielo. Con delle piume e della cera costruisce un paio di ali per sé e un altro paio per il figlio Icaro.

“ Non volare troppo alto” dice al figlio, “non andare troppo vicino  al sole”.

Icaro annuisce e si lancia nel cielo azzurro. Di fronte a quell’immensità, ubriaco di forti emozioni, si avvicina troppo al sole. La cera si scioglie, le ali si staccano, e lui con un terribile urlo precipita a mare  e muore.

Icaro è il simbolo della curiosità dell’uomo, della sua pericolosità quando lo spinge a superare i suoi limiti.

Oggi un volo di Icaro può essere l’intelligenza artificiale, che molti vedono con occhi catastrofici. Pensano a sempre minori posti di lavoro, alla fine di tantissimi piccoli negozi distrutti  dalle sempre più sofisticate vendite on-line. Ma non è così.

Mica queste cose sono nate con  l’intelligenza artificiale.  Esistevano anche prima.

Già da molto tempo i piccoli negozi di vicinato sono stati danneggiati dalla concentrazione dei punti di vendita in grandi superfici cha vanno dai 200 mq. a anche oltre 4.000 mq.

Marchi come Auchan, Carrefour, Lidl, Coop, Esselunga, Billa, Panorama, hanno scelto l’unificazione della distribuzione sotto un unico coordinamento e amministrazione cogliendone i numerosi vantaggi ( gestione comune degli acquisti, acquisti con minori costi,  gestione comune dei locai, controllo comune delle campagne pubblicitarie.)

E che dire della distribuzione completamente sovvertita dall’e-commerce? I piccoli negozi erano abituati a comprare attraverso i rappresentanti e ad aspettare che i clienti venissero in  negozio. L’e-commerce viene incontro  al minor tempo a disposizione, alla  voglia di avere più opzioni di acquisto. Il consumatore ha un’incredibile varietà di scelta, può trovare esattamente il prodotto che gli occorre, può ordinarlo e riceverlo direttamente a  casa  sua senza mai muoversi.

Questo può distruggere le piccole attività commerciali? Non se queste piccole attività si consorziano. Se riescono ad  aggiungere alla vendita tradizionale anche la vendita on line sfruttando quello che offre internet, o se riescono a sfruttare la rete di vendita già collaudata dei grandi marchi.

Certo i computer hanno cambiato il  nostro mondo.

Io stesso sono stato cambiato.

Se penso alla mia vita negli anni 60 e 70 mi  stupisco del mondo che mi trovo di fronte. E mi stupisco anche di più di come io stesso non ci faccia più caso.

A casa mia non c’era neanche il telefono   e dovevo fare un kilometro per   trovare una cabina telefonica.  Ora parlo in videoconferenza con persone di Milano Bergamo, Torino. Per trovare un libro un poco fuori dal comune dovevo andate alla biblioteca nazionale mentre ora basta un click per accedere a sterminate raccolte di libri.

Tutto è cambiato ed è cambiato  tantissimo.

La tecnologia e l’informatica hanno affiancato al mondo solo reale un mondo virtuale

La tecnologia, la ricerca, e poi l’informatica  hanno  impresso sempre impulsi all’evoluzione della civiltà, producendo cambiamenti epocali.  Hanno affiancato a un mondo solo reale un atro mondo  virtuale. Un mondo virtuale che interagisce con quello reale fino a diventare esso stesso reale, consentendoci di fare nella realtà tutte quelle cose che erano state solo immaginate.

I computer funzionano con  modelli matematici astratti stabiliti sempre dall’uomo. I programmi usati dal computer fanno parte del mondo virtuale. Gli affetti che producono, però, incidono nella vita reale. Pensiamo ai programmi  che determinano il movimentò dei treni, a quelli per il traffico degli aerei, a quelli immensi delle banche che sono custodi dei nostri risparmi. Pensiamo che  disastri potrebbero avvenire se questi programmi improvvisamente smettessero di funzionare.

E questo non si può chiamare già intelligenza?

Queste infinite funzioni  generate da circuiti infinitesimali non è già intelligenza anche se predeterminata  dall’uomo e incapace di avere pensieri e consapevolezze proprie?

I piccoli commercianti sono abituati alla presenza, al contatto fisico, a spiegare quello che devono vendere, a tirare fuori tutti i prodotti, in modo che il cliente possa avere la più ampia scelta possibile.

Nella rete non c’è contatto fisico. Ma chi deve comprare oramai si è abituato al contatto virtuale,  a uno schermo dove il virtuale oramai è diventato reale.

La rete ragiona, ti fa vedere i prodotti, risponde alle domande. Non è già intelligenza questa?

Con l’intelligenza artificiale  cambierà ancora la persona umana tra il reale e il virtuale? O prenderà sempre di più il posto degli umani e aumenterà la disoccupazione?

Io non credo. Certo saranno sempre di più le funzioni finora esercitate dall’uomo che saranno affidate all’intelligenza artificiale. Molti lavori che sono di routine non saranno più eseguiti dagli umani che, di conseguenza, saranno liberati da operazioni noiose e orientati verso compiti sempre più qualificati. E ci sono cose che fanno gli umani  chela I.A. non potrà mai fare.

Anche in passato sono scompare  professioni  e ne sono nate di nuove. Il lavoro non viene annullato, ma solo trasformato.

Certo ci sono dei rischi, ma questa non è una ragione  valida per rifiutare questa enorme opportunità di progresso. È chiaro che l’intelligenza artificiale deve essere controllata, ma non rifiutata.

E poiché ormi la tecnologia è alla portata di tutti, bisogna porsi il problema di un uso meditato e consapevole dell’intelligenza artificiale, partendo dalle scuole.

L’I.A. deve diventare una modalità di apprendimento che deve essere complementare alla didattica tradizionale, e con la sua potenza deve contribuire allargare le conoscenze e rendere  più veloci le ricerche.

E gli studenti, ma anche gli insegnanti devono usare l’intelligenza artificiale in modo consapevole, attento, responsabile e mirato.

Insomma, l’intelligenza artificiale non deve essere demonizzata ma usata in modo consapevole per cogliere le straordinarie opportunità che offre restando  sempre sotto il controllo umano.

Non dobbiamo, come ha fatto Icaro, avvicinarci troppo al sole. Dobbiamo volare senza bruciarci.

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