Ritengo la pubblicazione e relativa presentazione, esplicata con precisa acutezza, intensa emotività e alta professionalità dalla scrittrice – critica letteraria Tiuna Notarbartolo, del testo del caro amico d’infanzia Giulio Badalucci “Il Guizzo del Capidoglio”, l’evento culturale e letterario più significativo di questo 2015 procidano. Il burbero e, a volte, affettuosamente insopportabile Giulio, ha espresso, nel miglior modo possibile, la qualità e lo spessore del candore artistico del fanciullo innocente che Giovanni Pascoli con la sua sublime poesia guidata dalla lampada di Diogene ha portato alla luce l’esistenza di tale sentimento dentro l’animo di ciascuno di noi. Con il suo stile inimitabile e coinvolgente è entrato nei meandri della quotidianità della comunità. Certamente non un’oasi felice ma una vera comunità, in cui soprattutto esisteva un osmosi tra fanciulli ed adulti, in quel tempo pescatori e contadini, con tasso culturale non alquanto alto, ma per noi maestri di vita. Loro ci hanno insegnato da dove proviene lo Scirocco, il Levante, il Grecale, il Mezzogiorno, con la distinzione tra venti di terra e venti di mare. Qui il messaggio del nostro caro poeta ribelle e trasgressivo si incarna dentro l’attuale momento storico in cui il concetto di comunità si è del tutto desertificato per cedere il posto al più aspro individualismo, autoreferenzialità, a ciascuno che diventa imprenditore, esclusivamente, di se stesso. Così è lo straziato annunciatore di riappropriarsi dell’identità della memoria per ridare il senso al non senso dell’attuale vita quotidiana della “polis mica elica”.
Mi permetto di consigliare alle istituzioni scolastiche locali di introdurre la lettura de “Il Guizzo del Capidoglio” nelle classi, con la presenza dell’autore, perché costituisce una “lectio” magistralis di educazione civica.