Chi pensa che la moralità sia roba da perdenti, che farsene condizionare sia da stupidi, che gli altri ci fregheranno non appena ne avranno l’opportunità e che quindi è meglio fregare per primi. <nel dialogo della “Repubblica” Platone, attraverso la voce di Socrate, intraprende una battaglia contro questo atteggiamento. In tal senso il problema è esposto attraverso il mito dell’anello di Gige, un pastore che entra in possesso di un anello magico che rende invisibile chi lo porta. Con questo anello al dito accede al palazzo reale, seduce la regina, uccide il re e si appropria del regno. Così Gige, azzerando la dimensione morale dei propri atti, ritiene di aver ottenuto risultati eccellenti. In altre parole, il significato della favola consiste che, separando la moralità dalle sue conseguenze, chiunque la considererà una scocciatura, un fastidioso freno alla libertà d’azione.
Ciò vuole indicare che noi, troppo spesso, ci sottoponiamo all’imperativo dell’etica, solo quando conviene o quando si possiede una grande paura di fare altrimenti. Si può dire che così vive la sua rappresentazione etica il nostro tessuto socio-politico, in modo alquanto omogeneo, sia nella dimensione di una comunità come l’isola di Procida che in una grande dimensione qual è la città di Milano. E, in questo momento, l’evento che mette in risalto tale costumanza è il percorso elettorale in “itinere” che conduce al voto del 24 e 25 febbraio prossimo. Ebbene a cosa si assiste?
Che una miriade di protagonisti della competizione elettorale porta con naturalezza sulle spalle le bisacce della favola di Fedro, con i vizi altrui davanti e i propri indietro. L’unica differenza che li distingue è il tasso di maggiore o minore quantità di spudoratezza nell’oscurare le proprie responsabilità e riversarle interamente sugli altri. In questa forma comportamentale c’è un super campione incontrastato con i suoi pretoriani e amazzoni, che negli ultimi vent’anni ha pilotato la moralità pubblica e privata verso una deriva devastante che porvi rimedio è un’impresa ardua e difficile, anche perché questo “modus vivendi” ha investito gran parte del corpo sociale e politico del Paese.
Certamente bisogna reagire davanti ad un declino che appare irreversibile dentro una crisi economica, sociale, politica ed istituzionale di vasta portata che ci sta conducendo sempre di più verso una perdita di identità. Tale alienazione è dovuta ad una dilagante crisi culturale, imperniata sulla rottura del legame tra passato, presente e futuro del percorso storico della Nazione sia come fattore personale che collettivo. Pertanto, ragionando sui tempi lunghi, è di vitale importanza, spingere verso una profonda “rivoluzione culturale” che consenta di ricomporre in una sostanziale idea di fondo le variegate e drammatiche problematiche odierne e proiettarle verso una prospettiva d’insieme del concetto di popolo e di stato peninsulare, in modo da recuperare l’attuale perdita del senso e del significato di che cosa siamo, da dove veniamo e verso dove dirigere il proprio cammino. Altrimenti i deliranti e miserabili sproloqui berlusconiani espressi durante la giornata della memoria dell’olocausto ebraico diventeranno prassi comune.

anello di gige
un bel articolo. sono d’accordo fino a quasi la metà dell’articolo…poi il caro michele si lascia trasportare dalla sua fede politica e quindi anche lui scarica sugli altri colpe che forse andrebbero divise se non in parti uguali almeno in modo proporzionale….in Europa non ci ha portato Il Sig. Berlusconi, ma un altro…per entrarvi abbiamo pagato e tutt’ora paghiamo e anche tanto…..vaglielo a dire ad un pensionato o a un disoccupato o a un lavoratore che non arriva a fine mese tutto quello che hai scritto….probabilmente non capirebbero quanto da te egregiamente esposto in quanto qui si fanno i conti in tasche sempre più vuote…. sono sempre più convinto che la Politica dovrebbe riappropiarsi del suo fondamentale ruolo nella vita democratica del paese con persone davvero dedite al bene comune e non al proprio bene….grazie
L’articolo scritto
da Romano potrebbe pure essere leggibile ,se si fosse soffermato solo sugli aspetti morali di questa favoletta ,che ci fa tanto riflettere sugli aspetti piu negativi dell’essere ” uomo “.
Ma ,mi dispiace dirlo,con tutto il rispetto dell’articolista,ma questa favoletta è ,qui,usata solo a pretesto per parlar male di Berlusconi e del suo partito.
E’ lecito farlo, per carità,sotto la campagna elettorale,demonizzare l’avversario politico,ma,sinceramente parlando,mi aspettavo qualcosa di ” più ” dal prof .Romano,dall’alto della sua ” sapienza “, che ,guarda un pò,viene usata,in questo caso,solo strumentalmente ,e, solo,indirizzata ,a una parte.
Potrei fare benissimo ,cosi,anch’io,citando gli innumerevoli casi di una certa parte politica,quella dei comunisti,per intenderci. L’ultimo caso più eclatante è il caso della banca Monte dei Paschi di Siena : “Tutti i personaggi della sinistra che hanno comandato questa fondazione e che l’hanno portata al completo fallimento,ora dicono che “non sanno niente,non c’erano ,e , se c’erano,non hanno visto niente.
In ultima analisi,penso veramente che la favoletta dell’anello possa essere riferita,specialmente, a questo caso, che , mi sembra, di una enormità mostruosa.
Comunque,quello che più mi preme sottolineare, è il valore morale ed etico dell'” anello di gige “,a volte,tutti lo indossiamo questo anello,chi più chi meno,ed in questo caso l’ha indossato pure il caro prof. Romano
CARO GEPPINO LA TUA ANALISI MI E’ PIACIUTA E SPERO SOLO CHE MICHELE CI DICA QUALCOSA AL RIGUARDO….ASPETTIAMO CON FIDUCIA ANCHE SE, CREDO , NON HA ALTRE ARGOMENTAZIONI