PROCIDA – Metti una tiepida serata di inizio primavera, una ventina di belle donne che cantano melodie meravigliose, l’atmosfera raccolta e suggestiva della chiesa di S. Leonardo e la magia è servita. Magia dovuta al fascino della musica e del bel canto. Le voci delle coriste si libravano nell’aria pure ed incontaminate e si diffondevano con grazia nell’ambiente, quasi uscissero fuori da tanti strumenti musicali in concerto. I soprani alternandosi con i contralti davano la sensazione di un unico strumento che suonava secondo diverse tonalità. L’inserimento, a tratti, delle voci soliste, Rosaria Lauro e Micaela Barbiero, impreziosiva la resa canora. Le musiche erano inerenti la passione di Cristo per la prima parte e il suo ritorno alla vita per la seconda attraverso alcuni personaggi fondamentali: Maria, la madre sotto la croce; Pietro, l’uomo del perdono; la Maddalena, la donna della Resurrezione. Nel silenzio della chiesa le voci accorate e cariche di dolore conferivano al canto una suggestione infinita e conducevano per mano l’ascoltatore in una dimensione carica di pathos e di mestizia. Un canto che sa produrre queste sensazioni ha raggiunto il suo scopo. L’accompagnamento dell’organo, magistralmente suonato da Elio Di Bernardo, conferiva la sacralità necessaria, quasi bachiana. Chi scrive ha assistito al concerto tenuto la sera del primo aprile dal “Coro polifonico di S.Leonardo” nell’omonima chiesa e ne è rimasto piacevolmente coinvolto. Si dice che la musica non esprima concetti ma sensazioni. Quando, però, accompagna il canto, la miscela che ne deriva traduce, anzi descrive con minuzia, situazioni ed azioni reali e trasporta l’ascoltatore in una realtà che ancorché virtuale è fortemente coinvolgente. Ed è ciò che è successo la sera del primo aprile durante il concerto del “Coro polifonico”: il canto, ad esempio, del “Mary,s theme” di M. Watts o del “Pie Jesu” di Webber ( per citare solo alcuni brani) ha condotto per mano l’ascoltatore nella realtà che volevano significare. Si dice ancora che la musica avvicini a Dio, anche gli atei. Anche se, è convinzione di chi scrive, una persona in grado di comprendere un brano musicale, che fa da supporto ad un canto intriso di profonda spiritualità come quelli di ieri sera, non può essere ateo. Si è coscienti che dietro una “performance” come quella di cui si parla deve per forza esistere un lungo lavoro di preparazione, una serie di prove estenuanti, gravosi pomeriggi di vocalizzi e ripetizioni varie, ore sottratte ad altri impegni. Onore a queste donne che, per soddisfare una passione e raggiungere un sogno, sacrificano il loro tempo libero. La soddisfazione sui loro volti sotto lo scrosciare degli applausi è la prova che sono felici e contente del risultato raggiunto. Uno dei brani che ha riscosso più successo è stato “And the mother did weep” dallo “Stabat Mater” di K.Jenkins, di cui il sottoscritto aveva avuto occasione di ascoltare in precedenza un assaggio postato su face-book dalla corista Maria Rosaria Costagliola. Brano difficile la cui esecuzione da la misura del grado di preparazione raggiunto da questo coro ed in cui, cantando ogni corda in una lingua diversa (aramaico, ebraico, greco e latino) in totale dissonanza, la resa canora e lirica raggiunge un altissimo livello, scatenando profonda emozione nell’ascoltatore. Il maestro Aldo De Vero ( in smoking e papillon, complimenti!) è il vero artefice, il reale “deus ex machina” di questo miracolo artistico sul suolo procidano. Ormai da diversi anni dirige e prepara il “Coro di S. Leonardo” dandogli un indirizzo più moderno con la scelta di brani più vicini e più consoni all’uomo di oggi, pur senza abdicare ad una profonda spiritualità e ad un grosso spessore artistico. E pare che i risultati gli diano ragione. Prosit e ad maiora! A tutti, maestro e coriste.
Foto Antonio Anzalone