Pirateria somala: Procida si mobilita per i suoi marittimi

Di Ferdinando Pelliccia dal sito http://www.liberoreporter.it

Di fronte all’assordante silenzio della Farnesina oggi intervento del deputato Pd, Luisa Bossa in cui chiede al ministro Frattini quali canali diplomatici ha messo in atto per risolvere nel migliore dei modi la vicenda del sequestro della ‘Savina Caylyn’ da parte dei pirati somali.

L’Italia, quella dei marittimi prigionieri in Somalia, non è andata in ferie. Si stanno moltiplicando in questi giorni dell’anno, normalmente dedicati al riposo, al mare e al sole, le iniziative da parte dei familiari dei marittimi italiani ostaggi dei pirati somali. Un tentativo il loro per cercare di ‘smuovere’ le ‘acque’ e tentare di riportare i loro cari al più presto, e soprattutto sani e salvi, a casa. In Italia del fenomeno della pirateria marittima al largo della Somalia se ne parla poco o per nulla. Solo quando il fenomeno coinvolge marittimi italiani e navi battenti il tricolore trova spazio sui quotidiani ed è riportato dai media italiani. Sembra quasi che in Italia parlare di pirateria marittima sia vietato o per lo meno che non interessi più di tanto. Eppure in questo momento un pezzo di territorio italiano è nelle mani dei pirati somali. Si tratta della superpetroliera ‘Savina Caylyn’ e della MV italiana ‘Rosalia D’Amato’ rispettivamente catturate dai predoni del mare l’8 febbraio e il 21 aprile scorsi. Con le due navi sono trattenuti in ostaggi anche 11 italiani membri dei loro equipaggi. Gran parte di essi provengono dall’isola di Procida nel Golfo di Napoli. Si tratta di Giuseppe Lubrano Lavadera, comandante della Savina e Crescenzo Guardascione, secondo ufficiale della petroliera e Vincenzo Ambrosino, allievo di macchina e Gennaro Odoaldo, primo ufficiale di coperta della Rosalia D’Amato. Finora dell’intera vicenda si è parlato ben poco a dimostrazione di quanto affermato prima. Le due navi italiane sono state catturate dai moderni filibusiteri in quello che è ormai tristemente noto come il ‘mare dei pirati’ ed ora sono alla fonda al largo delle coste somale della regione semiautonoma del Puntland. La situazione di stallo in corso sta generando allarme e inquietudine nei familiari degli 11 marittimi italiani che sono ostaggi dei pirati somali ormai da mesi. Chi è a casa in Italia si chiede continuamente e con angoscia come sta il proprio caro e cosa si stia realmente facendo per garantire il loro ritorno a casa sani e salvi. Queste persone che sono in Italia si chiedono quali siano i risultati finora raggiunti dal Ministro degli affari Esteri. Sono senza notizie, senza rassicurazioni ed è immaginabile la risposta che ricevono: “l’Unità di crisi della Farnesina è al lavoro, non vi preoccupate”. La Farnesina sulla vicenda ha imposto un silenzio stampa giustificandolo dalla necessità di riservatezza sulle operazioni in corso e sulle iniziative che s’intendano assumere per la soluzione della delicata vicenda. Anche oggi Procida si è mobilitata. Un corteo di barche ha preso il via alle 12.30 dallo specchio d’acqua antistante Marina Corricella. Le barche, almeno 200, mostravano striscioni e le persone a bordo indossavano tutte delle magliette con la scritta ‘Liberi subito’. Si tratta dello slogan che è stato al centro della manifestazione di sabato scorso. Quello di oggi è infatti, il secondo corteo organizzato in pochi giorni dagli isolani nel tentativo di mantenere accesa l’attenzione sulla vicenda che vede coinvolti 11 italiani. Un tentativo che viene messo in atto in maniera pacifica e coesa. Lontano soprattutto da strumentalizzazioni politiche o altre. La precedente manifestazione era avvenuta lo scorso 13 agosto al porto di Procida ed aveva fatto registrate la partecipazione di 3mila persone. Al corteo di oggi si è unita anche una delegazione di barche proveniente dal comune flegreo di Monte di Procida. Il corteo ha fatto il giro dell’isola sfilando in maniera rumorosa anche con squilli di trombe e sirene e passando davanti ai lidi, che al loro passaggio chiudevano gli ombrelloni in segno di solidarietà. Le barche hanno fatto anche tappa ad Ischia per poi, far ritorno a Procida. Le piccole imbarcazioni sulle quali c’erano circa 1000 persone sono state scortate da motovedette della Guardia Costiera e dei carabinieri. “Siamo ancora in attesa di un segnale positivo da parte della società armatrice della Savina Caylyn”, ha spiegato il sindaco di Procida, Vincenzo Capezzuto. E’ questo un altro punto dolente della vicenda. L’armatore sembra in difficoltà nel gestire la vicenda. In genere i riscatti, richiesti dai pirati somali, sono infatti, pagati dalla società proprietaria della nave sequestrata. Però, in questo caso sembra che nulla in tal senso stia accadendo. Il primo cittadino dell’isola del Golfo di Napoli ha anche annunciato per il 30 agosto prossimo un Consiglio Comunale a cui ha invitato a partecipare i rappresentanti del governo. Il Sindaco Capezzuto ha anche lanciato un appello diretto al Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ed al Capo del Governo, Silvio Berlusconi: ”Presidente della Repubblica, Presidente del Consiglio sarebbe un bel gesto di solidarietà avervi a Procida nei prossimi giorni. Procida non si ferma”. Un appello lo hanno voluto lanciare anche i familiari degli ostaggi. Nel documento a firma di tutte le famiglie dei marittimi prigionieri in Somalia si legge: “un accorato appello al Capo dello Stato affinchè chiami a raccolta tutti i soggetti pubblici e privati preposti a condurre la trattativa in maniera concreta per riportare i nostri congiunti a Procida. Risposte concrete non ne abbiamo avute, allo stato non abbiamo nessuna prova di un’evoluzione delle trattative. Intanto l’isola di Procida si è unita attorno ai familiari: Si sono cementate le forze di coesione tra tutti gli strati della popolazione, a prescindere dalle condizioni socio-economiche. L’economia dell’isola ha retto sempre sul mare, ed e’ chiaro il coinvolgimento emotivo di chi teme che possano verificarsi altre tragedie come questa. E’ uno spettacolo bellissimo, siamo commossi”. Oggi anche l’ennesimo intervento in merito del parlamentare del Pd, Luisa Bossa. La deputata ha affermato: “A sei mesi dal sequestro della ‘Savina Caylyn’ per mano dei pirati somali, il ministro degli affari esteri ci dica finalmente quali canali diplomatici ha messo in atto per risolvere nel migliore dei modi la vicenda che coinvolge da vicino cinque nostri connazionali e ci informi sulle loro condizioni di salute”. L’On Bossa nei mesi scorsi ha presentato una interrogazione parlamentare in merito ed è stata tra i primi politici a sollecitare interventi in merito alla vicenda degli italiani prigionieri in Somalia. Con il suo odierno intervento ancora una volta la parlamentare ha messo il dito nella piaga. Il signor ministro di certo non potrà ‘svelare’ le sue mosse e ancora una volta si appellerà a quel ‘assurdo’ black out delle notizie sulla vicenda dietro cui vorrebbe celare chissà quali operazioni per risolvere la faccenda rapidamente e con discrezione. Purtroppo per lui sono però, trascorsi oltre sei mesi senza aver mostrato nessun risultato ed ora la gente è stanca di questa inoperosità e quindi si ribella.

Ferdinando Pelliccia

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