Al via, da lunedì prossimo, la mattanza dei circa 3000 tonni rossi che, da luglio scorso, sono stati messi all’ingrasso negli impianti installati nella zona B del Parco marino ‘Regno di Nettuno’, al largo di punta Solchiaro a Procida (Napoli). Gli uffici della Guardia Costiera di Procida stanno verificando le ultime autorizzazioni, prima del definitivo via libero. Questa mattina è arrivata a Procida la nave “fattoria” giapponese che imbarcherà l’intero carico: circa 300 tonnellate, secondo il responsabile dell’Adiri Pesca Nicola Pellecchia. L’impianto di Punta Solchiaro ha ospitato circa 3000 tonni rossi, pescati in Sicilia dalle marinerie locali e venduti alla società Turca che li ha ingabbiati e portati al largo di Procida, dove i tonni sono stati ingrassati, prima della mattanza. Ed è polemica sulle modalità di uccisione dei tonni più grossi, quelli da 300 kg: la LAV, Lega Antivivisezione, nei mesi scorsi ha presentato un esposto denuncia, sottolineando che non è possibile utilizzare armi con materiale esplodente, quali (quelle utilizzate per i tonni del peso complessivo di 3 quintali) in un’area marina protetta. Si è appreso però che i gestori dell’impianto hanno deciso in queste ore di spostare le vasche con i tonni all’esterno: trasferimento previsto, secondo il comandante della guardia costiera Gianluca Oliveti, già nella giornata di domani, se le condizioni del tempo lo permetteranno. “La società proprietaria dell’impianto di ingrasso si è sottoposta ad un onere non indifferente, sia in termini lavorativi che economici, per evitare la barbarie della mattanza con armi bianche, per i tonni più grossi”, ha detto Pellecchia. Replica il responsabile Tutela Ambiente della LAV Ciro Troiano:”Con rammarico dobbiamo dire che avevamo ragione: l’uso di armi all’interno dell’area marina protetta costituisce reato. Aspettiamo in ogni caso gli sviluppi della nostra denuncia presentata, e siamo fiduciosi che Procura di Napoli faccia il suo lavoro. Al di là di tutto resta l’amarezza per la sorte dei tonni, che sono le uniche vittime di interessi economici di portata internazionale”.
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