L’antica orientale saggezza ci invita a non rendere la ricerca della felicità una rincorsa all’infelicità. Tale monito è pertinente perché tutti ci poniamo due domande. La prima consiste se la felicità costituisce un giusto scopo della vita. La seconda se essa giustifica un eccessivo impegno per raggiungerla. Quasi sempre codesti interrogativi si trasformano, nel nostro agire, in una incessante ansia, ad un certo punto ossessiva, di desiderare di impegnarsi ad aumentare, accrescere nei propri beni, a costruire, a scoprire, ad inventare, ad esaltare la propria potenza come propedeutica alla realizzazione di beni primari come la conoscenza e il progresso, secondo i propri punti di vista, di cui la felicità costituisce l’effetto collaterale. In tale contesto persone malvagie e folli, pretendono di raggiungere la felicità perseguendo obiettivi cattivi e inconcepibili. Nell’agorà della suggestiva Marina Chiaiolella, della cara Polis Micaelica, il nostro Diogene di strada, raffigurato nella persona di “Ninotto” Biasiello, ammoniva i “molti” pieni di euforia, di pura esaltazione, di sentirsi padroni del mondo, con la seguente espressione caustica e pedagogica: “Tempo al tempo, il tempo è galantuomo, ti presenta il conto delle effimere illusioni dorate che rischiano di trascinare nel vuoto della disperazione”. Parole che erano un solerte invito a vivere con sagacia, equilibrio, sobrietà, accontentarsi, parcamente, di ciò che offre di buono la vita, come possono essere i momenti di gaudio. Secondo tale percorso, si possono rivelare sublimi e meravigliosi frammenti di felicità. Noi, li abbiamo sperimentati, nell’armonia erotica dell’incontro amoroso, nella gioia responsabile di diventare genitore, nello stupore e meraviglia della nonnità, nel viaggiare dentro il creativo e solidale destino comune, ammirando la bellezza dei frammenti altrui. Come Teresa d’Ávila, che li trova nella tenerezza mistica della contemplazione della luce divina. O come Alessandro Belliere, che li ha scoperti nell’attraversare il mondo a piedi, tanto che a 87 anni, nel continuare a farlo dice: “Mentre tutti gli altri aspettano la morte, io gioiosamente cammino”. Io cammino dentro il respiro cosmico di cielo, mare e terra. Ecco perché, dentro la vita dell’uomo, un ampia, ricca, briosa, straordinaria gamma di impulsi felici, possa trasformare, la lugubre pesantezza del vivere, in una leggiadra visione di uno scenario esistenziale attraente e pieno di intriganti avventure. Pertanto, ci congediamo col “SU’ CON LA VITA!” con cui ci accoglieva un merlo, all’entrata del convento dei Frati Cappuccini, sito nei paradisiaci boschi del Chianti.

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