Mentre gli ultimi turisti imbarcano con fatica i bagagli di un’estate procidana, mentre alcuni operatori turistici contano gli incassi e mentre altri si leccano le ferite, mentre si allestisce l’ultima sagra di quartiere e mentre si chiede l’ultimo permesso in deroga al divieto, arriva inesorabilmente settembre.
A giudicare dal cartellone delle iniziative, è stata un’estate frenetica, che ha esposto in bella mostra tutte le energie isolane dedite all’arte, alla cultura, alla gastronomia.
Con il minimo (nullo, in alcuni casi) sforzo finanziario da parte di Comune e operatori turistici, è stata garantita una certa vivacità sociale agli ospiti estivi. Tutto è avvenuto nella massima spontaneità organizzativa o, per meglio dire, improvvisazione.
Constatato a questo punto che le forze vive nel paese qualcosa riescono ad allestire, perché non passare ad una fase, più ardua certo ma irrinunciabile, di valorizzazione e programmazione?
Perché continuare a riempirsi (tutti) la bocca e (pochi) le tasche di turismo e non iniziare a pianificarlo sul serio?
Personalmente quando parlo di turismo, parlo innanzitutto di migliorare noi stessi, i nostri rapporti umani, il nostro senso civico, il nostro rispetto delle regole, il nostro impiego moderato dei veicoli, il nostro impegno affinché parta seriamente la raccolta differenziata, la nostra capacità di prenderci cura degli spazi pubblici come di quelli privati, la nostra responsabilità a far valere i nostri diritti solo dopo aver ottemperato ai nostri doveri, il nostro proposito di diventare cittadini veri. In tal modo cominceremo a fare della nostra casa, del nostro ambiente, un luogo dove è piacevole viverci, dove la qualità della vita è palpabile, dove chi viene ospitato è anche sollecitato a rendere i propri comportamenti coerenti con il luogo che li ospita.
L’estate ricomincerà, perché non prepararla da ora invece di aspettarla passivamente?
Raffaele Iovine
Fonte: ProcidaMia