apprendista stregone politica
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La politica e il futuro di Procida

apprendista stregone politicadi Michele Romano

Nel parlare del rapporto tra la politica, il cui significato etimologico pregnante è quello di costituire e costruire la polis, e quale futuro per una comunità, sebbene piccola come la nostra procidana, non si può prescindere dal contesto in cui vive l’intera società italiana. Ebbene si può dire che non sarà possibile fare un passo in avanti nel Paese se non viene archiviata definitivamente la linea guida populistica ed egocentrica berlusconiana sorgente che ci ha condotto verso un percorso di amaro declino dove si assiste e si partecipa ad un vissuto di una Nazione divisa da rancori, incapace di crescere e di creare lavoro, arretrata, decrepita, corrotta. E, in questo, purtroppo, ci ha messo del proprio, gran parte dell’elite di sinistra che hanno ridotto il loro compito a svolgere missioni di salvataggio dell’Unto del Signore di Arcore producendo altre scorie avvelenate. Qui voglio fare una digressione ricordando ciò che il grande pensatore francese Montesquieu affermava: “tutti parlano bene della democrazia, ma qui nessuno la vuole. Tutti concordano sulla necessità di una corretta suddivisione dei poteri, ma ci siamo oramai abituati a vedere i detentori di una forma di potere gettarsi avidamente sulle altre. In modo particolare è molto difficile trovare il potere giudiziario separato dagli altri, l’amministrativo e l’esecutivo.”. Parole scritte nel 1748 ma che sembrano espresse nel mese di aprile 2013. A questo punto si può obiettare: che c’entra tutto questo preambolo con le prospettive politiche procidane? C’entra, eccome, perché lo stato di salute della nostra realtà è alquanto precaria ed in perfetta sintonia con la dimensione socio-economica italiana. Per di più, da ciò che emerge sulla rete, si percepiscono le prime avvisaglie di una rappresentazione già vista da tanto tempo che ha condotto l’isola micaelica ad un costante e desolante declino. Qual è la scena? E’ quella di tanta autoreferenzialità vecchia e nuova, immemori dell’immane compito che attende per risollevare le sorti della nostra “polis”, senza alcuna linea guida ostentano il proprio posizionamento in direzione delle elezioni comunali del 2015. A questo punto chiaramente bisogna dire, data la situazione drammatica in cui l’isola versa insieme all’intero Paese, urge una rinascita della buona politica intesa come valore aggiunto, spirito di servizio con il mettere a disposizione competenze, capacità e generosità. In tal senso, utilizzando la lampada di Diogene, si scopre che  Procida è piena, sia fuori che dentro, di risorse fresche, giovani e vitali per diventare guida e operatori di una vigna fertile e proficua per il futuro di questo splendido sito mediterraneo. Pertanto è necessario stoppare subito i vari mestieranti, apprendisti stregoni e pseudo professionisti della politica di piccolo ed egocentrico cabotaggio che in questi anni hanno prodotto significativi danni alla crescita e allo sviluppo del territorio, basti pensare la desolante precarietà in cui versano i servizi essenziali (sanità, trasporti, etc.). Pertanto è decisivo per progettare in modo migliore il futuro di Procida ricreare come elemento di base un rapporto armonioso tra cuore e mente che conduca ad esprimere una modalità del vivere proiettata verso la cultura del “NOI” che smantelli quella dell’”IO”, che negli ultimi decenni ha reso la nostra società più corrotta, misera e che ha ucciso troppo spesso la speranza.

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3 commenti

  1. quindi cosa bisogna fare? c’illumini-

  2. Puntuale

    come un treno ,arriva settimanalmente, il solito inventario di ” genericità ” , di ” frasi fatte” ,di ” velate allusioni” a personaggi sconosciuti di ” piccolo cabotaggio “… ma lasciamo stare…

    Io, senza scomodare,Montesquieu e Diogene,so soltanto una cosa:

    che Procida se vale ancora qualcosa,e lo vale ,certamente,è solo perchè c’è stata una generazione, quella del dopo guerra,dei nostri padri,che si sono rimboccati le maniche,hanno sudato sulle navi,hanno dato un contributo alla nazione a Procida stessa,migliorandola sotto tutti i punti di vista..

    non è stata certamente la ” politica ” che ha prodotto qualcosa di buono ..per Procida,anzi,molti di questi,sono stati solo approfittatori….,quindi ,…,lasciamo stare la filosofia…,la politica,se uno la vuol fare,la deve fare dopo lavorato…. altro che chiacchiere…

    pensiamo a lavorare e produrre….,il resto…viene da se

  3. Giancarlo Di Marco

    a volte si ha la strana impressione che quelli che fanno politica sul isola vogliano vendicarsi di quelli che grazie al mare (sia ieri ed oggi come imbarcati che piu di un secolo fa come armatori) sono riusciti a portare una certa ricchezza sul isola, quelli rimasti a terra grazie alla politica cercano in ogni modo di fregarsi quello che e possibile e fare di procida un posto diverso, un luogo dove sono i quaraquaqua che contano e non quelli che fanno e lavorano…….mentre quelli hanno voglia di lavorare scappano o si imbarcano

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