Ancora una volta, quando sembra di essere sulla strada di poter giungere al termine della nottata tragica del disagio giovanile, ci si scontra con l’aspra consapevolezza di vivere in un oasi, come dono di natura questo sì, ma non felice, al contrario, deturpata e violentata nel corpo e nello spirito. In parallelo a tale triste vicenda ciò che crea amaro disagio è venire a conoscenza che qualche buontempone non si trova a seguire rigorosi esercizi spirituali per meditare sul filo conduttore dell’agire etico e politico vissuto, dall’inizio del secolo, dentro la nostra amata terra, ma a sollazzarsi in luoghi ludici lontano con beffardo distacco.
Come uscire da tali disastri esistenziali ed etici caduti, come un pesante macigno, sulla collettività? Ebbene una tipologia di risposta, rivisitando il pensiero del padre della filosofia moderna Emanuele Kant, può essere individuata in una nota espressione così formulata: due cose destano in me profonda meraviglia: il cielo stellato sopra di me, la coscienza morale dentro di me. Visto che il cielo stellato sopra di noi l’abbiamo ricevuto da Madre Natura quasi tutti i giorni, l’altro stupore Kantiano, è la coscienza morale, che è completamente fuori dalle coordinate pulsanti della società procidana. Tale carenza racchiude in se il rischio fondato di sprofondare tutti noi, indistintamente, nel buio della notte delle anime morte. Pertanto, per ridare un senso forte e pregnante alla “vis” della morale dentro di noi onde sciogliere il muro di gomma delle nostre consuetudini, in cui, per citare Hegel, tutto è indistinto e uguale, ragione per cui “tutte le vacche sono nere”, bisogna intraprendere con urgenza il cammino di una immensa e consapevole rivoluzione pedagogica, in modo sinergico, tra chi governa, la collettività, la scuola ed altre Istituzioni. Se ciò non accadrà la spada dell’Arcangelo sarà obbligata a cacciare non il saraceno, il barbaro che viene da lontano, ma il barbaro autoctono che ha devastato e deturpato la vita umana su questa meravigliosa terra.