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Editoriale di Pierluigi Sullo
“Insulti libici”
Sabato scorso sul manifesto è comparsa una lettera dell’ambasciata libica in Italia. Vi si diceva che gli autori di due articoli, comparsi sul manifesto il 29 gennaio e il 2 febbraio, «pescano nel torbido» e, più o meno, sono nemici della verità, cioè bugiardi. Sono andato a controllare: il 29 gennaio è comparsa sul manifesto la mia solita rubrica del giovedì, in cui mi occupavo per l’appunto di Libia. Il giorno successivo, 30 gennaio, è uscito il numero del settimanale dedicato alle testimonianze degli esuli etiopi che hanno assaggiato personalmente il trattamento che i libici riservano ai profughi etiopi, somali ed eritrei: lager, violenze, sfruttamento. Le testimonianze sono raccolte nel film «Come un uomo sulla terra», che Carta regala ai suoi abbonati.
I diplomatici libici accennano vagamente, nella lettera, alla questione dell’immigrazione irregolare. Non citano i fatti – o le testimonianze – sui crimini che si commettono nel loro paese. Aggiungono un appello alle buone relazioni tra Italia e Libia. Non ce n’era bisogno: i due paesi sono molto amici, tant’è che è stato appena stipulato un trattato in base al quale noi riconsegniamo a loro i rifugiati, in modo che possano riprendere a trattarli con animali. Questo trattato è stato approvato in parlamento anche dal Partito democratico. Il punto è che la Libia sta versando grandi capitali in molte imprese italiane, perciò tutti i media tacciono su quel che accade. Carta, per quanto trascurabile sia, si concede il lusso di non tacere, visto che è indipendente. Se i diplomatici libici vogliono confrontarsi sui fatti, noi siamo qui. Quanto agli insulti, ce ne facciamo un baffo.