Intervento Savio su 93° anniversario Rivoluzione 1917

IL VIDEOCOMMENTO DI DOMENICO SAVIO NEL GIORNO DEL 93° ANNIVERSARIO DELLA GLORIOSA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE DEL 1917

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1917 – 7 novembre – 2010: 93° anniversario della gloriosa e immortale Rivoluzione Socialista d’Ottobre, la prima Rivoluzione Socialista Vittoriosa della storia dell’umanità, con la quale la classe lavoratrice operaia e intellettiva russa rovesciò quella padronale, affer…mò il proprio potere politico e avviò la costruzione della nuova e superiore società socialista, fu l’inizio del percorso storico, seppur intervallato da vittorie e sconfitte e irto di ostacoli, della costruzione della società comunista, che volterà per sempre le spalle alla primitiva e animalesca società capitalistica, fu l’Aurora radiosa di un nuovo mondo di rapporti tra le donne e gli uomini che popolano il nostro Pianeta: imperitura riconoscenza a Marx, Engels, Lenin e Stalin.
DAL GRANDE OTTOBRE DEL 1917 ALLE PROSSIMEE SICURE RIVOLUZIONI PROLETARIE SOCIALISTE!L’UMANITA’ INTERA PRESTO BRUCERA’ I VECCHIPOTERI DISUMANI PADRONALI E CLERICALI COILORO SECOLARI E VERGOGNOSI OZI E PRIVILEGI!COSTRUIAMO UN FRONTE UNITO TRA TUTTE LE VERE ORGANIZZAZIONI MARXISTE-LENINISTE SIA A LIVELLO NAZIONALE CHE INTERNAZIONALE!
La società umana divisa in classi oramai sopravvive tragicamente da millenni, cioè da quando si impose su quella comunistica primitiva. La divisione della società in classi contrapposte e, pertanto, in continuo conflitto tra loro comporta che una esigua minoranza di individui usurpatori, sfruttatori e rapinatori di una parte consistente del prodotto del lavoro altrui – chiamati padroni, capitalisti e multinazionali o per categorie bramose di sempre maggiore ricchezza come banchieri, industriali, agrari e mercanti ? domina economicamente, politicamente e socialmente sulla quasi totalità degli abitanti della Terra. La conseguenza tragica è che pochi ricconi, attraverso lo Stato e l’organizzazione sociale borghese e clericale, governano e impongono il loro volere e i loro sporchi interessi sulle masse popolari, che soffrono lo sfruttamento delle prestazioni lavorative, la mancanza di lavoro, la povertà e la disperazione esistenziale. La dittatura sociale della classe padronale su quella delle masse lavoratrici è l’origine e il persistere secolare di tutti i mali passati e presenti dell’umanità, è una dittatura repressiva fondata sull’immoralità delle differenze sociali esistenti tra gli individui, sulle disuguaglianze e sulle discriminazioni tra persone della stessa specie. Quella padronale, oggi meglio definita capitalistica, proprio perché basata sulla diversità delle possibilità e delle disponibilità sociali, è una società barbarica, che possiamo definire primitiva e selvaggia rispetto a quella futura comunista, che affermerà l’uguale dignità sociale per tutti gli esseri umani. Dal passaggio storico tra la società primitiva comunistica a quella classista e sino ad oggi le masse lavoratrici hanno, pressappoco, vissuto sempre gli stessi drammatici problemi sociali esistenziali, quali: la miseria; l’elevato costo dei beni di consumo, stabilito dai padroni nell’ambito del famigerato libero mercato, per accumulare ulteriori e maggiori profitti sul loro commercio; lo sfruttamento monetario, da parte dei detentori del capitale accumulato, attraverso l’inflazione e il costo dei prestiti e dei mutui bancari; le privazioni d’ogni genere; il vivere di stenti; il vestire da poveri; la mancanza di disponibilità di cibo adeguato; un’assistenza sanitaria pubblica carente e a volte del tutto a pagamento; l’insegnamento non uguale e gratuito per tutti; la carenza di lavoro, dovuta alla privatizzazione dei mezzi di produzione; la disoccupazione, a volte a vita; il lavoro precario o saltuario, che non consente di programmare il cammino esistenziale delle persone; i salari, stipendi e pensioni di fame, che rendono disperata la vita e molti non reggono alla gravità dei bisogni personali e familiari e incorrono in distruttive malattie psicologiche; l’umiliante assistenzialismo di Stato al posto del soddisfacimento di diritti fondamentali della vita e del vivere civile; il clientelismo e il favoritismo del potere politico borghese; la corruzione del potere politico borghese e istituzionale; i servizi sociali essenziali carenti ed esosi; gli elevati incidenti e l’alto numero di morti sul lavoro, perché i padroni, incuranti della vita dei propri sfruttati e schiavizzati, guadagnano persino sulle mancate o insufficienti misure di sicurezza adottate e, dunque, direttamente sulla vita delle persone; l’innalzamento progressivo dell’età pensionabile per uomini e donne; la diminuzione programmata e graduale delle future pensioni per gli operai e gli impiegati; la negazione di basilari diritti del vivere umano e civile, come quelli alla casa e alla salute in ogni caso; eccetera. Questi essenziali problemi di vita della classe lavoratrice esistono, anche se in forme diverse, sin dall’imposizione, da parte degli uomini più furbi, malvagi e prepotenti, che oggi formano la classe capitalistica, dell’ordine sociale classista. Lo sviluppo parziale delle forze produttive, la produzione agricola intensiva, al posto di quella estensiva, e il progresso tecnologico e scientifico non hanno eliminato, e non potevano, le differenze di classe, nel senso che se la classe lavoratrice ha migliorato, per ipotesi, del 10% le sue condizioni di vita quella padronale ha conseguito un incremento di benessere materiale imparagonabile e incalcolabile. Solo due esempi e di gran lunga per difetto: le statistiche ufficiali dello Stato capitalistico italiano dicono che in Italia il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza prodotta; nel nostro paese circa il 60% degli italiani non può andare mai in ferie per assoluta mancanza di possibilità economiche. La situazione delle differenze di classe è ancora peggiore nei paesi sottosviluppati del Pianeta, dove le condizioni di vita delle masse lavoratrici e popolari sono ancora più disastrose che nei paesi industrializzati e dove si muore più facilmente per fame o malattie. Queste estreme condizioni di vita danno luogo, ieri come oggi, alla tragica realtà dell’emigrazione di centinaia di milioni di uomini e donne disperati da un paese e da un continente all’altro alla ricerca di più umane condizioni di vita, che quasi sempre non trovano, un’emigrazione forzata che solo negli ultimi tempi ha causato la morte di un numero incalcolabile di proletari annegati nel Mediterraneo. La colpa è sola e sempre della società divisa in classi, che non consente una equa distribuzione della ricchezza prodotta dal lavoro dell’uomo, della proprietà privata dei mezzi di produzione, che blocca il necessario sviluppo delle forze produttive, e dell’elevato costo delle merci occorrenti per soddisfare adeguatamente il fabbisogno alimentare dei popoli. Ciò quando nella società socialista, libera dallo sfruttamento del capitale, ogni popolo può vivere dignitosamente senza aver bisogno di emigrare. La drammatica e, oramai, interminabile crisi economica che sta vivendo il sistema capitalistico è il prodotto naturale della società divisa in classi, o meglio della stessa società capitalistica e della sua espansione imperialistica, che molti impropriamente e opportunisticamente chiamano globalizzazione, è una crisi di sovrapproduzione in cui i depositi sono pieni di merci svendute mentre le masse lavoratrici e popolari non possono acquistarle per assoluta mancanza di possibilità economiche ed è pure una crisi alimentata dal mercato finanziario capitalistico con la messa in circolazione, nei singoli paesi e sui mercati monetari internazionali, di valanghe dei cosiddetti prodotti finanziari o bond per rincorrere, sempre i dannati possessori di capitali, più facili accumuli di profitti, essi hanno puntato sul mercato finanziario piuttosto che sull’attività della produzione reale. Come sempre le gravi conseguenze della crisi vengono dai padroni e dai loro governi borghesi e scaricate sulle spalle delle masse lavoratrici attraverso i licenziamenti, la precarizzazione del lavoro, l’aumento dei ritmi di attività produttiva nelle fabbriche e altrove e con la contestuale diminuzione delle retribuzioni. I governi capitalistici, com’era logico prevedere, anziché soccorrere le masse in difficoltà, a causa della crisi, hanno salvato i banchieri coi soldi della collettività, ovvero con le tasse e i tagli dei servizi sociali imposti ai cittadini, hanno aiutato i fautori coscienti e spregiudicati della bancarotta affamando ulteriormente le masse popolari. D’altronde tutti sappiamo, dai tempi di Lenin, che lo Stato è lo strumento di potere della classe dominante, che nella società capitalistica è quella degli industriali, degli agrari, dei banchieri e dei mercanti nazionali e multinazionali. Inoltre, l’imperialismo per mantenere il controllo sui popoli, per poter sfruttare liberamente le risorse minerarie e vegetali dei vari della Terra e per poter delocalizzare la produzione spostandola dove può sfruttare più selvaggiamente e a minor costo il lavoro umano, ha bisogno delle guerre di aggressione e di occupazione che costano moltissimo in termini di spese e di perdita di vite umane proletarie, spese che i governi al servizio del capitale riversano sempre e solo sulle spalle già fragili delle masse popolari. Nella società socialista – dove il potere è esercitato direttamente dal popolo non per delega, ma per partecipazione diretta e costante alla gestione della produzione, dei servizi sociali e dell’apparato amministrativo mediante propri rappresentanti candidati ed eletti che in ogni momento possono essere destituiti dall’incarico dagli stessi elettori – le crisi non esistono e non sono mai possibili, perché non esiste lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, questo mostro che con l’accumulo dei profitti genera la rapina del prodotto del lavoro altrui, perché i mezzi di produzione sono di proprietà di tutto il popolo e perché la produzione industriale e agricola e lo sviluppo tecnologico, scientifico e sociale sono pianificati in base al fabbisogno della popolazione. Sicché nei paesi socialisti non esiste la disoccupazione e “a ognuno viene dato secondo il suo lavoro”, a differenza della successiva società comunista dove si realizza il sommo principio di civiltà e fratellanza umana “da ognuno secondo le sue capacità a ognuno secondo i suoi bisogni”. E ancora, nella società socialista chi nasce ha già garantito dalla società il sostentamento necessario a vita, cosa che lo rende veramente libero nel pensiero e nelle scelte sociali, l’assistenza sanitaria sino ai massimi livelli, il diritto allo studio, al lavoro appena terminato gli studi, al salario o allo stipendio adeguato per vivere una vita tranquilla e dignitosa, alla casa, al tempo libero, alle ferie annuali, alla pensione al 100% del salario o dello stipendio e chi non può lavorare gode degli stessi diritti e delle stesse possibilità di vita di chi può farlo. Se i popoli delle società capitalistiche non si adoperano ancora per costruire la nuova e superiore società socialista è perché sono ancora sprovvisti della coscienza politica e sociale della propria classe di appartenenza, perché sono condizionati dalla cultura borghese e clericale dominante e perché sono schiavi del sapere dell’egoismo e dell’opportunismo ingenerato in loro dai mezzi di informazione e di formazione sociale del potere borghese e clericale dominante. Come storicamente avvenne il passaggio dalla società primitiva comunistica a quella classista così è possibile passare dall’attuale società classista a quella comunista passando, appunto, per la società socialista. La fine della società barbarica e animalesca capitalistica e la costruzione di quella socialista camminano sulle gambe degli uomini, a partire dalle avanguardie più coscienti e intellettualmente progredite. Il socialismo realizzato nel ventesimo secolo non è crollato perché incapace di garantire ai popoli una nuova e superiore condizione di vita, ma perché è stato tradito e rinnegato da dirigenti ancora imbevuti di cultura egoistica e opportunistica del passato regime capitalistico e clericale che nei paesi ex socialisti e nei partiti comunisti dei paesi capitalistici hanno preso il sopravvento e avviato il ritorno all’infame sistema padronale rinnegando il sacrificio di vita di milioni di uomini e donne che avevano eroicamente combattuto per costruire il socialismo. Tanto è vero che all’epoca del XX congresso del PCUS l’Unione Sovietica non temeva superiorità da parte di nessun paese capitalistico industrializzato, compreso gli Stati Uniti d’America, in tutti i campi della produzione, della ricerca scientifica, dell’esplorazione spaziale, dell’arte, dello sviluppo sociale, eccetera, il declino è avvenuto dopo, a partire dall’inizio degli anni ’60, cioè dopo che i revisionisti trotschisti, con in testa il rinnegato e miserabile Krusciov, avevano fermato il completamento della costruzione della società socialista e la successiva edificazione di quella comunista e avviato il processo di ritorno al capitalismo, con la reintroduzione progressiva di attività produttive e di servizio private. Dopo la sconfitta dell’eroica Comune di Parigi del 1871 e della Rivoluzione russa del 1905, la gloriosa e vittoriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre – opera grandiosa e memorabile di Lenin e Stalin e dell’intero Partito Comunista Bolscevico e risultato impareggiabile del pensiero e l’opera imperituri di Marx ed Engels – ha dimostrato alla storia e al proletariato di tutti i paesi della Terra che la classe lavoratrice può, anzi deve, abbattere il capitalismo e costruire il socialismo, può, attraverso la rivoluzione, conquistare il potere politico e instaurare la dittatura del proletariato, al posto di quella padronale sconfitta, e può avviare la costruzione di una nuova Era di uguaglianza, fratellanza e altruismo tra tutti gli uomini e le donne che abitano il pianeta Terra, a partire dalla parità di diritti tra l’uomo e la donna, dal rispetto della diversità di sesso, dal porre la scienza anche al servizio della procreazione e dal combattere ogni forma di razzismo e di discriminazione tra gli uomini. Lo strumento per raggiungere tale obiettivo storico e riprendere oggi in Italia il cammino verso il socialismo è il Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, che è un partito autenticamente di classe e rivoluzionario, così come lo era, per programma, strategia e tattica, il Partito Comunista Bolscevico voluto e costruito da Lenin e Stalin per condurre alla vittoria la Rivoluzione Socialista d’Ottobre. E’ un Partito che per poter adempiere al suo compito storico col lavoro politico deve sapersi meritare la fiducia e il consenso della classe lavoratrice italiana operaia e intellettiva e delle più ampie masse popolari, a partire dalla sua componente più avanzata, che costituisce l’avanguardia organizzativa e della lotta politica di classe e rivoluzionaria. Quello del P.C.I.M-L. è certamente un lavoro arduo e lungo tra i lavoratori in lotta per potersi ramificare e radicare sul territorio nazionale, a cominciare dalle fabbriche, dagli uffici, dalle campagne e dai servizi sociali per costruire la coscienza di classe negli sfruttati, per combattere il revisionismo, l’opportunismo e l’economicismo e per preparare le masse alla riscossa e alla rivoluzione. Allo stesso modo devono essere combattuti con uguale determinazione l’anarchismo, il movimentismo di tutte le specie, come quello no-global, l’ambientalismo e il pacifismo di regime, il grillismo protestatario dei giorni nostri del sistema dominante, i viola e le varie onde del movimento studentesco: tutti strumenti espressione e sostenitori del sistema capitalistico imperante, collaborazionisti dell’ordine padronale precostituito, dichiarati e arrabbiati anticomunisti. Dicevamo che è un lavoro ideale e politico lungo e difficile, intanto la classe lavoratrice italiana è schiacciata e vessata dal padronato e nello stesso tempo soggiogata dai sindacati di regime di destra, di centro e della sinistra borghese, clericale e capitalistica. Al momento le masse lavoratrici sono, purtroppo, prive di una rappresentanza politica istituzionale di opposizione di classe, di un vero sindacato di classe e rivoluzionario e della possibilità di una mobilitazione e lotta di classe contro i governi padronali di centrodestra e centrosinistra per far pagare ai padroni le conseguenze drammatiche della loro crisi. Come ai tempi di Lenin si pone con forza ed estrema attualità l’interrogativo “Che fare?”. Come possibilità immediata e concreta il P.C.I.M-L. vede nella costituzione di un Fronte Unito tra tutte le forze organizzate che in Italia, e anche negli altri paesi, si richiamano al marxismo-leninismo, al pensiero e l’opera dei quattro grandi Maestri del proletariato internazionale Marx, Engels, Lenin e Stalin, alla lotta ferma e incessante al revisionismo trotschista, kruscioviano e togliattiano, oltre, naturalmente, al liquidazionismo gorbacioviano, all’attuale falsa e rinnegata sinistra cosiddetta comunista della Federazione della Sinistra, di Sinistra Ecologia e Libertà e di altri raggruppamenti simili e alla costruzione, sin da subito, della prospettiva della rivoluzione proletaria e del socialismo. Per tutti il discrimine fondamentale è, e deve rimanere, il giudizio sul pensiero e l’opera del compagno Stalin, nel significato che gli antistalinisti sono anticomunisti e nemici del socialismo e come tali vanno combattiti e isolati dal movimento comunista nazionale e internazionale. Pensiamo che la proposta del Fronte Unito sia il modo migliore per ricordare e onorare la gloriosa e imperitura Rivoluzione Socialista d’Ottobre rendendo omaggio ai suoi martiri. Il 93° anniversario non deve essere considerato una ricorrenza accademica né tanto meno una celebrazione avulsa dal dovere esistenziale dei marxisti-leninisti, che è quello di combattere instancabilmente per il socialismo, bensì una occasione propizia per riprendere concretamente il cammino verso la società comunista interrotto tragicamente dal XX congresso del PCUS del 1956 e in Italia dalla sventurata svolta di Salerno, operata dal revisionista e rinnegatore Palmiro Togliatti. Il P.C.I.M-L. è pronto ad aderire al proposto Fronte Unito, se anche altri meritevoli di farne parte lo sono lo dicano. Troppo tempo è stato sprecato, è giunta l’ora della rinascita e dell’avanzata rivoluzionaria verso il socialismo prima e il comunismo dopo, i nostri Maestri non ci perdonerebbero altra perdita di tempo e altro spreco di energie.
VIVA IL PENSIERO E L’OPERA IMMORTALI DI MARX, ENGELS, LENIN E STALIN!VIVA L’EROICA E MEMORABILE RIVOLUZIONE SOCIALISTA D’OTTOBRE!VIVA L’ALBA RADIOSA DEL 7 NOVEMBRE 1917 CHE ANNUNCIAVA AL MONDO INTERO L’INIZIO DI UNA NUOVA E SUPERIORE ERA DI CIVILTA’ UMANA!VIVA LA COSTRUZIONE DELLA SOCIETA’ SOCIALISTA E L’EDIFICAZIONE DI QUELLA COMUNISTA!VIVA LA LOTTA DI CLASSE E RIVOLUZIONARIA PER LA CONQUISTA DEL SOCIALISMO!VIVA IL TRIONFO DEL SOCIALISMO E LA MORTE PERPETUA DEL CAPITALISMO!ONORE E GLORIA AI MARTIRI DI TUTTI I TEMPI E PAESI CADUTI PER LA COSTRUZIONE DEL SOCIALISMO SULLA TERRA E PER LA SUA AVANZATA VERSO IL COMUNISMO! Forio (Napoli) Italia, 7 novembre 2010. Il Comitato Centrale del P.C.I.M-L.

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