Napoli. Segni intimidatori dietro la deturpata della mappa demolizioni

(leanteonline.net) – Un segnale spudorato e sfacciato quello lanciato all’undicesimo piano della Procura di Napoli, precisamente al sostituto procuratore generale Ugo Ricciardi: ignoti hanno sfregiato la mappa delle demolizioni tracciata dal magistrato.
Ad alimentare lo sgomento è la reiterazione dell’affronto, che giunge a distanza di qualche mese da un simile avvenimento ai danni, questa volta, del Dott. Giuseppe Lucantonio, anch’egli sostituto procuratore generale in servizio presso la Procura partenopea.

Appare chiaro il tono di sfida lanciato alle Autorità riguardo la tematica dell’abusivismo edilizio, argomento quanto mai efficace per descrivere la deriva dei valori della società del capoluogo campano, emblema di una rivisitazione sempre più arbitraria e deludente del “senso civico”.

I sostituti procuratori si trovano ad affrontare una mole ingentissima di fascicoli, a testimonianza di un atavico impulso dei cittadini campani, di scarsa attenzione e lungimiranza, a deturpare aree di particolare bellezza o nel trasgredire procedure burocratiche che mirano alla tutela urbanistica ed ambientale.

Purtroppo l’autore di questo gesto, seppur ignoto, sembra confondersi, non senza preoccupazione, tra la “società civile”, quella categoria sfumata e ben poco definita e responsabilizzata all’interno della quale sfumano nell’indefinitezza dell’attribuzione (appunto impossibile o, comunque, limitata) le colpe, a seguito di gesti o carenze. Almeno sembra poco plausibile un attacco da parte della criminalità organizzata, che non è possibile, comunque, scagionare per la dedizione imperterrita all’offendere quotidianamente ed in maniera trasversale le categorie sociali che convivono sul territorio.

Ma si può ridurre il problema dell’abusivismo in Campania (e la degenerazione in intimidazioni simili a quelle verificatesi alla Procura di Napoli) ad una mera questione di solito malcostume? Sarebbe troppo semplice e davvero ingrato. Come sempre, la politica ci mette lo zampino nella modalità paradossale che distingue le Istituzioni amministrative del sud Italia: la carenza o l’inadeguatezza.

Emblematico è stato il caso di Ischia, quando alcuni comuni dell’isola decisero, nei primi mesi del 2010, di ricorrere alle demolizioni per abbattere numerose costruzioni ritenute abusive. In pochi sanno che quel tipo di abusivismo viene definito in gergo come “abusivismo di necessità”, quando le strutture identificate come abusive sono prime case, ovvero necessarie alla vita dei cittadini trasgressori che ivi abitano. Questo tipo di inottemperanza è generalmente dettata (e, nello specifico, riguardo la situazione di Ischia) dalla mancanza di un piano regolatore, ovvero dello strumento politico di indirizzo e controllo dell’urbanistica del territorio, determinando un blocco opprimente ed insensato alle costruzioni autorizzate.

Questa difficile lotta, oramai giunta al critico punto degli interventi demolitori, che escludono ontologicamente la possibilità di prevenzione del fenomeno (se non si fa affidamento all’aspetto prettamente “dimostrativo” di tali misure), si configura come problematica, anche alla luce degli atti vandalici consumatisi direttamente contro Ricciardi e Lucantonio, per la dimensione ampiamente diffusa del fenomeno dell’abusivismo e per le limitate e comunque carenti manovre istituzionali che si dimostrano inefficaci nell’esplicazione dei poteri che gli competono.

Di sicuro, l’abusivismo risulta un reato decisamente sgradevole per la particolare dimensione che viene lesa da tali atti: il futuro, ovvero la continuità nel tempo del territorio e la destinazione dello stesso alle generazioni successive (oltre alla lesione a-temporale della società tutta). Ma cosa ci aspettiamo da un popolo che, contro ogni insegnamento della storia passata e della realtà contemporanea, continua ancora a costruire (contra legem) alle pendici di un vulcano?

Fonte: levanteonline.net

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