Con questo numero Procida Blogolandia giunge alla quinta puntata di questo nostro appuntamento settimanale con la rubrica “QUALE FUTURO CI ASPETTA?” tratto da orbetello.blogolandia.it
Quinta scheda: la situazione italiana.
Abitiamo in un Paese di clima dolce e natura amena, ricco di testimonianze suggestive d’arte e di civiltà, ma dal territorio coltivabile scarso, povero di ricchezze materiali.
Dall’uso che abbiamo fatto e che facciamo di questo territorio, dipende la qualità della vita e, al limite, la vita stessa: nostra, di figli, nipoti e pronipoti. Perciò, niente può giustificare i guasti che gli sono stati arrecati e le usurpazioni avvenute con la proprietà del territorio da parte di pochi.
Finora questo territorio l’abbiamo veramente maltrattato; e continuiamo a farlo in barba ai gridi di allarme di tanta gente. In passato per sfamarci, poi, col passare degli anni è subentrata l’avidità, la corsa al profitto, il malgoverno.
Lo sviluppo industriale del dopoguerra ha portato una certa prosperità, ma a quale prezzo: squilibri sociali, gravissimi guasti all’ambiente fisico (disboscamenti, inquinamento, erosioni, dissennate selve di costruzioni e nastri d’asfalto, ecc.)
In tutto questo tempo, abbiamo difettato di consapevolezza, cultura, visione globale, capacità di programmare e, purtroppo, onestà e lungimiranza nell’amministrare il territorio.
Oggi, con l’accresciuta consapevolezza di tanti cittadini, possiamo facilitarne l’arresto e produrre una seria inversione delle tendenze autodistruttive, orientandoci verso un sistema che faccia dipendere la soddisfazione dei nostri bisogni essenziali dalle nostre stesse risorse rinnovabili e dalle scelte tecnologiche ad esse appropriate, recuperando il massimo della nostra autonomia rispetto al mercato mondiale. Tutto ciò sarà anche più congeniale alle nostre attitudini e capacità, “tradizionali” e nuove.
Per far questo dobbiamo darci delle nuove finalità, sostituendo ad aspirazioni economiche antiche (rendite, beni rifugio, ecc.) e recenti (parassitismo assistenziale, consumismo d’imitazione, ecc.) una serie di azioni interconnesse:
– difesa e ricostruzione delle risorse e dei valori ambientali;
– riequilibrio delle attività e degli insediamenti sul territorio;
– riconversioni tecnologiche a misura d’uomo e d’ambiente;
– più giusta ripartizione del poco, o molto, che ci sarà da spartire.
Per raggiungere questi obiettivi abbiamo bisogno, ripetiamo, di un grande sviluppo culturale, ma soprattutto, di una ricarica di valori civili e di un drastico rinnovamento-risanamento dell’azione pubblica a tutti i livelli.
Sta qui il significato profondo e importante dell’azione che dovrebbe essere sviluppata in tutti i settori della vita sociale, partendo dai Comuni, che sono, oggi, sicuramente i soli enti da cui può partire questa grande rivoluzione.