Da qui l’iniziativa di chiedere in Consiglio Comunale la verifica del quadro politico-amministrativo.
La prossima seduta di Consiglio Comunale rappresenta un momento importante nella vita amministrativa dell’isola. I due rappresentanti socialisti con la richiesta di inserimento all’odg della verifica della esistenza della maggioranza hanno preso una iniziativa per fare chiarezza. Le fibrillazioni che si registrano sono note da tempo, fino a recenti dimissioni, conciliaboli esterni, autocandidature a futuri sindaci, doppiezza di comportamenti. Di fronte ad un paese con problemi enormi per decennali ritardi nel mancato sviluppo, paralizzante indebitamento del Comune, inefficienze nei servizi, non è possibile trascinare oltre una tale situazione ambigua con l’unica prospettiva di lasciare il paese alla deriva. I Socialisti danno un giudizio negativo dell’attuale gestione e si comporteranno di conseguenza ma non si prestano a giochi personalistici o a sostegno di interessi poco chiari, ovunque annidati. In questi ultimi mesi il tema su cui si cercano pretesti per differenziarsi è la questione della vendita delle quote della società concessionaria del porto turistico di Marina Grande e, come per la raccolta rifiuti, nel migliore dei casi ci si attacca a qualche aspetto del problema, peraltro in modi contraddittori
Come Socialisti contestiamo la politica amministrativa di questo decennio tenendo come riferimento il nostro progetto di gestione e di sviluppo socio-economico dell’isola di cui avviammo concretamente la realizzazione nel breve periodo in cui fummo chiamati ad avere responsabilità di guida dell’isola: i tre porti, l’utilizzo dell’ex Penitenziario, strutture e servizi, rilancio culturale, iniziative per un turismo di qualità, sostegno alle attività economiche tradizionali, tutela delle fasce deboli, tanto per riassumere.
Senza possibilità di smentita, é l’unico reale piano di sviluppo posto a base dell’azione amministrativa nella storia del Comune. Personalmente, per un breve periodo delegato a programmare lo sviluppo, nell’aprile ’89 portai, tra l’altro, all’approvazione del Consiglio Comunale lo statuto di costituzione di una public company con il Comune socio all’1% e funzione di garante per il raggiungimento degli obiettivi. L’approvazione venne rinviata a dopo le imminenti elezioni amministrative, ma le successive maggioranze l’accantonarono.
Oggi, fuori tempo massimo, viene riproposta in termini di pura propaganda con modalità del tutto improbabili. Fummo favorevoli a che il Comune chiedesse la concessione per il porto della Chiaiolella e che partecipasse a“Isola di Procida Navigando”, insieme a soggetti pubblici quali Sviluppo Italia e Regione Campania, con oggetto sociale la gestione dei tre porti turistici e delle baie, come start up per l’imprenditoria privata, specie quella locale. E furono i socialisti a proporre l’acquisizione dell’ulteriore 2% per dare al Comune la gestione della Società, quando in Italia si affacciò il pericolo della privatizzazione della Società madre e delle relative partecipate.
Non abbiamo mai condiviso la gestione finanziaria votando contro ai Bilanci che tra l’altro prevedono la vendita delle quote societarie e dei beni immobili. Nessun rilievo è mai stato mosso in questi anni dai dissidenti dell’Amministrazione sulle scelte da essa fatte, anzi tutto è stato approvato da loro in Giunta e nelle Commissioni Consiliari. Meno di un mese fa fu anche approvata all’unanimità una proposta della minoranza che stabiliva che alla fine dell’iter fosse il Consiglio Comunale a decidere il da farsi.
Cosa è avvenuto di nuovo da determinare l’improvviso cambiamento di opinione da parte di alcuni consiglieri di minoranza e di maggioranza? Speriamo che il dibattito consiliare chiarisca tutto e fughi certe ipotesi, non certo positive, che circolano.
Il dibattito consiliare potrà chiarire anche altri valzer di opinioni. Su questo stesso giornale di recente il consigliere Dino Ambrosino, ex DS, attualmente appartenente al PD nella doppia dizione di Partito Democratico e di Procida Democratica secondo le convenienze, peraltro uno dei sottoscrittori e sostenitori della anzidetta proposta della minoranza che condividiamo, non ha chiarito in che circostanza è stato folgorato dall’idea della gestione pubblica e del perché non vanno più bene i tempi concordati della scelta definitiva, né perché egli era come tutto il DS per una gestione affidata a privati.
Essi d’intesa col Sindaco dell’epoca Muro, impedirono al Comune di ottenere quella della Chiaiolella.
Per Marina Grande i DS chiedevano che il Comune cedesse il 20% delle quote a titolo praticamente grazioso a “certi privati” che ho motivo di pensare che Dino ben conosce; nel 2005 quando proponemmo l’acquisto del 2% egli votò a favore, mentre il DS si schierò per la cessione a “certi privati”. Ora si dice orgoglioso esponente di quel DS, notoriamente ispirato da maestri di politica “mercantile”.
Pensavamo che egli ne fosse estraneo, invece addirittura ne è orgoglioso. Che delusione! Dice che il “DS aveva visto giusto”. Ed ha ragione: se si riferisce a quell’affare che quella “tale imprenditoria” avrebbe messo a segno se avesse ottenuto a buon mercato dal Comune il 20% della società. Ora essa avrebbe avuto tra le mani un bel gruzzolo, alla faccia dell’interesse pubblico. E’ certo una coincidenza, fatto sta che sfumato l’affare, hanno cambiato idea. E perplessità ha suscitato la presa di posizione del PD che in un documento ufficiale ha affermato, tra molto altro, che la società di gestione del porto non solo deve rimanere in mano pubblica ma deve essere “comunale” quale servizio essenziale.
Se è convinto di ciò, non si comprende come mai né il PD né i sostenitori delle stesse tesi, nulla dicono per le concessioni del porto della Chiaiolella in fase di rinnovo. Mostrerebbero maggiore coerenza se lo sostenessero e intervenissero presso i propri referenti regionali per entrambi i porti. Comunque, senza scomodare scelte e comportamenti noti, tenuti in proposito da questi ultimi nelle varie circostanze, dalla vicenda si può trarre qualche considerazione più generale.
Militare in un partito significa condividerne le idee. La normativa in questione è stata approvata dal Governo Prodi e la linea nazionale del PD su un aspetto politico tanto importante sostiene che gli Enti pubblici debbano creare le condizioni per lo sviluppo economico, ma uscire da ogni tipo di attività imprenditoriale. A Procida il PD teorizza la comunalizzazione.
E perché fermarsi ai porti e non considerare “essenziali” la gestione di supermercati alimentari, commercio ambulante, farmacie e così via? Cosa ci sarebbe di più essenziale dell’alimentazione, della salute? Altro che riformismo liberale! Visto il confuso accavallarsi di posizioni su temi essenziali, si rende opportuna una più generale riflessione su proposte e scelte per offrire al paese una credibile piattaforma amministrativa. Non ha senso per cogliere qualche consenso rinnegare i propri principi, inseguire sfasciacarrozze da cui nessun apporto positivo è ipotizzabile o prestarsi a giochini per sommatorie numeriche in indistinti calderoni che non danno frutti positivi né alle forze politiche responsabili, né di conseguenza al paese. Confidiamo che la chiarezza emerga nella prossima seduta di Consiglio Comunale. Sarebbe un bene per l’isola ed il suo futuro.
Pasquale Lubrano- PARTITO SOCIALISTA