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Procida: Aprirsi ai tempi e proiettarsi nel nostro futuro

elsa morantedi Ermanno Corsi

Il Premio e l’Isola, l’immedesimazione e la reciprocità: se si verificano queste due condizioni,vuol dire che l’obiettivo (molto ambìto) è stato raggiunto. Il Premio deve far capire subito qual è, e perché, il luogo (geografico e morale) in cui si svolge; il Luogo, a sua volta, deve riconoscere subito, nel Premio, un’occasione e uno strumento per vedere recuperata e valorizzata la propria storia e la propria identità.

Non è casuale, quindi, la denominazione “Premio Procida-Elsa Morante-Isola di Arturo”. Nato 28 edizioni fa,ebbe subito un preciso criterio-guida: richiamarsi a una delle scrittrici italiane più prestigiose e alla sua opera letteraria più famosa. Ma doveva riemergere anche il contesto naturale che a quella creatività narrativa aveva fatto da ispirazione diventandone quasi una sede esclusiva. Così le varie edizioni si sono succedute nella rivisitazione dei luoghi e dei momenti più significativi: i Giardini di Elsa, il sodalizio della scrittrice con Alberto Moravia, il Parco letterario a lei intestato, la Settimana della Cultura.

Le iniziative culturali che valgono hanno una propria fisiologia: tendono ad aprirsi ai tempi e a proiettarsi nel nostro futuro. Così, quasi a metà della sua storia, con le 16esima edizione il Premio ha avuto una svolta di non poco conto. C’erano nuove sensibilità da recepire, nuovi fermenti da interpretare. All’assessore alla Cultura Enrico Scotto di Carlo va il merito di aver allargato l’orizzonte intrecciando società e politica, mondo accademico e istituzioni. Accanto alle sezioni della narrativa e della saggistica si è mantenuta quella delle traduzioni (che a Procida è un elemento distintivo rispetto alla poca attenzione che a questo filone culturale viene dato in altre iniziative). Ma sempre più rilevante è stato l’impegno dispiegato per incoraggiare studi e ricerche sull’isola; le tesi di laurea via via premiate hanno dimostrato come il “piccolo universo procidano” possa diventare chiave di lettura per comprendere ogni “grande storia” o vicenda umana. Il personaggio, volta per volta prescelto come Complice d’autore, ha dimostrato poi che la cultura, nella sua complessità, non è mai divisibile e che chi la rappresenta ha proprio per questo una maggiore responsabilità sociale. Così la politica (ricordiamo Giulio Andreotti) ha, non solo idealmente, dialogato con la musica (Riccardo Muti, Uto Ughi, Nicola Piovani), la narrativa (Alberto Bevilacqua) con la scienza medica (Umberto Veronesi), la saggistica (Asor Rosa e Zavoli) con il cinema (Verdone e Tornatore). Di particolare rilievo il riconoscimento per il Giornalismo (si è incominciato con Paolo Mieli che proprio a Napoli, nell’ambito dell’Università Suor Orsola Benincasa, dirige la Scuola di formazione al Giornalismo).

Il Premio non solo non dimentica mai di essere voce ed espressione della cultura procidana, ma allarga sempre più il suo ventaglio sulla specificità isolana fatta di origine, storia, identità. La sezione “Come è profondo il mare” (una risonanza alla Lucio Dalla, novità del 2014) intende premiare un’opera certamente specifica ma non priva di valori oggettivi e storicamente fra i più rilevanti.

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