Se le Istituzioni deputate alla sua manutenzione ordinaria e straordinaria avessero preso in considerazione solo alcune delle nostre denunce giornalistiche, oggi sicuramente non si sarebbe giunti alla chiusura totale del pontile aliscafi situato nei pressi della banchina del Redentore. Infatti la regione Campania, dopo averlo abbandonato per anni praticando periodicamente solo degli interventi di ordinaria manutenzione, ha aspettato che il degrado e la fatiscenza arrivassero al limite dell’indecenza per poi interdirlo da un giorno all’altro. Il pontile n° 1 detto di Italia 90′ perché realizzato coi fondi del mondiale di calcio disputatosi nel nostro Paese, è indispensabile per l’attracco degli aliscafi nel porto del Comune capoluogo e la sua interdizione, inutile a dirlo, sta creando non pochi disagi anche ai collegamenti marittimi. A parte la chiusura delle biglietterie che costringe gli utenti, spesso valige alla mano, alla ricerca dei nuovi punti vendita distanziati di circa trecento metri, gli aliscafi attraccano non senza difficoltà alla banchina del Redentore, mentre per alcuni catamarani è tecnicamente impossibile accostare. Ma oltre ai disagi, la chiusura del terminal ha riportato d’attualità un progetto che prevede la costruzione di un pontile in cemento armato. Un progetto che ha alimentato proteste e polemiche perché proprio non si riesce a comprendere come in un’Isola dove vengono abbattute le case della povera gente, la pubblica amministrazione possa permettersi il lusso di realizzare un’opera in cemento a mare, nello storico porto d’Ischia. L’interdizione del pontile, si chiedono in molti, oltre ad evitare pericoli alla pubblica incolumità serve anche ad accelerare la realizzazione del nuovo attracco in un periodo in cui il flusso turistico è poca cosa rispetto ai mesi estivi? Intanto una cosa è certa. Il porto d’Ischia, soprattutto con l’avvicinarsi della stagione turistica, non può ritrovarsi senza attracchi per i mezzi veloci. E allora occorre fare presto, occorre ridare il pontile agli ischitani ma senza sacrificare e umiliare la bellezza, l’architettura e la storia del nostro porto.
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