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Procida: E ora? Che si fa con l’ex Carcere?

carceredi Sebastiano Cultrera

E ora? Che si fa con l’ex Carcere? Certo il momento è importante e vanno registrati i meriti di un’azione incessante che ha portato all’agognata cessione, a titolo gratuito, della struttura al Comune di Procida.

Il Sindaco Vincenzo Capezzuto e i valenti professionisti che hanno collaborato con lui hanno raggiunto un importante e ambizioso obiettivo : quelle strutture e quegli spazi sono oramai del popolo procidano.

Dopo gli applausi, però, la domanda resta. E ora ?

Certo ci sono delle linee guida approvate ed ipotesi tracciate, ma, onestamente, credo che sia giunto il momento, per tutta la collettività di ripensare, in funzione anche dell’ex carcere, il proprio futuro.

Anche perché, per quanto mi è dato di capire, il protocollo in forza al quale è stato autorizzato il passaggio di proprietà non prelude a cose molto buone: i vincoli previsti scoraggeranno, e non poco,  gli  investimenti produttivi e ogni ipotesi reale di sviluppo potrebbe nascere già con le ali mozzate.

Ma così va l’Italia: l’ultimo incartapecorito travet dell’ultimo polveroso ufficio, ha, di fatto, condizionato la politica culturale , ambientale e di sviluppo di un’area rilevante nel Golfo di Napoli. E  Ministeri, Stato, Regione e Comune, sono rimaste alla mercé delle carte da bollo compilate negli anni dal tartufo di turno.

E’ l’ennesimo esempio di amministrazione dello stato polverosa, politica vecchia, nessuna visione imprenditoriale: siamo in Italia , siamo nel Sud!

Stia tranquillo, quindi, il dottor Retaggio, che brillantemente ha scritto meglio di me su questo argomento: alla Ferrari, prima di regalarcela, hanno tolto  il motore ed hanno imposto il design d’epoca della Topolino, magari bello, ma inadeguato e senza possibilità di metterla su strada.

In questo caos (calmo? ) che è diventata la palude burocratica italiana, come detto, l’unico colpo possibile l’hanno portato a termine il Sindaco e l’amministrazione comunale: il patrimonio della comunità procidana si arricchisce di un bel po’ e , quindi, ora, ciascun procidano è, patrimonialmente, più ricco.

Ma la Storia di Procida, del Sud e dell’Italia tutta, è piena di patrimoni non sfruttati o sfruttati male.

Cosa, viceversa, dovrebbe attendersi, come vantaggio, un cittadino procidano da un utilizzo virtuoso di tutto quel complesso? Tre cose:

1) un vantaggio economico: l’utilizzo del patrimonio dovrebbe rendere all’Ente utili tali da diminuire la pressione fiscale sulle famiglie e da permettere investimenti su beni e servizi utili alla collettività; in soldoni dovremmo, in prospettiva pagare meno tasse e avere maggiori e migliori servizi pubblici.

2) un vantaggio sociale e di stimolo all’economia: si dovrebbe favorire un utilizzo imprenditoriale che produca ricchezza e che costituisca, nel settore del turismo culturale, un traino per il resto dell’economia turistica procidana (che la rivitalizzi).

3) un vantaggio d’immagine: realizzare delle opere in grado di tenere viva e di espandere la fama dell’isola di Procida nel mondo, come isola di cultura e luogo di interesse storico, architettonico e antropologico. Questo punto è legato al secondo, ma impone la consapevolezza dell’importanza e dell’ampiezza della partita in gioco.

Per raggiungere questi risultati e per sfuggire ad un (purtroppo probabile)  destino di impotenza, cerco di entrare nel merito e propongo qualche riflessione conclusiva.

L’unica possibilità di attraversare lo stretto sentiero del Fare rimuovendo ostacoli e prevenendone i tantissimi che giungeranno sul percorso è quello di una CONCORDIA procidana su fini, scopi e percorsi realizzativi. So bene che le parole concordia e procidana insieme possono sembrare un ossimoro (fanno, cioè, a cazzotti, talvolta). Ma L’OCCASIONE STORICA  è tale da auspicare il contributo di tutti, a partire dai gruppi politici, coinvolgendo   imprese singole e associate, associazioni e cittadini a vario titolo interessati.

Il Sindaco si è assunto finora, con la necessaria riservatezza, l’onere di portare a termine, nella maniera possibile, il percorso complesso dell’acquisizione del bene: si faccia ora carico, magari guidando una Fondazione costituita ad hoc dal consiglio comunale, di aprire alla cittadinanza e ai contributi utili la fase di vera progettualità e di realizzazione di una impresa ambiziosa. Si garantirebbe così il controllo pubblico anche sulla fase realizzativa, con una procedura più agile e partecipata.

Sarà indispensabile riportare al centro del progetto di Terra Murata, o meglio, dell’intero Progetto Procida IL MARE, che è la vera chiave interpretativa della storia e dell’antropologia del’isola, e financo dei suoi VALORI e della sua BELLEZZA. Il Mare , inoltre, nei secoli è stato elemento di unione e comunicazione con il mondo e non di separatezza e l’Acropoli procidana è il luogo più importante di tale storia, costruito nei secoli con il contributo di intelligenze di tutto il mondo. E stato ed è il percorso giusto, utile anche, magari, per superare qualche piccineria culturale.  Sarà quindi importante riaprirsi ancora, al mondo, anche con un concorso di idee internazionale (del modello proposto dal prof Romano) che potrà indicarci la strada di una  rinnovata importanza di Procida e del suo Mare.

Larga la foglia, stretta la via…. o è il contrario ?

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