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Editoriale di Anna Pizzo
“Clandestino”
Chi pensava che la maglietta di Carta «Clandestino» fosse uscita dal «mercato» dopo le dimostrazioni muscolari di Veltroni&soci, purtroppo si sbagliava. Con quello che sta succedendo, non solo la maglietta è tragicamente di attualità ma sta diventando una bandiera, un po’ come quella della pace. Un oggetto da mostrare con una punta di orgoglio e profonda amarezza, l’amarezza di dover invocare la pace o di doversi autodenunciare [«Siamo tutti clandestini»].
Così, il fatto che questa mattina a indossarla fossero alcuni assessori regionali del Lazio, alcuni consiglieri, alcuni medici e operatori, assieme ad Aldo Morrone, direttore dell’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti, conferma quanto bisogno ci sia in questi giorni, in queste ore, di forme concrete di «insubordinazione». E lo stesso istituto diretto da Morrone, lo storico San Gallicano di Trastevere, nel cuore della vecchia Roma, diviene una terra di nessuno dove cartelli appesi dovunque in molte lingue diverse annunciano che lì chiunque va a curarsi non sarà mai denunciato. Fino a ieri sarebbe apparsa una ovvietà, oggi invece potrebbe diventare un faro di civiltà. Strani tempi, barbari e al tempo stesso straordinari, quelli in cui è necessario scrivere sui muri degli ospedali quel che la Costituzione, la dichiarazione universale dei diritti umani e il semplice buon senso indicano. Straordinari però, al tempo stesso, perché mostrano la irriducibilità di una parte della società che, a sentire politici e media, da un giorno all’altro sarebbe diventata interamente razzista. Perciò, comunichiamo alla Lega e ai suoi soci in affari che un governo razzista non riuscirà a creare un popolo razzista.