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Editoriale di Carta
“Manganelli alla Sapienza”
Manganelli rovesciati e pestaggi indiscriminati: dopo le spedizioni fasciste all’università di Roma 3 ecco le violenze di polizia, carabinieri e guardia di finanza contro gli studenti della Sapienza che cercavano di raggiungere il ministrero dell’economia per lanciare delle scarpe, come avevano fatto nei giorni scorsi i loro colleghi francesi. Sono stati caricati a freddo appena usciti dalla città università, dal lato di piazzale Aldo Moro. Non si è trattato di una carica di alleggerimento, che avrebbe avuto un pessimo significato politico [non si vuole che gli studenti si manifestino alla città, devono continuare a essere invisibili]. Si è trattato di un pestaggio preordinato, cui hanno fatto seguito quelli ai cancelli di via de Lollis e viala Regina Margherita, gli altri due punti da cui gli studenti hanno cercato di uscire.
Di manifestazioni si è discusso molto nei giorni scorsi. C’è un protocollo d’intesa firmato dalla Cgil, il sindacato che oggi manifestava in piazza Santi Apostoli in occasione dello sciopero del comparto dei lavoratori della conoscenza. Quel protocollo prevede che i cortei debbano svolgersi secondo schemi preordinati. La Cgil giustamente nei giorni scorsi ha fatto notare che non è per nulla isolata nella società, nonostante il difficile quadro politico e la rottura con Cisl e Uil [eufemismi], perché è vicina ai movimenti come quello dell’Onda. Adesso, il sindacato deve evitare di farsi imbalsamare, far sapere se ritiene quel protocollo sulle manifestazioni un alibi per pestare studenti inermi o se è il caso, in tempi di limitazioni al diritto di sciopero e intimidazioni quotidiane a chi non si adegua alla linea del governo, di chiedere a gran voce che venga rispettata la minima garanzia di agibilità democratica: quella del diritto al dissenso.